PS: <<L’esistenza di una rete monsignori «omosensibili» è attestata infine
anche dal sito web «Venerabilis», promosso da membri della «Homosexual
Roman Catholic Priests Fraternity», gruppo virtuale che mette in
contatto i preti gay, alcuni dei quali lavorano negli uffici della Curia
romana.
>>
....chiaro, limpido, recoaro!
umberto marabese
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I prelati ammettono: è una questione nota. E c’è chi rivela: carriere uccise dal gossip
Andrea Tornielli - Città del Vaticano
Silenzio e gelo nella Curia romana dopo le parole del Papa
sull’esistenza di una «lobby gay». Imbarazzo per la diffusione
dell’intervento «privato» di Francesco, ma non c’è stata una smentita.
La reazione, dopo la bomba delle parole sulla «lobby gay del Vaticano»
attribuite a Papa Francesco, è quella del silenzio. I vertici della
Clar, la Confederazione latinoamericana dei religiosi, che hanno
trascritto il loro dialogo con Bergoglio finito sul sito «Reflexion y
liberación» deplorano la pubblicazione, senza spiegare come il testo sia
arrivato sul web. E anche se in Vaticano ripetono che «non è possibile
virgolettare quelle affermazioni attribuendole al Papa», nessuno ha
smentito la sostanza di quanto pubblicato.
«In Curia c’è sconcerto per il fatto che Francesco non sia
più libero di parlare privatamente senza ritrovarsi pubblicate le sue
parole», sussurra sconsolato un monsignore. Che però sullo specifico
della lobby gay aggiunge: «Se ne parla da tanto tempo, non è un mistero,
la novità è che ora ne ha parlato il Papa, anche se forse non proprio
in quei termini»....
A vedere ieri il Papa, abbracciato da oltre cinquantamila
fedeli all’udienza del mercoledì, non sembrava minimamente preoccupato
per quello che si sarebbe potuto trasformare nel primo incidente
mediatico del suo pontificato. Del resto, come dimenticare le parole
sulla «sporcizia nella Chiesa» dette otto anni fa dall’allora cardinale
Ratzinger poche settimane prima di essere eletto Papa? E come non
ricordare che proprio le cordate, i gruppi di potere interni alla Curia
romana e lo scandalo di Vatileaks hanno tenuto banco nelle discussioni
tra i cardinali, soprattutto stranieri, prima dell’ultimo conclave? Per
non parlare del caso del porporato scozzese Keith O’Brien, costretto a
dimettersi e a non partecipare al conclave dopo aver ammesso molestie a
seminaristi (maggiorenni) avvenute trent’anni fa.
Insomma, nonostante qualche reazione indignata e qualche difesa
d’ufficio, non è un mistero che il problema esiste. Prima di partire
dall’Argentina, il cardinale Bergoglio - secondo quanto si legge nella
biografia appena pubblicata da Evangelina Himitian («Francesco. Il Papa
della gente», Rizzoli)- ha risposto a una domanda sull’identikit del
futuro Papa, citando tra i suoi compiti quello di «ripulire la Curia».
Non si aspettava di dover essere lui, già settantaseienne, a doversene
fare carico.
È complicato districarsi nei veleni delle accuse
incrociate che circolano nei sacri palazzi, dove le lettere anonime sono
all’ordine del giorno e dove proprio l’accusa di omosessualità è quella
più utilizzata per distruggere gli avversari. Non si deve però
dimenticare che qualche anno fa, in seguito a un’inchiesta della
trasmissione «Exit» su La7, un monsignore della Congregazione del clero
venne segretamente filmato con un giovane adescato sul web. Il prelato
perse il posto in Curia pur sostenendo di aver chattato e invitato il
giovane omosessuale nel suo ufficio perché stava conducendo uno studio,
peraltro sconosciuto ai suoi superiori. Altre volte invece anche
l’essere scoperti in flagrante non basta per interrompere una carriera,
come nel caso del brillante diplomatico vaticano scoperto a letto con un
uomo e mandato via dalla nunziatura, ma diventato comunque vescovo
diversi anni dopo. Per alcuni, evidentemente «protetti», la carriera non
s’interrompe. Un’accusa di omosessualità mossa da un cardinale nei
confronti di un importante vescovo curiale ha comportato il congelamento
della nomina di quest’ultimo in un posto importante: l’indagine
segretissima affidata a uno 007 in tonaca è servita a scagionare
l’accusato, poi finalmente promosso. Per non parlare di alcuni giovani e
intraprendenti laici, entrati nelle grazie delle più alte sfere
vaticane grazie a inconfessabili giri d’affari e di sesso. Uno squarcio
su questo squallido sottobosco è stato offerto dalla vicenda del
«gentiluomo di Sua Santità» Angelo Balducci, al quale un corista della
Cappella Giulia procurava amanti a pagamento.
L’esistenza di una rete monsignori «omosensibili» è attestata
infine anche dal sito web «Venerabilis», promosso da membri della
«Homosexual Roman Catholic Priests Fraternity», gruppo virtuale che
mette in contatto i preti gay, alcuni dei quali lavorano negli uffici
della Curia romana.
I messaggi che lancia su questo tema, come quelli ripetuti
sul «carrierismo» ecclesiastico e sulla trasparenza delle finanze
vaticane, indicano che il Papa è ben consapevole
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