umberto marabese
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A Doha i primi colloqui con il consenso di Washington.
ENNISKILLEN (Irlanda del Nord) – In Afghanistan si volta pagina: i talebani aprono un ufficio a Doha, la capitale del Qatar e avviano un negoziato diretto con governo di Karzai per tentare di porre fine al conflitto che dilania il Paese da decenni. Un tentativo che avviene col pieno consenso di Washington che ha lavorato intensamente dietro le quinte per arrivare a questo risultato. Il G-8 di Lough Erne si conclude con questo annuncio a sorpresa di Barack Obama agli altri partner. Non è un preannuncio di pace: altre volte, in passato, si è cercato di coinvolgere i talebani in un processo negoziale. Tentativi sempre falliti. Anche stavolta le fonti della Casa Bianca invitano alla prudenza: «Sarà un processo lungo ed estremamente difficile, nulla è scontato. Ma stavolta le basi sono più solide: a negoziare è la Commissione politica talebana che rappresenta tutte le fazioni ed ha avuto l’appoggio esplicito anche del mullah Omar».
Soldati Nato in Afghanistan (Reuters)
IL RILASCIO - Saranno al tavolo del negoziato anche gli
estremisti della Rete Haqquani? Cesseranno gli attentati in Afghanistan?
Gli americani accettano di negoziare coi terroristi? Le prime
indiscrezioni su quella che comunque si delinea come una vera svolta in
Afghanistan, annunciata lo stesso giorno in cui le forze americane e
alleate cedono alla polizia afghana la responsabilità della sicurezza in
tutto il territorio nazionale, producono un vortice di domande......Alle quali alti funzionari dell’amministrazione Obama forniscono risposte abbastanza chiare, pur nell’incertezza delle prospettive future. In estrema sintesi: la trattativa a Doha avrò come principali protagonisti i talebani e il governo Karzai una cui delegazione è già in volo verso il Qatar. Tra due giorni inizieranno anche colloqui con una delegazione americana la cui missione ufficiale sembra essere, comunque, soprattutto quella di discutere del rilascio dei prigionieri. TRE CONDIZIONI - Washington, sembra di capire, vuole mantenere una sorta di supervisione, ma senza un coinvolgimento diretto nelle discussioni sul futuro di un Paese che viene da una guerra civile trentennale e che è stato occupato militarmente dagli Usa dopo l’offensiva di Al Qaeda dell’11 settembre 2001. Gli Stati Uniti hanno posto ai talebani tre condizioni per il negoziato: 1) Rottura di tutti i rapporti con Al Qaeda. 2) Fine degli attacchi in Afghanistan. 3) Riconoscimento della Costituzione del 2004. Non sembra che la commissione politica dei ribelli sia ancora in grado di rispondere positivamente a tutte e tre queste condizioni, ma gli Stati Uniti hanno dato comunque via libera all’avvio della trattativa perché i talebani si sono impegnati sui due punti che stanno loro più a cuore: impegno a non usare il territorio afghano per colpire altri Paesi e pieno appoggio al processo di pace. Gli insorti probabilmente continueranno a combattere, ma gli americani si aspettano fin d’ora una riduzione degli attacchi anche perché la Commissione politica talebana sostiene di avere un certo controllo anche sui gruppi più estremisti, rete Haqquani compresa.
18 giugno 2013 | 17:24http://www.corriere.it/esteri/13_giugno_18/afghanistan-trattative-dirette-talebani-karzai_8d0413fc-
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