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Il 17 marzo 1941 l'Amministrazione speciale assunse la denominazione di "Amministrazione delle Opere di Religione.
L'Istituto per le Opere di Religione
Il 27 giugno 1942 un documento autografo di papa Pio XII lo trasforma nell'"Istituto per le Opere di Religione", una banca con scopo di lucro, dotata di personalità giuridica propria. Con questa trasformazione lo IOR divenne un vero e proprio istituto di credito avente come oggetto d'impresa quello di far fruttare i capitali a disposizione.Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare che prevedeva l'esenzione dello IOR dal pagamento delle imposte sui dividendi[11].
Nel corso degli anni l'istituto fu criticato per la spregiudicatezza del suo modus operandi, basato principalmente sulla speculazione sul mercato azionario mondiale e su quello immobiliare, anche grazie ai sostanziosi privilegi ed esenzioni sopracitati.
Nel 1962 lo IOR deteneva il 24,5% della Banca Privata Finanziaria di Michele Sindona,....continua a leggere.....
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PS: Ecco cos'è il Vaticano, un covo di allevamento di vipere da coepargere su tutto il mondo. Da non confondere "assolutamente" con Gesù Cristo e il suo Vangelo
umberto marabese
al quale, nel 1969, papa Paolo VI affidò una consulenza per la modernizzazione dello IOR. Assieme a lui, una commissione formata da Luigi Mennini, Pellegrino de Strobel e Massimo Spada. A Sindona fu venduta la Società Generale Immobiliare, della quale lo IOR mantenne una quota del 3%. Successivamente, furono numerosissime le partecipazioni comuni, comprese le movimentazioni di capitali in paradisi fiscali, fra IOR e Sindona[13].
Nel 1971 l'arcivescovo e guardia del corpo di Paolo VI Paul Marcinkus fu nominato presidente dello IOR.
Nel 1972, lo IOR possedeva circa il 51% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto. Per volontà del direttore dello IOR Marcinkus, il 37% delle azioni venne venduto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, provocando la reazione dei vescovi veneti - tra i quali l'allora monsignor Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I) - che, non essendone stati informati, chiusero per protesta i loro conti presso la Cattolica del Veneto[14].
Secondo dichiarazioni del pentito di mafia Vincenzo Calcara, lo IOR era coinvolto nel riciclaggio di denaro di Cosa Nostra[15], mentre un altro pentito, Francesco Marino Mannoia (secondo Giovanni Falcone «il più prezioso collaboratore di giustizia») rivelò nel 1998, durante il processo per mafia a Marcello Dell'Utri, che «Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano. (...) Lo IOR garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione»[8][16]. Perciò «quando il papa Giovanni Paolo II venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma»[8] (esplose davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro la notte fra il 27 e il 28 luglio 1993).
Secondo il giornalista Gianluigi Nuzzi,[17] che si è avvalso dell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, attraverso lo IOR sarebbero stati movimentati, tra il 1989 e il 1993, 275 milioni di euro in contanti, più 135-200 miliardi di lire in titoli di Stato. Nel suo libro Vaticano S.p.A. sostiene che lo IOR era attivo nel riciclaggio di denaro sporco, tangenti e supporto finanziario alla mafia. Il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, ha detto
« Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello Ior.[18][19] » |
Il 21 giugno 1982 si apre il caso del crac del Banco Ambrosiano, uno dei maggiori scandali finanziari italiani dal dopoguerra, nella quale sono coinvolti, tra gli altri, i vertici dello IOR (fra cui il Mons. Paul Marcinkus), Roberto Calvi, Michele Sindona e Licio Gelli. Per i vertici vaticani non ci furono conseguenze giudiziarie rilevanti, grazie allo status giuridico dello IOR.
Scandalo del Banco Ambrosiano
Lo IOR fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano[22][23]. Già nel 1978 il capo della Vigilanza della Banca d'Italia Giulio Padalino aveva eseguito un'ispezione sui conti del Banco, facendo luce sulla "parte occulta" della contabilità: dietro alle varie società estere che acquistavano cospicui pacchetti di azioni Ambrosiano c'erano lo stesso gruppo di Calvi e lo IOR[24]. A quel tempo, lo scandalo non ebbe alcun seguito. Tuttavia, dopo il crac del Banco Ambrosiano, le responsabilità furono confermate nel corso delle indagini dal ritrovamento di lettere di patronage concesse nel 1981 da Marcinkus (direttore dello IOR dal 1971 al 1989) a Roberto Calvi (direttore del Banco Ambrosiano), con le quali confermava che lo IOR «direttamente o indirettamente» esercitava il controllo su Manic. S.A. (Lussemburgo), Astolfine S.A. (Panamá), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), U.T.C. United Trading Corporation (Panamá), Erin S.A (Panamá), Bellatrix S.A (Panamá), Belrosa S.A (Panamá) e Starfield S.A (Panamá)[25], società fantasma con sede in noti paradisi fiscali, che avevano fatto da "paravento" alla destinazione dell'ingarbugliato circolo di denaro che aveva drenato duemila miliardi di lire dalle casse dell'Ambrosiano[26].L'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose la liquidazione del Banco Ambrosiano. Andreatta riferì in Parlamento l'8 ottobre 1982, dichiarando che il Banco aveva un buco di circa due miliardi di dollari, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo IOR.[27]
Marcinkus fu indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, il quale fu accusato di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la P2, una loggia massonica "coperta" guidata da Licio Gelli. Le dichiarazioni del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara, ritenute verosimili dal tribunale di Roma nel 2003, sembrano avvalorare questa tesi, raccontando di contatti fra Marcinkus, Calvi (esponente della P2) e membri di Cosa Nostra[15].
Il 20 febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emise un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello IOR, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crac del Banco Ambrosiano. Il mandato non fu però eseguito perché Marcinkus godeva di passaporto diplomatico vaticano, mentre gli altri due si rifugiarono dietro il portone di bronzo e la richiesta di loro estradizione non ebbe alcun esito[28]: alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento in quanto, per il fatto di aver agito in qualità di organi o di rappresentanti di un ente centrale della Chiesa cattolica, furono considerati, ai sensi dell'art. 11 dei Patti Lateranensi, coperti da immunità penale.[29]
La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma fu creata una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano[30], Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) con il compito di approfondire la questione. Il responso, pur non raggiungendo "conclusioni unanimi" sulla responsabilità giuridica dello IOR, portava ad ammetterne una responsabilità morale[31][32]. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo IOR, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell'Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di "contributo volontario" [33].
Al crac fecero seguito diverse morti: Graziella Corrocher, la segretaria di Calvi, fu trovata morta dopo un volo dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano il 17 giugno 1982[34][35] . Roberto Calvi, membro della P2 e presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Michele Sindona, altro piduista, faccendiere colluso con la mafia siciliana e vicino allo IOR, mentre scontava la pena in carcere per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu trovato avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo.
Il 1º marzo 1990 con chirografo di Giovanni Paolo II, l'Istituto per le Opere di Religione viene dotato di un nuovo statuto che ne riafferma le finalità.[5] Nonostante tutto, lo IOR è rimasto invischiato anche in scandali più recenti.
Scandali recenti
- Scandalo Enimont
- Operazione Sofia
« L'operazione Sofia, vale a dire il tentativo di creare il Grande Centro che avrebbe preso il potere[38]. » |
- Caso Fiorani - BPI
- Caso Anemone - Grandi Opere
L'Unità di informazioni finanziarie della Banca d'Italia ha appurato che tra i beneficiari dei bonifici transitati su di un conto dello IOR presso la banca Intesa SanPaolo c'è don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, coinvolto nell'inchiesta e, secondo i pm perugini, custode dei fondi neri di Diego Anemone[43]. I documenti dei magistrati di Perugia e la contabilità sequestrata a Don Evaldo Biasini svelano come i soldi tenuti da Don Bancomat per conto di Diego Anemone transitassero per i conti IOR della Congregazione del Preziosissimo Sangue[44].
- Operazioni di riciclaggio
Il 20 settembre 2010 vengono sequestrati dalla procura di Roma (su segnalazione della Banca d'Italia) 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa intestato allo IOR, per operazioni bancarie effettuate in violazione della normativa antiriciclaggio[47][48]. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo IOR di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di 3 milioni alla Banca del Fucino[48][49]. Restano indagati il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.[47]
Nel frattempo sono venute alla luce anche altre due operazioni sospette, ovvero un prelievo in contanti da 600.000 euro, effettuato nell'ottobre 2009 dallo IOR per finalità non precisate su un conto Intesa SanPaolo, e assegni per 300.000 euro incassati nel novembre dello stesso anno su un conto Unicredit. Dall'analisi degli inquirenti è risultato fittizio il nome del negoziante fornito dallo IOR, mentre la cifra proveniva in realtà da una banca di San Marino[43][50]. Alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo IOR nei recenti scandali legati al riciclaggio sono attivi dai tempi del Banco Ambrosiano.[51]
A seguito di questi eventi, il Papa ha comunicato il 30 dicembre 2010 che verrà finalmente data applicazione alla convenzione monetaria firmata con l'Unione europea il 17 dicembre 2009, attraverso l'adozione di leggi antiriciclaggio che entreranno in vigore il 1º aprile 2011.[9]
Tuttavia "l’emanazione di tale normativa", come successivamente rappresentato in una comunicazione della Banca d'Italia[52], "di per sé, non modifica il regime applicabile allo IOR quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime antiriciclaggio non equivalente".
Nel Marzo 2012 la procura di Roma ha avviato una rogatoria internazionale per conoscere i movimenti di denaro del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte[53].
- Vatileaks e dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi
Per approfondire, vedi la voce Vatileaks. |
Organi ed amministrazione
L'amministrazione è essenzialmente gestita da tre organi: una commissione cardinalizia di controllo che riferisce direttamente al Papa ed è da questi nominata; un consiglio di soprintendenza, paragonabile a un consiglio di amministrazione, composto da banchieri internazionali, ed una direzione generale che dirige e gestisce l'operatività dell'istituto.Il Pontefice nomina il presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e gli altri quattro cardinali membri. Il presidente può essere un cardinale o un laico professionista del settore.
Il presidente della commissione cardinalizia nomina il presidente della consiglio di sovrintendenza dello Ior, e il vicepresidente.
Tutti i membri della commissione di vigilanza eleggono con voto di maggioranza i restanti membri del consiglio di sovrintendenza.
Emanazione diretta del consiglio di sovrintendenza è la direzione dell'istituto, formata dal direttore generale e dal vice direttore, nominati entrambi dal consiglio medesimo. La direzione è responsabile di tutta l'attività operativa dell'Istituto e ne risponde al consiglio di sovrintendenza.
Commissione cardinalizia di vigilanza
Dal 24 febbraio 2008, in sostituzione del card. Angelo Sodano, il presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello IOR, è il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.[5]La commissione è composta dai cardinali:
- Tarcisio Bertone, presidente;
- Attilio Nicora, rinnovato in carica, e presidente dell'Autorità di Informazione Finanziaria (Aif);
- Jean-Louis Tauran, francese, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e Presidente della Commissione per le Relazioni Religiose con i Musulmani;
- Telesphore Placidus Toppo, indiano, Arcivescovo di Ranchi;
- Odilo Pedro Scherer, brasiliano, Arcivescovo di San Paolo del Brasile.
Consiglio di sovrintendenza
Il presidente del consiglio di sovrintendenza dello IOR è temporaneamente Ronaldo Hermann Shmitz, a seguito della sfiducia del Consiglio stesso votata a Ettore Gotti Tedeschi.Gli altri membri del consiglio sono:[58][59]:
- Carl A. Anderson - cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo (USA)
- Antonio Maria Marocco - Avvocato, già Notaio (Italia)
- Ronaldo Hermann Shmitz (Germania)
- Manuel Soto Serrano (Spagna)
- Paolo Cipriani - Direttore (già Vice direttore generale)
- Massimo Tulli - Vice direttore
- vacante - Prelato dell'Istituto
Conti
I titolari di depositi IOR sono verso 33.500, in gran parte europei. Due su tre provengono dall'Italia, poi ci sono Polonia, Francia, Spagna, Germania, mentre 2.700 sono fondi di congregazioni africane e dell'America del Sud.Lo IOR permette di aprire un conto corrente solo a determinate categorie. Tutti vengono sottoposti a controlli specifici prima di poter aprire un conto.
Possono aprire un conto allo IOR solo:
- fondazioni canoniche e cause di beatificazione
- dicasteri della Santa Sede
- congregazioni religiose е istituti secolari
- Nunziature e delegazioni apostoliche
- monasteri, conventi e abbazie
- conferenze episcopali, arcidiocesi e diocesi e gli uffici annessi
- parrocchie e chiese e gli uffici annessi
- seminari e collegi
- uffici della Santa Sede
- cardinali e vescovi
- clero secolare
- religiosi e religiose autorizzate dai superiori
- dipendenti attuali o pensionati del Vaticano, Santa Sede o IOR
- famiglia pontificia
- ambasciate presso la Santa Sede e corpo diplomatico accreditato[60]
Il 27 giugno 1942 un documento autografo di papa Pio XII lo trasforma nell'"Istituto per le Opere di Religione", una banca con scopo di lucro, dotata di personalità giuridica propria. Con questa trasformazione lo IOR divenne un vero e proprio istituto di credito avente come oggetto d'impresa quello di far fruttare i capitali a disposizione.
Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare che prevedeva l'esenzione dello IOR dal pagamento delle imposte sui dividendi[11].
Nel corso degli anni l'istituto fu criticato per la spregiudicatezza del suo modus operandi, basato principalmente sulla speculazione sul mercato azionario mondiale e su quello immobiliare, anche grazie ai sostanziosi privilegi ed esenzioni sopracitati.
Nel 1962 lo IOR deteneva il 24,5% della Banca Privata Finanziaria di Michele Sindona, al quale, nel 1969, papa Paolo VI affidò una consulenza per la modernizzazione dello IOR. Assieme a lui, una commissione formata da Luigi Mennini, Pellegrino de Strobel e Massimo Spada. A Sindona fu venduta la Società Generale Immobiliare, della quale lo IOR mantenne una quota del 3%. Successivamente, furono numerosissime le partecipazioni comuni, comprese le movimentazioni di capitali in paradisi fiscali, fra IOR e Sindona[13].
Nel 1971 l'arcivescovo e guardia del corpo di Paolo VI Paul Marcinkus fu nominato presidente dello IOR.
Nel 1972, lo IOR possedeva circa il 51% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto. Per volontà del direttore dello IOR Marcinkus, il 37% delle azioni venne venduto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, provocando la reazione dei vescovi veneti - tra i quali l'allora monsignor Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I) - che, non essendone stati informati, chiusero per protesta i loro conti presso la Cattolica del Veneto[14].
Secondo dichiarazioni del pentito di mafia Vincenzo Calcara, lo IOR era coinvolto nel riciclaggio di denaro di Cosa Nostra[15], mentre un altro pentito, Francesco Marino Mannoia (secondo Giovanni Falcone «il più prezioso collaboratore di giustizia») rivelò nel 1998, durante il processo per mafia a Marcello Dell'Utri, che «Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano. (...) Lo IOR garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione»[8][16]. Perciò «quando il papa Giovanni Paolo II venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma»[8] (esplose davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro la notte fra il 27 e il 28 luglio 1993).
Secondo il giornalista Gianluigi Nuzzi,[17] che si è avvalso dell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, attraverso lo IOR sarebbero stati movimentati, tra il 1989 e il 1993, 275 milioni di euro in contanti, più 135-200 miliardi di lire in titoli di Stato. Nel suo libro Vaticano S.p.A. sostiene che lo IOR era attivo nel riciclaggio di denaro sporco, tangenti e supporto finanziario alla mafia. Il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, ha detto
« Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello Ior.[18][19] » |
Il 21 giugno 1982 si apre il caso del crac del Banco Ambrosiano, uno dei maggiori scandali finanziari italiani dal dopoguerra, nella quale sono coinvolti, tra gli altri, i vertici dello IOR (fra cui il Mons. Paul Marcinkus), Roberto Calvi, Michele Sindona e Licio Gelli. Per i vertici vaticani non ci furono conseguenze giudiziarie rilevanti, grazie allo status giuridico dello IOR.
Scandalo del Banco Ambrosiano
Lo IOR fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano[22][23]. Già nel 1978 il capo della Vigilanza della Banca d'Italia Giulio Padalino aveva eseguito un'ispezione sui conti del Banco, facendo luce sulla "parte occulta" della contabilità: dietro alle varie società estere che acquistavano cospicui pacchetti di azioni Ambrosiano c'erano lo stesso gruppo di Calvi e lo IOR[24]. A quel tempo, lo scandalo non ebbe alcun seguito. Tuttavia, dopo il crac del Banco Ambrosiano, le responsabilità furono confermate nel corso delle indagini dal ritrovamento di lettere di patronage concesse nel 1981 da Marcinkus (direttore dello IOR dal 1971 al 1989) a Roberto Calvi (direttore del Banco Ambrosiano), con le quali confermava che lo IOR «direttamente o indirettamente» esercitava il controllo su Manic. S.A. (Lussemburgo), Astolfine S.A. (Panamá), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), U.T.C. United Trading Corporation (Panamá), Erin S.A (Panamá), Bellatrix S.A (Panamá), Belrosa S.A (Panamá) e Starfield S.A (Panamá)[25], società fantasma con sede in noti paradisi fiscali, che avevano fatto da "paravento" alla destinazione dell'ingarbugliato circolo di denaro che aveva drenato duemila miliardi di lire dalle casse dell'Ambrosiano[26].L'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose la liquidazione del Banco Ambrosiano. Andreatta riferì in Parlamento l'8 ottobre 1982, dichiarando che il Banco aveva un buco di circa due miliardi di dollari, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo IOR.[27]
Marcinkus fu indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, il quale fu accusato di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la P2, una loggia massonica "coperta" guidata da Licio Gelli. Le dichiarazioni del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara, ritenute verosimili dal tribunale di Roma nel 2003, sembrano avvalorare questa tesi, raccontando di contatti fra Marcinkus, Calvi (esponente della P2) e membri di Cosa Nostra[15].
Il 20 febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emise un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello IOR, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crac del Banco Ambrosiano. Il mandato non fu però eseguito perché Marcinkus godeva di passaporto diplomatico vaticano, mentre gli altri due si rifugiarono dietro il portone di bronzo e la richiesta di loro estradizione non ebbe alcun esito[28]: alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento in quanto, per il fatto di aver agito in qualità di organi o di rappresentanti di un ente centrale della Chiesa cattolica, furono considerati, ai sensi dell'art. 11 dei Patti Lateranensi, coperti da immunità penale.[29]
La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma fu creata una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano[30], Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) con il compito di approfondire la questione. Il responso, pur non raggiungendo "conclusioni unanimi" sulla responsabilità giuridica dello IOR, portava ad ammetterne una responsabilità morale[31][32]. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo IOR, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell'Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di "contributo volontario" [33].
Al crac fecero seguito diverse morti: Graziella Corrocher, la segretaria di Calvi, fu trovata morta dopo un volo dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano il 17 giugno 1982[34][35] . Roberto Calvi, membro della P2 e presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Michele Sindona, altro piduista, faccendiere colluso con la mafia siciliana e vicino allo IOR, mentre scontava la pena in carcere per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu trovato avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo.
Il 1º marzo 1990 con chirografo di Giovanni Paolo II, l'Istituto per le Opere di Religione viene dotato di un nuovo statuto che ne riafferma le finalità.[5] Nonostante tutto, lo IOR è rimasto invischiato anche in scandali più recenti.
Scandali recenti
- Scandalo Enimont
- Operazione Sofia
« L'operazione Sofia, vale a dire il tentativo di creare il Grande Centro che avrebbe preso il potere[38]. » |
- Caso Fiorani - BPI
- Caso Anemone - Grandi Opere
L'Unità di informazioni finanziarie della Banca d'Italia ha appurato che tra i beneficiari dei bonifici transitati su di un conto dello IOR presso la banca Intesa SanPaolo c'è don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, coinvolto nell'inchiesta e, secondo i pm perugini, custode dei fondi neri di Diego Anemone[43]. I documenti dei magistrati di Perugia e la contabilità sequestrata a Don Evaldo Biasini svelano come i soldi tenuti da Don Bancomat per conto di Diego Anemone transitassero per i conti IOR della Congregazione del Preziosissimo Sangue[44].
- Operazioni di riciclaggio
Il 20 settembre 2010 vengono sequestrati dalla procura di Roma (su segnalazione della Banca d'Italia) 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa intestato allo IOR, per operazioni bancarie effettuate in violazione della normativa antiriciclaggio[47][48]. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo IOR di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di 3 milioni alla Banca del Fucino[48][49]. Restano indagati il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.[47]
Nel frattempo sono venute alla luce anche altre due operazioni sospette, ovvero un prelievo in contanti da 600.000 euro, effettuato nell'ottobre 2009 dallo IOR per finalità non precisate su un conto Intesa SanPaolo, e assegni per 300.000 euro incassati nel novembre dello stesso anno su un conto Unicredit. Dall'analisi degli inquirenti è risultato fittizio il nome del negoziante fornito dallo IOR, mentre la cifra proveniva in realtà da una banca di San Marino[43][50]. Alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo IOR nei recenti scandali legati al riciclaggio sono attivi dai tempi del Banco Ambrosiano.[51]
A seguito di questi eventi, il Papa ha comunicato il 30 dicembre 2010 che verrà finalmente data applicazione alla convenzione monetaria firmata con l'Unione europea il 17 dicembre 2009, attraverso l'adozione di leggi antiriciclaggio che entreranno in vigore il 1º aprile 2011.[9]
Tuttavia "l’emanazione di tale normativa", come successivamente rappresentato in una comunicazione della Banca d'Italia[52], "di per sé, non modifica il regime applicabile allo IOR quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime antiriciclaggio non equivalente".
Nel Marzo 2012 la procura di Roma ha avviato una rogatoria internazionale per conoscere i movimenti di denaro del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte[53].
- Vatileaks e dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi
Per approfondire, vedi la voce Vatileaks. |
Organi ed amministrazione
L'amministrazione è essenzialmente gestita da tre organi: una commissione cardinalizia di controllo che riferisce direttamente al Papa ed è da questi nominata; un consiglio di soprintendenza, paragonabile a un consiglio di amministrazione, composto da banchieri internazionali, ed una direzione generale che dirige e gestisce l'operatività dell'istituto.Il Pontefice nomina il presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e gli altri quattro cardinali membri. Il presidente può essere un cardinale o un laico professionista del settore.
Il presidente della commissione cardinalizia nomina il presidente della consiglio di sovrintendenza dello Ior, e il vicepresidente.
Tutti i membri della commissione di vigilanza eleggono con voto di maggioranza i restanti membri del consiglio di sovrintendenza.
Emanazione diretta del consiglio di sovrintendenza è la direzione dell'istituto, formata dal direttore generale e dal vice direttore, nominati entrambi dal consiglio medesimo. La direzione è responsabile di tutta l'attività operativa dell'Istituto e ne risponde al consiglio di sovrintendenza.
Commissione cardinalizia di vigilanza
Dal 24 febbraio 2008, in sostituzione del card. Angelo Sodano, il presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello IOR, è il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.[5]La commissione è composta dai cardinali:
- Tarcisio Bertone, presidente;
- Attilio Nicora, rinnovato in carica, e presidente dell'Autorità di Informazione Finanziaria (Aif);
- Jean-Louis Tauran, francese, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e Presidente della Commissione per le Relazioni Religiose con i Musulmani;
- Telesphore Placidus Toppo, indiano, Arcivescovo di Ranchi;
- Odilo Pedro Scherer, brasiliano, Arcivescovo di San Paolo del Brasile.
Consiglio di sovrintendenza
Il presidente del consiglio di sovrintendenza dello IOR è temporaneamente Ronaldo Hermann Shmitz, a seguito della sfiducia del Consiglio stesso votata a Ettore Gotti Tedeschi.Gli altri membri del consiglio sono:[58][59]:
- Carl A. Anderson - cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo (USA)
- Antonio Maria Marocco - Avvocato, già Notaio (Italia)
- Ronaldo Hermann Shmitz (Germania)
- Manuel Soto Serrano (Spagna)
- Paolo Cipriani - Direttore (già Vice direttore generale)
- Massimo Tulli - Vice direttore
- vacante - Prelato dell'Istituto
Conti
I titolari di depositi IOR sono verso 33.500, in gran parte europei. Due su tre provengono dall'Italia, poi ci sono Polonia, Francia, Spagna, Germania, mentre 2.700 sono fondi di congregazioni africane e dell'America del Sud.Lo IOR permette di aprire un conto corrente solo a determinate categorie. Tutti vengono sottoposti a controlli specifici prima di poter aprire un conto.
Possono aprire un conto allo IOR solo:
- fondazioni canoniche e cause di beatificazione
- dicasteri della Santa Sede
- congregazioni religiose е istituti secolari
- Nunziature e delegazioni apostoliche
- monasteri, conventi e abbazie
- conferenze episcopali, arcidiocesi e diocesi e gli uffici annessi
- parrocchie e chiese e gli uffici annessi
- seminari e collegi
- uffici della Santa Sede
- cardinali e vescovi
- clero secolare
- religiosi e religiose autorizzate dai superiori
- dipendenti attuali o pensionati del Vaticano, Santa Sede o IOR
- famiglia pontificia
- ambasciate presso la Santa Sede e corpo diplomatico accreditato[60]
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