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martedì 24 dicembre 2024

AntiDiplomatica - 23 Dicembre 2024 18:00 L'Europa ha perso la guerra in Ucraina (ma potrebbe finire anche peggio) Clara Statello

  

 23 Dicembre 2024 18:00 

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

L’Unione Europea è stata sconfitta nella guerra in Ucraina. Lo ha detto domenica sera il premier ungherese Victor Orban parlando al canale televisivo M1. “Nonostante i tentativi di negarlo” la situazione è chiara: la Russia avanza in prima linea e l’UE dovrà adeguarsi alla nuova realtà.

Orban fa l’adulto nella stanza. Se gli europei entrassero in guerra, la sconfitta sarebbe ancora maggiore. “E’ necessario che il conflitto resti circoscritto”.  È necessario che l’UE stabilisca degli “obiettivi realistici”.



La sconfitta dell’Europa

A poche ore dal suo insediamento come Alto Rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas ribadiva ai giornalisti dell’ANSA che l’UE sostiene una vittoria dell’Ucraina e lavora per ottenerla. La questione è cosa si debba intendere per “vittoria”.

Kiev sembra essersi rassegnata alla rinuncia dei territori sotto controllo russo. Dopo l’apertura a temporanee concessioni territoriali, adesso Zelensky (che Mosca reputa illegittimo come presidente) ammette che l’Ucraina non ha la forza per riconquistare Donbass e Crimea. E naturalmente chiede ai suoi partner di avere più armi, più soldi e un invito alla NATO per poter sedersi al tavolo di futuri negoziati “da una posizione di forza”, sperando di riottenerli via diplomatica.

Sebbene alcuni giornalisti italiani più zelenskyani di Zelensky, sostengano che questa non sia una resa, bisogna rassegnarsi al fatto che l’Ucraina e i partner europei abbiano fallito i propri obiettivi strategici.

Kiev non potrà ripristinare i confini del 1991. Kiev e l’UE non otterranno la distruzione della Russia, né l’isolamento di Putin né un cambio di regime a Mosca. Hanno perso la guerra.

Bruxelles tenta di ridefinire cosa intende per vittoria strategica di Kiev. Per non perdere la faccia, almeno formalmente, sta già abbassando il tiro con degli obiettivi più realistici da realizzare dopo il cessate il fuoco: garanzie alternative all’ingresso nella NATO, invio di un contingente di peacekeeping dai Paesi europei, forniture militari e prestiti garantiti dagli asset russi.

Dalle dichiarazioni della Kallas del primo dicembre, la narrazione è cambiata radicalmente. Playstock di Politico ha sinteticamente delineato la radicale mutazione delle dichiarazioni ufficiali delle istituzioni europee: da “l’Ucraina deve vincere” a “la Russia non deve prevalere” a “il diritto internazionale deve prevalere, l’invasione deve essere fermata”. L’UE si adegua con difficoltà al nuovo scenario, mentre assiste in disparte ai contatti preliminari tra il presidente eletto Donald Trump e il Cremlino per l’avvio di trattative che portino ad un cessate il fuoco. L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di sedere al tavolo di futuri negoziati. L’esclusione ratificherebbe l’annientamento del ruolo geopolitico dell’UE e la sua riduzione a mera appendice degli Stati Uniti. Due elementi lasciano presagire che si andrà verso questa direzione:

  1. l’iniziativa avviata da Trump è avvenuta in maniera unilaterale e rivolta direttamente a Putin. In base a quanto affermato domenica, l’incontro tra i due leader sarebbe imminente. Ciò indica che UE e Ucraina rischiano di essere soggetti passivi di eventuali trattative, non interlocutori.
  2. Ungheria e Slovacchia potrebbero giocare un ruolo di intermediazione. Dunque non è stato raggiunto alcun consenso interno all’UE, a scapito della sua unità e credibilità come soggetto geopolitico.

A conferma di ciò, il futuro consigliere per la Sicurezza Mike Waltz ha dichiarato di recente che Trump avrà la responsabilità di capire chi portare e come al tavolo delle trattative e quali sono le condizioni per raggiungere un accordo. I leader europei e l’Ucraina dovranno adattarsi.

Le conseguenze per l’UE

In uno scenario globale in cui i maggiori player saranno le potenze di estensione, l’UE appare come un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. Il presidente eletto degli Stati Uniti sembra averlo capito benissimo e agisce in maniera conseguente già nelle sue prime mosse. Nel giro di pochi giorni ha espresso rivendicazioni sul Canada, Panama e Groenlandia. La sua strategia mostra un interesse prevalente verso l’estero vicino, per riaffermare l’eccezionalismo statunitense nel continente ed il ruolo di potenza egemone garante dell’ordine internazionale. Da qui l’esigenza di chiudere la partita in Ucraina, una guerra che Washington ha già vinto sull’Europa: l’ha indebolita e l’ha disaccoppiata da Mosca.

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