Il trattato tra RPDC e Federazione Russa. Le opzioni
dell'occidente.
Kiev è costretta a mobilitare gli uomini con la forza, sguinzagliando squadre di reclutatori a caccia di “carne da cannone” per le strade delle città e dei villaggi di tutta l’Ucraina. Sempre più renitenti cercano di eludere la coscrizione comprando finti documenti, pagando trafficanti per lasciare il Paese. Non è noto il numero delle “perdite permanenti” ucraine (morti più feriti irrecuperabili), ma deve essere alto perché già si valuta la coscrizione degli uomini a partire dai 18 anni e persino delle donne.
Il deputato del popolo Goncharenko ha dichiarato oggi alla Verkhovna Rada (il parlamento ucraino), che saranno richiamati 160.000 riservisti. Sono già stati arruolati 1 milione e 50mila cittadini. Nella guerra di logoramento contro Mosca, però, potrebbe non essere sufficiente.
L’impossibilità dei negoziati e il rischio escalation
In questo scenario non solo il “Piano di Vittoria” di Zelensky non ha alcun senso, ma risulta irrealistico il ripristino dei confini dell’Ucraina al 1991. Mosca è disposta (almeno a parole) a negoziare, ma perché dovrebbe rinunciare ai territori conquistati o accettare l’adesione di una parte di Ucraina nella NATO in cambio del congelamento temporaneo della guerra sui fronti? Perché dovrebbe accontentarsi di una vittoria a metà se ha un vantaggio militare?
Nessuna delle sanzioni imposte dall’Occidente ha portato la Russia al collasso o all’isolamento. Nessuno degli aiuti forniti all’Ucraina ha portato ad una svolta sul campo di battaglia.
"Presto, forse, non ci sarà più nessuno che userà le armi che ci danno, perché tutto ciò che i nostri partner occidentali vogliono è che combattiamo fino all'ultimo ucraino", ha detto un volontario al New York Times, convinto che l’Occidente stia usando Kiev per combattere la Russia in una guerra fino all’ultimo ucraino.
Alcuni settori dell’establishment occidentale iniziano a capire che più si sostiene Kiev, più si distrugge l’Ucraina.
Zelensky invece non può mollare di un millimetro e ha compreso che l’unica carta da giocare per non soccombere è trascinare altri Paesi sul campo di battaglia.
I rinforzi dalla Corea del Nord
Da metà ottobre i servizi di intelligence militare dell’Ucraina e della Corea del Sud hanno lanciato l’allarme: Mosca addestra e schiera in combattimento truppe speciali nordcoreane. Lunedì il segretario della NATO Mark Rutte ha confermato, ufficialmente per la prima volta, l’invio di militari dalla RPDC in Russia. Ha definito questa mossa:
- Una significativa escalation;
- Una violazione del diritto internazionale;
- Una pericolosa espansione della guerra.
I nordcoreani verranno presumibilmente schierati nella regione di Kursk, quindi in territorio internazionalmente riconosciuto come russo. Zelensky oggi ha trasmesso a Seul informazioni dell'intelligence ucraina sull'invio di 3mila soldati nordcoreani nei campi di addestramento russi “nelle immediate vicinanze della zona di combattimento” e sul previsto aumento del loro numero a circa 12mila.
Come contromisura Seul potrebbe decidere di inviare aiuti militari o addirittura addestratori a Kiev.
Secondo la stampa sudcoreana i primi 1500 militari sarebbero giunti a Vladivostok poco prima del 20 ottobre, a bordo di 4 navi da sbarco russe scortate da tre navi militari. Le truppe saranno pienamente operative entro il 1 novembre.
Il Pentagono però non ha ancora confermato queste notizie. Alla vigilia del voto per la Casa Bianca il presidente Biden ha commentato: “pericoloso, molto pericoloso”. La portavoce del Dipartimento della Difesa Sabrina Singh ha ipotizzato la rimozione di nuove restrizioni all’utilizzo sul territorio russo delle armi statunitensi. Cioè la principale richiesta contenuta nel piano di Vittoria di Zelensky.
Il trattato tra RPDC e Federazione Russa
Il 24 ottobre la Duma ha approvato la proposta di ratifica del trattato di partenariato strategico tra Russia e Corea del Nord, presentata dal presidente Putin a metà ottobre (ovvero esattamente quando l’intelligence ucraina ha lanciato l’allarme).
Il trattato contiene un articolo del tutto simile all’art. 5 della NATO. Lo ha rivelato Putin intervenendo sulla questione dal vertice di Kazan, con riferimento all’addestramento di militari nordcoreani in Russia.
“Oggi – ha dichiarato - il nostro accordo di partenariato strategico è stato appena ratificato e c’è l’articolo 4. E non abbiamo mai dubitato che la leadership nordcoreana prenda sul serio i nostri accordi. Ma cosa e come faremo sono affari nostri nell'ambito di questo articolo”.
Se la Russia è in vantaggio militare, perché schiera i nordcoreani?
L’art.4 recita: “Se una delle Parti subisce un attacco armato da parte di uno o più Stati e si trova quindi in uno stato di guerra, l’altra Parte fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione ai sensi dell’articolo 51 della della Carta dell'ONU e in conformità con la legislazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea e della Federazione Russa”.
Una parte del territorio russo è effettivamente sotto il controllo delle forze armate ucraine, pertanto ciò potrebbe far scattare l’art.4. Al contrario, Kiev non fa parte di alcuna alleanza militare, ma nonostante cil riceve assistenza militare, finanziaria, politica e diplomatica dalla NATO.
Si stima che Kiev abbia circa 15mila uomini nel Kursk. Dieci-dodicimila uomini in più potrebbero accelerare significativamente la controffensiva dell’esercito russo nella regione.
Le opzioni dell’Occidente
Se sarà confermato, l’invio di truppe nordcoreane sul territorio russo segnerà una svolta nella guerra, perché mostrerà che Mosca è in grado di coinvolgere nel conflitto un proprio partner con un grado di cobelligeranza maggiore rispetto all’Occidente.
L’Occidente ha poche opzioni per rispondere senza provocare una maggiore escalation. E’ l’occasione che Zelensky cerca con il Piano di Vittoria, aumentare la cobelligeranza degli alleati per creare una deterrenza contro la Russia.
“Ci attendiamo una reazione dura e sostanziale da parte del mondo. Preferibilmente non solo con le parole", aveva detto nei giorni scorsi.
Washington è riluttante perché non intende ingaggiare direttamente con Mosca, ma il nuovo scenario potrebbe sciogliere le riserve. Per una risposta si dovrà attendere il voto per la Casa Bianca.
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