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venerdì 20 settembre 2024

AntiDiplomatico - Il tabù dell'occupazione militare Usa in Italia. Il 21 settembre, Firenze si mobilita contro il comando NATO

 

 20 Settembre 2024 12:00 di Leonardo Sinigaglia X  Antidiplomatico

A partire dall’ingresso dell’Italia nella NATO, la servitù militare è stata per il nostro paese una costante. Non solo i soldati italiani sono stati utilizzati come ascari degli Stati Uniti in campagne d’aggressione internazionali, ma gli stessi territori dell’Italia sono occupati da migliaia di soldati stranieri, depositi di armamenti finanche nucleari e installazioni dall’importanza strategica. Un progetto attivo almeno dal 2020 mira alla costruzione di una nuova struttura fondamentale per l’alleanza atlantica, il comando della Multi-National Division South, che dovrebbe trovare ubicazione nella periferia di Firenze, presso la caserma Predieri di Rovezzano. Questo progetto sta ora diventando realtà, con lavori condotti di notte per allargare la base e renderla capace di ospitare il nuovo personale, si dice, entro la fine dell’anno.

La Toscana, sede di Camp Darby, dove riposa il grande arsenale USA all’estero, è tra le regioni italiane più colpite dall’occupazione militare statunitense, e il governo Meloni, in perfetta continuità con gli esecutivi passati, mira ad approfondire questa “vocazione coloniale” della regione, non solo con la costruzione del comando NATO a Firenze, ma anche con la “riconversione” di parte del parco di San Rossore (Pisa) per ospitare una base militare per cui sono stati messi a disposizione ben 520 milioni di euro.

Il comando MND-S di Rovezzano si verrebbe a trovare a poco meno di cinque chilometri in linea d’aria rispetto al centro di Firenze, dalla cupola di Santa Maria Novella, capolavoro di Brunelleschi, e dal battistero di San Giovanni, ma ancora più vicine sono le case del Quartiere 2, il secondo più popoloso della città. Il conflitto per procura condotto dalla NATO in Ucraina ha già mostrato i rischi portati dalla presenza di strutture militari, di ogni tipo, per la popolazione civile: non solo vi è la possibilità che missili nemici, fuori rotta o abbattuti, si schiantino fuori bersaglio, ma la stessa contraerea “amica”, per malfunzionamenti o errori può sventrare abitazioni e palazzi. Ciò ha portato alla morte in Ucraina di centinaia di persone, che, anche se derubricate dalla propaganda a “vittime dell’aggressione russa”, raccontano come non si possa parlare di sicurezza se non in termini relativi nei pressi di una base militare. Nonostante le rassicurazioni della giunta comunale di centrosinistra, è chiaro che installazioni di comando, in questo clima di crescenti tensioni internazionali, siano destinate a ricevere copertura antiaerea.

Lo sperperio di denaro pubblico, i rischi per la salute dei cittadini e l’indignazione per quella che è l’ennesima umiliazione patita per mano della NATO e dei suoi servi locali ha convinto numerosi cittadini fiorentini dell'inammissibilità di questo progetto. Per questo motivo la scorsa estate è nato un comitato cittadino volto ad opporsi, che sotto il nome di “No al comando NATO, né a Firenze, né altrove” ha portato avanti un’intensa campagna di sensibilizzazione e di protesta.

Questo gruppo di cittadini ha iniziato a tenere assemblee pubbliche e a indagare, anche col supporto di avvocati, giornalisti ed esperti, sulla situazione. Tramite alcuni consiglieri comunali sono state promosse numerose interrogazioni, che però non hanno trovato che risposte vaghe ed evasive, anche in relazione ad eventuali restrizioni della libertà di movimento dei cittadini nella zona. Il vicesindaco, la piddina Benedetta Albanese, che sui suoi social, tra le altre cose, ci tiene a comunicare il suo supporto per i tentativi di rivoluzione colorata in Iran, avrebbe persino affermato che la base costituirebbe un’occasione per “scambi culturali” e che porterebbe posti di lavoro. E’ ignoto se per “scambi culturali” intenda, per esempio, gli incidenti che sovente capitano tra la popolazione autoctona italiana e il personale NATO, come l’uccisione per investimento  di un ragazzino di 15 anni avvenuta in Friuli nell’agosto del 2022 per opera di una soldatessa americana, condannata a una pena, poi sospesa, di soli due anni.

Inascoltati dalle istituzioni, i membri del comitato, spesso agendo di concerto alle organizzazioni pro-Palestina, hanno cercato di conquistare la scena, dalla manifestazione dello scorso 4 novembre, partecipata nonostante la recentissima alluvione, all’irruzione nella campagna elettorale per le elezioni comunali, che ha visto anche l’intervento in un dibattito pubblico “all’americana”, quando, vincendo l’opposizione degli organizzatori, i manifestanti sono riusciti a porre domande “scomode” sulla base ai candidati dei vari schieramenti. “Irruzioni” simili sono accadute anche alle iniziative istituzionali in occasione del 25 aprile e del 2 giugno.

In occasione dell’anniversario della fondazione della NATO, il 4 aprile, si è tenuto un presidio contro l’Alleanza, che ha visto la partecipazione anche di realtà provenienti da altre regioni come il comitato siciliano No Muos. Ne è nato un percorso di avvicinamento tra numerosi organismi, circa una trentina, che ha portato alla convocazione di una manifestazione nazionale per sabato 21 settembre, vista come tappa di un percorso di organizzazione su scala nazionale delle lotte contro la militarizzazione voluta dalla NATO dei territori e che vedrà altre mobilitazioni per il 4 novembre.  La vocazione nazionale di queste iniziative è testimoniata anche dal fatto che, oltre alla manifestazione fiorentina, in diverse città si terranno presidi in appoggio alla lotta.

Mentre l’ipotesi di una guerra diretta tra Federazione Russa e NATO sembra essere sempre più realistica, avanzano i progetti di riarmo e militarizzazione degli Stati europei, vassalli degli USA da utilizzare come carne da cannone come già successo all’Ucraina. E’ infatti visibile anche in Italia un avanzare strisciante della propaganda bellicista, non solo con la totalizzante narrazione pro-NATO dei media e della politica istituzionale, ma anche con progetti che mirano ad avvicinare le scuole e il mondo militare, finalizzati unicamente a predisporre i giovani ad accettare un futuro probabile ordine di “morire per Washington”. Dai PCTO condotti nelle basi militari alle visite presso le stesse, è evidente che, ammantata di richiami “patriottici”, stia andando avanti un’agenda volta a garantire truppe coloniali per l’impero yankee.

In questo contesto le lotte della cittadinanza, di associazioni e di organismi politici contro la NATO e la sua presenza territoriale è fondamentale per ostacolare la macchina bellica occidentale e contribuire a mettere in crisi il governo coloniale del nostro paese. Manifestazioni come quella in programma per il 21 settembre da parte del comitato No al comando NATO, né a Firenze, né altrove sono iniziative importanti da sostenere e a cui dare visibilità. Non sorprende infatti come né per questa manifestazione, né per gli eventi organizzati nell’ultimo anno, la stampa “ufficiale” non abbia avuto il minimo interesse, limitandosi a menzionare solo l’inoccultabile irruzione nella campagna elettorale. Sta quindi ai semplici cittadini, singolarmente o associati, diffondere la realtà su quello che sta accadendo, raccontando come, nonostante la propaganda, la NATO e i suoi servi non siano completamente incontrastati in Italia.---


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