La delegazione israeliana di Benjamin Netanyahu e quella ucraina di Volodymyr Zelensky. Tra loro aleggia la memoria dell’alleanza fascista tra Vladimir Jabotinsky e Dmytro Dontsov.
Le guerre di Ucraina e di Gaza si somigliano più di quanto si creda, per lo meno se si conosce la loro storia. La guerra di Ucraina non è iniziata con l’operazione militare russa, ma durante i massacri in Donbass; quella di Gaza non è iniziata con l’operazione “Diluvio di Al Aqsa”, ma 75 anni prima, con la Nakba. Sul lungo periodo i responsabili delle due guerre fanno riferimento alla stessa ideologia.
In linea generale, ogni guerra definisce chi siamo “noi” e chi sono “gli altri”. “Noi” siamo il Bene, gli “altri” sono il Male.
I dirigenti occidentali, pur dichiarando che la guerra in sé è cattiva, affermano che oggi essa è indispensabile per far fronte alle aggressioni della Russia e di Hamas. Secondo loro, la Russia, o meglio il presidente Vladimir Putin, sogna di impadronirsi delle nostre ricchezze e di distruggere il nostro sistema politico. Dopo aver invaso l’Ucraina, Putin invaderà la Moldavia e i Paesi baltici, e continuerà verso l’Occidente. Quanto ad Hamas, è una setta antisemita traboccante odio che, dopo aver violentato e decapitato ebrei, continuerà invadendo l’Occidente in nome della propria religione.
Si noti che Israele e Stati Uniti furono fondati dai loro eserciti, la Haganah e l’Armata continentale. Oggi la grande maggioranza dei loro dirigenti politici proviene da una carriera nelle forze armate o nei servizi segreti. Ma non sono gli unici: Xi Jinping è un militare e Vladimir Putin è un ex agente dei servizi segreti sovietici, il KGB.
Ci si chiede cosa alimenti le fantasie dell’Occidente politico abbagliandolo al punto da impedirgli di vedere la realtà. La Russia non ha invaso l’Ucraina, così come la Francia non ha invaso il Rwanda. Mosca e Parigi hanno interrotto, rispettivamente, il massacro degli ucraini del Donbass e dei tutsi ruandesi. Entrambi i Paesi hanno agito per la «responsabilità di proteggere» che si erano assunti e hanno messo in atto risoluzioni del Consiglio di sicurezza. I palestinesi non stuprano e non decapitano per il piacere di farlo, anche se alcuni di loro appartengono a una società segreta che lo fa. Non combattono gli ebrei per antisemitismo – tranne il ramo storico di Hamas – ma il sistema di apartheid di cui sono vittime.
Forse la cecità collettiva ha per funzione primaria la cancellazione dei nostri crimini antecedenti: nel 2014 le “democrazie” degli Stati Uniti e dei Paesi dell’Unione europea organizzarono il rovesciamento del presidente ucraino eletto, Viktor Yanukovych. Nel 2015 Francia e Germania firmarono gli Accordi di Minsk per garantire la pace agli ucraini del Donbass, senza tuttavia aver intenzione di applicarli; se ne servirono, come ammesso dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente François Hollande, per prendere tempo e armare l’Ucraina contro la Russia. Rinnegare la propria parola e la propria firma costituisce, secondo il Tribunale di Norimberga, il più grave dei crimini, quello «contro la pace».
E la «più grande democrazia del Medio Oriente», Israele, occupando e rosicchiando ha rubato, metro dopo metro, la maggior parte dei Territori palestinesi fissati dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza 181 del 1947.
Potrebbe però essere l’inverso: la cecità collettiva occidentale potrebbe servire a giustificare i nostri crimini futuri. In tal caso non dobbiamo stupirci se cerchiamo di distruggere l’economia russa per rispedire il Paese all’età della pietra. Come non dobbiamo stupirci dei discorsi che invocano la pulizia etnica della Palestina geografica e l’espulsione di un milione di palestinesi.
Queste guerre non mirano all’accaparramento di risorse, ma al possesso di territori. Sin dal 1917 i nazionalisti integralisti ucraini di Dmytro Dontsov rivendicarono la sovranità sulla Novorossia anarchica di Nestor Machno, nonché sul Donbass e la Crimea bolscevichi. Questi territori furono integrati nell’Ucraina dall’ucraino Nikita Krusciov, ma Kiev non può invocare la storia recente per rivendicarne la proprietà.
E sin dal 1920 i sionisti revisionisti di Vladimir Ze’ev Jabotinsky rivendicarono la sovranità sull’insieme della Palestina e, in prospettiva, sul Sinai egiziano, il Libano, la Giordania e la Siria, ossia sui territori che vanno «dal Nilo all’Eufrate». L’antico regno di Gerusalemme comprendeva la città e i suoi sobborghi, ma ciò non autorizza gli ebrei a evocare la Storia per giustificare la loro volontà di conquista.
Si dice spesso che la piramide delle età determina l’aggressività degli Stati: quelli che hanno una maggioranza di giovani tra 15 e 30 anni sarebbero per natura orientati alla guerra. Ma non è questo il caso dell’Ucraina né di Israele. Anzi, la piramide anagrafica potrebbe semmai spingere alla guerra la Palestina, non Israele.
Probabilmente la questione ideologica è il fattore più importante. Dmytro Dontsov e il suo sicario Stepan Bandera magnificavano i combattenti ucraini in quanto eredi dei vichinghi svedesi, i Vareghi, che devono massacrare i «moscoviti» per entrare nel Valhalla.
Oggi le truppe della Divisione Azov a Mariupol, della 3^ brigata d’assalto a Bakhmut/Artiomovsk e più recentemente ad Avdeïevka/Avdiivka sono state guidate dal “Fuhrer bianco”, Andriy Biletsky. Anche Benjamin Netanyahu, figlio del segretario particolare di Vladimir Jabotinsky, non ha esitato a paragonare i palestinesi agli antichi Amaleciti, sottintendendo che, come ordina Jahvè, devono essere sterminati per impedire che la loro razza risorga contro gli ebrei. Con la stessa logica, le FDI hanno distrutto sistematicamente tutte le università e le scuole della Striscia di Gaza, nonché massacrato 30 mila civili, affermando di dover combattere Hamas.
Dmytro Dontsov fece alleanza con Adolf Hitler nel 1923, ossia prima che quest’ultimo prendesse il potere; divenne in seguito uno degli amministratori dell’istituto Reinhard Heydrich, che si occupava dell’organizzazione della soluzione finale delle questioni ebraica e zigana. Vladimir Jabotinsky, che nel 1922 si alleò con Dontsov, nel 1935 fondò la scuola dei quadri del Betar a Civitavecchia, con il sostegno di Benito Mussolini. Non poté svolgere un ruolo rilevante nella seconda guerra mondiale perché morì nel 1940.
Non c’è alcun dubbio che i nazionalisti integralisti ucraini abbiano aderito al nazismo e i sionisti revisionisti al fascismo.
Del resto, negli attuali discorsi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ritroviamo la logica territoriale dei regimi fascista e nazista. Vladimir Putin e Mahmoud Abbas continuano invece a ripetere che il loro scopo è soltanto difendere i rispettivi popoli.
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