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venerdì 23 giugno 2023

ByoBlu - ARMI ALL’UCRAINA E AUTO ELETTRICHE: L’UE “SCOPRE” DI NON POSSEDERE LE MATERIE PRIME

La scoperta di Borrell: “Carenza di materie prime per le munizioni”

Se n’è reso conto Josep Borrell che, dopo l’eccessivo entusiasmo mostrato annunciando la legge per produrre 1 milione di munizioni l’anno, ha dovuto ammettere che quell’obiettivo è difficile da raggiungere.

“Mancano le materie prime fondamentaliNon sono più disponibili qui e dobbiamo importarleDobbiamo risolvere questa carenza se vogliamo avere la capacità autonoma di fornire all’Ucraina le munizioni”

Il responsabile della politica estera dell’Unione Europea si era mostrato fiero nell’annunciare il nuovo piano di Bruxelles per sostenere Kiev. “In Ucraina non è il momento della pace ma della guerra”aveva detto Borrell, precisando che in questo momento non è necessaria la diplomazia ma il sostegno militare.

Lo stesso Borrell, però, dice che il progetto deve essere ridimensionato e chissà quanto tempo ci vorrà per produrre quel numero di munizioni. Per l’esponente UE evidentemente non è un problema importare le materie prime a caro prezzo per produrre le armi destinate all’Ucraina. Del resto, il commissario per il Mercato interno Breton aveva detto che, pur di aiutare Kiev, gli Stati membri avrebbero potuto attingere ai fondi europei destinati all’istruzione e alla sanità.

Corte dei conti europea: “Rischi per le batterie”

Ma, attenzione, perché la carenza di materie prime colpisce anche i grandi progetti di elettrificazione dell’automobile. La Corte dei conti europea ha rilevato alcuni ostacoli per sviluppare nel continente le batterie necessarie ad alimentare le vetture, a causa della carenza di litio, nichel e cobalto.

L’Unione Europea importa principalmente queste materie prime dal Sud America, dall’Africa e dall’Australia. Tuttavia, non si troverebbe nella condizione di far fronte all’aumento della domanda. Ecco perché Ursula von der Leyen è andata recentemente proprio in Sud America.

L’obiettivo della presidente della Commissione UE sarebbe quello di diversificare le fonti di approvvigionamento tramite accordi con nazioni quali Argentina, Brasile e Bolivia che, insieme al Cile, detengono oltre il 60% della produzione mondiale di litio.

Peccato che von der Leyen abbia chiesto a questi Paesi di essere maggiormente ambientalisti. Il litio, però, lo possiedono i sudamericani che hanno rimandato al mittente gli ordini di Bruxelles, chiedendo piuttosto agli europei di allentare determinate restrizioni che danneggerebbero gli agricoltori di quei Paesi.

Nel frattempo, l’Unione Europea ha deciso di accelerare la transizione verso l’automobile elettrica, vietando dal 2035 la produzione di nuove vetture con motori termici alimentati a benzina e diesel, ma al momento non dispone delle materie prime che dovrà importare.

Il salto nel buio di Bruxelles

Il dubbio che sia un salto nel vuoto appare dunque concreto, anche perché la concorrenza è rappresentata dalla Cina, decisamente più avanti di tutti, e dagli Stati Uniti che hanno messo in atto un piano verde da centinaia di miliardi di dollari, che ha già spinto diverse case automobilistiche a lasciare l’Europa per concentrare la produzione dalle parti di Washington.

La Corte dei conti europea ricorda quanto le scelte di Bruxelles siano caratterizzate da scarsa lungimiranza, come accaduto nelle relazioni con la Russia. Uno dei membri che ha presentato la relazione ha infatti ricordato che l’Unione Europea, per quanto riguarda le batterie, “non deve trovarsi nella stessa posizione di dipendenza già mostrata con il gas naturale”.

Quali sono allora i possibili scenari secondo la Corte dei conti europea? Il primo è uno slittamento del divieto di produzione per i veicoli benzina e diesel. La seconda è quella di fare affidamento su batterie e automobili elettriche dei Paesi extra UE, con i relativi costi che probabilmente verranno scaricati sui cittadini europei.

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