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mercoledì 31 maggio 2023

Fabio Marcelli Giurista internazionale - I referendum "contro l’invio delle armi all’Ucraina" per dare voce alla pace.

 

Occorre anzitutto tributare il giusto riconoscimento al Fatto Quotidiano, in quanto unico quotidiano italiano di una certa dimensione che ha saputo opporsi efficacemente al pensiero unico dei guerrafondai, diffondendo un’informazione completa ed equilibrata sulle cause e le concrete circostanze della guerra in Ucraina, contribuendo a sfatare la banale favoletta infantile del demoniaco Putin che vuole prendersi l’Ucraina come primo passo per la conquista del mondo e subendo per ciò stesso gratuiti e livorosi attacchi dallo stuolo dei pennivendoli al servizio della Nato e dell’industria bellica.

Si tratta di un contributo tanto più apprezzabile in quanto la volontà dichiarata dei vertici occidentali e delle loro appendici europee di portare avanti ancora a lungo la guerra non comporta solo l’instaurazione di un’economia di guerra, ma anche quella di una società e di una cultura di guerra, contrassegnate pertanto dalla censura nei confronti del pensiero pacifista. Quest’ultimo viene additato come di consueto alla stregua di traditore, connivente col nemico, complice della tirannia e dei crimini delle cosiddette potenze totalitarie, mentre una benevola cappa di oblio viene apposta a quella degli alleati, dai secoli di malefatte imperialiste delle Potenze occidentali a quelle più recenti del regime antidemocratico dì Zelensky fatto impudicamente passare per paladino delle libertà quando è in realtà espressione del peggiore nazionalismo pan-ucraino con forti ed evidenti venature di autentico nazismo.

E dobbiamo essere consapevoli del fatto che siamo solo all’inizio di un percorso che nelle intenzioni degli imbarazzanti “strateghi” dell’Occidente, dalla signora Clinton in poi, richiederà, guerra atomica permettendo, un lungo periodo di morte e distruzione quotidiana, volte a sfiancare la Russia, a ridimensionare la Cina e a interrompere ogni scambio e cooperazione tra queste e l’Europa, ridotta al rango vile e deprimente di colonia di Washington. Di questo percorso fa parte a pieno titolo l’addomesticamento dell’opinione pubblica, che deve essere convinta, colle buone o colle cattive, che non c’è alternativa alla guerra, almeno finché la Russia sarà umiliata e saranno pienamente soddisfatte le rivendicazioni del revanscismo ucraino che aspira ad annettersi Crimea e Donbass quale che sia la volontà delle popolazioni che vi risiedono, e che hanno già dimostrato di non essere affatto contente del regime di Kiev che ha rispolverato come proprio eroe nazionale il filonazista e antisemita Bandera, autore di immani stragi al servizio del Terzo Reich.

Questo è quello che vogliono farci ingoiare: la prospettiva di una guerra tendenzialmente infinita che richiede un enorme dispendio di ricchezza e solo per il momento si accontenta di mandare al macello i giovani ucraini in nome degli inesistenti valori europei che sono sempre serviti esclusivamente a legittimare la conquista e la depredazione coloniale. I governanti europei emulano Benito Mussolini e la sua ben nota domanda alle masse, “Volete burro o cannoni?”, ma la risposta l’hanno già data in spregio a ogni possibile democrazia. Cannoni e altri strumenti di morte al posto di salute, istruzione, diritto e cibo. Von Der Leyen e C. rovesciano l’affermazione di Fidel Castro, “Medici e non bombe”. Essi infatti vogliono bombe e non medici e questa demenziale linea politica viene subito tradotta in realtà nelle più oscure e irrilevanti periferie dell’Impero, come ad esempio l’Italia governata da Meloni – che non trova i soldi per pagare i medici e garantire ai cittadini italiani un’assistenza medica minimamente dignitosa, ma li trova per la guerra – e il complesso militare industriale rappresentato dal suo compare Crosetto.

referendum contro l’invio delle armi all’Ucraina rivestono un’importanza fondamentale perché, in questo quadro sconfortante caratterizzato dal dilagare del pensiero unico che vuole annientare ogni possibile sovranità nazionale e popolare, esso afferma viceversa l’esigenza di dare voce alla democrazia e alla pace, liberando l’informazione e l’opinione pubblica ingabbiate dai pennivendoli guerrafondai di ogni genere. Per questo, ringraziando il Fatto per aver rotto il muro di omertà costruito attorno alla censura del regime nei confronti dei referendum, occorre rilanciarli e riprendere più in generale la mobilitazione contro la guerra, in modo da arrivare ad ottobre a una grande manifestazione nazionale su parole d’ordine chiare e inequivocabili, che chiedano anzitutto l’uscita dell’Italia dalla guerra in omaggio al fondamentale principio pacifista affermato una volta per tutte dall’art. 11 della nostra Costituzione.---

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