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mercoledì 25 gennaio 2023

Marco Tosatti - Paolo Deotto: Quo Vadis Giorgia? Nel Gorgo della Guerra per Procura? - Paolo Deotto gen 25, 2023.

 

                                                           Marco Tosatti...


Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di Paolo Deotto, che ringraziamo di cuore, sul recente vertice di Ramstein, e sulla posizione super-bellicista che il governo italiano ha assunto, adeguandosi toto corde alla politica americana della proxy war che gli USA stanno combattendo in Ucraina, sperando di trasformare quel disgraziato Paese in un Vietnam al contrario, settant’anni dopo…buona lettura e econdivisione.


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L’ondata di bellicismo non si attenua. Anzi, è ancora più impetuosa dopo il vertice di Ramstein. Con quali prospettive?

Un popolo ha il diritto di sentirsi tutelato dal proprio governo. Siamo stati per undici anni sotto il tallone di governi imposti dall’alto, a iniziare dalla sciagura Monti per arrivare alla farsa tragica di Draghi. Finalmente, dal 22 ottobre dello scorso anno, abbiamo un governo nominato in base al risultato delle elezioni. Potremmo dire che abbiamo un governo “nostro” e che quindi a maggior ragione possiamo pretendere che questo governo tuteli i “nostri” interessi, gli interessi dell’Italia e del popolo italiano.

In questi giorni a Ramstein si è svolto un vertice a regia americana tra i Paesi impegnati a fornire aiuti all’Ucraina.

Ciò che è venuto fuori da questo vertice è a dir poco preoccupante. Se ne parla in un articolo pubblicato proprio oggi sul Nuovo Arengario (https://www.ilnuovoarengario.it/linizio-delloperazione-barbarossa-e-la-coalizione-dei-volenterosi/), ma anche ieri riportavamo un articolo molto interessante sullo stesso argomento (https://www.ilnuovoarengario.it/parlano-di-pace-ma-promettono-la-guerra/ ).

Guerra e guerra. Dal vertice di Ramstein arriva un messaggio bellicoso, un impegno a continuare la guerra fino all’ultimo ucraino. L’ultimo argomento è stato l’invio o meno dei carri armati Leopard-2 a Kiev. E qui mi sembra utile aggiungere un ‘nota bene’: la fornitura di carri armati comporta anche l’addestramento del personale per usarli.

Se questi carri saranno forniti, o resteranno inutilizzati per mesi, per avere il tempo di istruire i militari ucraini, oppure dovranno essere utilizzati in combattimento da personale straniero già esperto.

Chi scrive, in gioventù prestò servizio militare come sergente di complemento carrista. L’addestramento presso la Scuola Truppe Meccanizzate e Corazzate di Lecce durava cinque mesi, per carri armati ormai obsoleti (M47 e M60A1).

Insomma, un carrista non si improvvisa. Va addestrato all’uso di mezzi, che sono oggi ben più sofisticati e dotati di tecnologia rispetto al passato.

Tutti desiderano, a parole, che la guerra in Ucraina termini. Ma nessuno sta formulando serie proposte di pace. Anzi, i toni bellicosi aumentano e in futuro, quando questo clima folle sarà finalmente cessato, non sarà semplice ricucire i rapporti diplomatici con la Russia, a meno che nella testa di alcuni incoscienti ci sia il progetto di annientare la Russia, di farla sparire come entità politica.

L’Italia non è direttamente interessata alla consegna di carri armati all’Ucraina, ma comunque a Ramstein ha ribadito la sua partecipazione senza discussione a questo clima di bellicismo esasperato, tanto da meritare le “lodi” del segretario della NATO, Stoltenberg. Del resto, va evidenziato che finora l’effettivo contenuto dei cosiddetti “pacchetti” di aiuto a Kiev dall’Italia è sotto segreto militare. Segreto imposto dal governo Draghi e mantenuto dal governo Meloni.

Qui non si tratta di ricominciare la discussione sui buoni e sui cattivi, tanto meno con il manicheismo che finora ha contraddistinto questa discussione. Per chi volesse rinfrescarsi un po’ la memoria, consiglio la lettura di un articolo molto interessante di Giovanni Lazzaretti, pubblicato proprio oggi sul Stilum Curiae (https://www.stilumcuriae.com/russia-e-ucraina-disputatio-fra-lazzaretti-e-biloslavo).

Qui si tratta di capire dove ci porta la politica di Meloni-Crosetto.

Dicevamo in apertura, e ribadiamo, che un popolo ha diritto di sentirsi tutelato dal proprio governo. E un governo ha il dovere di tutelare anzitutto gli interessi del proprio popolo.

Il vertice di Ramstein era l’occasione per l’Italia di porsi esplicitamente fuori dal furore bellicista e dissociarsi da una politica che sta portando semplicemente al precipizio, ritrovando la sua vera vocazione e natura di Paese pacifico, disponibile e attivo per proporsi come mediatore di pace. Ma come si può parlare di pace e nel contempo continuare a pompare armi verso una delle parti belligeranti?

Né questo sembri un discorso egoistico. Ammesso, e non concesso, come è scritto sulla lavagna dei manichei, che l’Ucraina sia segnata tra i “buoni”, continuare a rifornirla di materiale bellico vuol dire prolungare all’infinito una guerra che comunque l’Ucraina non potrà mai vincere e che comunque la Russia non potrà mai perdere.

E allora, ci rendiamo conto che in questo modo anche l’Italia diventa responsabile delle sofferenze dell’Ucraina (che nessuno nega)?

O meglio, ci sarebbe un mezzo per portare l’Ucraina alla vittoria: coinvolgere realmente, anche con personale combattente, le nazioni europee che per adesso si limitano a fornire armi e altri aiuti all’Ucraina.

Una bella guerra totale, che sappiamo benissimo a cosa porterebbe: al totale disastro, con l’uso di armi nucleari. La risposta della Russia a un’entrata in guerra “ufficiale” di Paesi europei e Paesi NATO non sarebbe certo tenera e delicata.

L’Italia, o meglio il governo Meloni, che guida l’Italia, è a un bivio: o continuare nella politica bellicista, che oltre che bruciare enormi risorse (che tanto servirebbero per il bene del nostro Paese), ci può portare solo al precipizio, oppure finalmente svincolarsi dalla morsa degli interessi anzitutto americani, perseguiti peraltro con criminale incoscienza.

Se il governo Meloni avesse questo coraggio, potrebbe anche trascinare con il suo esempio altri Paesi e forse finalmente si aprirebbero serie trattative per la pace.

Ma il governo Meloni potrebbe fare questo? È realmente indipendente da vincoli più o meno confessabili?

E se non è indipendente, se non agisce anzitutto per l’interesse dell’Italia, che differenze ci sono con i governi del passato decennio, imposti dall’alto?---


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