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venerdì 13 gennaio 2023

L'AntiDiplomatico 13 Gennaio 2023 17:00 - Ue e non solo: la corruzione politica come strumento del capitale

 

di Domenico Moro

Recentemente il tema della corruzione politica ha riacquistato una notevole visibilità a causa delle inchieste della magistratura belga su ex e attuali eurodeputati, accusati di aver ricevuto denaro da parte del Qatar e del Marocco. A quanto sembra, la corruzione, elevata a sistema organizzato, ruoterebbe attorno a una Ong, Fight Impunity, nel cui Board siedono personaggi politici noti come Emma Bonino e Federica Mogherini[i], e il cui presidente è Pier Antonio Panzeri, un ex deputato europeo in quota Pd, che è stato arrestato[ii]. Panzeri è stato membro della direzione del Pd e prima ancora segretario generale della Camera del lavoro di Milano. Oltre a Panzeri sono risultati coinvolti anche il segretario della Confederazione dei sindacati mondiali ed ex sindacalista della Uil, Luca Visentini, e altri deputati del gruppo parlamentare europeo dei socialisti e democratici (S&D), tra cui la vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, che è stata arrestata e sospesa dalle sue cariche.

L’inchiesta è caduta come una tegola sulla testa dei socialisti europei e su quella del Pd, già in difficoltà per la sconfitta alle recenti elezioni politiche e alle prese con la preparazione di un congresso e di primarie, che si preannunciano complicate. Tuttavia, non si può dire che, stando all’attualità, la corruzione riguardi solo l’Europa e il Parlamento europeo. Recentemente Ftx, una piattaforma di criptovalute statunitense, è fallita ed è stata accusata di frode, tanto che il suo fondatore, Sam Bankman Fried, è stato arrestato alle Bahamas per conto delle autorità statunitensi e rischia una condanna a 115 anni di prigione. Il fallimento e la frode hanno gettato luce anche sul sistema di finanziamento della politica orchestrato da Ftx. Ben 73 milioni di dollari sono stati donati da Ftx sia ai repubblicani sia ai democratici, quindi in modo bipartisan, tanto per avere la sicurezza di esercitare una influenza sull’insieme del sistema politico[iii]. Negli Usa dare soldi ai partiti, così come l’attività di lobbying, è legale ed eretta a sistema. Tuttavia, le donazioni di Ftx creano un notevole imbarazzo nella politica statunitense, che avrebbe dovuto vigilare di più sulle attività del mercato delle criptovalute, che è troppo sregolato.

Un’altra notizia recente di presunta corruzione riguarda la Francia e il presidente Macron. La commissione d’inchiesta del Senato francese ha rivelato che la spesa pubblica per i contratti di consulenza è più che raddoppiata tra 2018 e 2021, durante il primo mandato di Macron, superando il miliardo di euro. Nella relazione sono citati diversi advisor, tra cui Capgemini, Eurogroup, Boston Consulting Group e soprattutto la società americana McKinsey. Proprio quest’ultima e la sua relazione con Macron sono al centro di una inchiesta aperta dalla Procura nazionale finanziaria dopo la pubblicazione della relazione del Senato. L’inchiesta della procura si è allargata anche a presunti finanziamenti illegali nelle corse presidenziali del 2017 e del 2022. Si ipotizza che McKinsey possa aver offerto i suoi servizi durante la campagna elettorale in cambio di posizioni all’interno dei vari ministeri e del partito del presidente nonché di una corsia preferenziale per ottenere gli appalti di lavori di consulenza[iv].

La questione della corruzione politica ha avuto un ruolo centrale nel dibattito pubblico degli ultimi decenni in Italia, sin dalla “questione morale” sollevata dal segretario del Pci, Enrico Berlinguer, all’inizio degli anni ’80 e dal processo di “Mani pulite” all’inizio degli anni ’90. Basti pensare che gli scandali sollevati dai magistrati di “Mani pulite” hanno terremotato il sistema partitico dell’epoca, portando alla dissoluzione di due dei principali partiti, il Psi e la Dc. La questione morale ha avuto successivamente un ruolo importante nella crescita prima di Italia dei valori, il partito di Antonio di Pietro, e poi del Movimento Cinque stelle di Beppe Grillo, che ha fatto della lotta contro la corruzione e contro i “costi” della politica un vero cavallo di battaglia, costruendo su questa tematica la sua vittoria elettorale nel 2018.

A questo punto, verificata la diffusione della corruzione politica, bisogna chiedersi che cosa rappresenta la corruzione politica nella società attuale. La corruzione non è un fatto episodico e casuale della vita politica e sociale né rappresenta una anomalia, una escrescenza in un corpo altrimenti sano. La corruzione è, invece, un elemento strutturale del sistema politico attuale. La corruzione è, per dirla in modo più preciso, innervata nella struttura sociale dominante, basata sull’accumulazione capitalistica e dominata dal mercato e dal denaro. Più precisamente è legata all’esistenza di poteri forti, cioè del grande capitale, che la usa per dominare la società attraverso il controllo dell’apparato statale. Accanto alla corruzione in senso stretto c’è una corruzione da intendersi in senso più lato come subalternità degli eletti dal popolo nei confronti di una minoranza di ricchi capitalisti. In questo modo, la corruzione diventa lo strumento principe del controllo sociale proprio nella forma di governo apparentemente più “popolare”, cioè quella della repubblica democratica.

Il primo a stabilire questo collegamento tra democrazia moderna e corruzione è stato Frederich Engels, che così scriveva nel 1884:

“In essa [nella repubblica democratica] la ricchezza esercita il suo potere indirettamente, ma in maniera tanto più sicura. Da una parte nella forma della corruzione diretta dei funzionari, della quale l’America è il modello classico, dall’altra nella forma dell’alleanza tra governo e Borsa, alleanza che tanto più facilmente si compie quanto maggiormente salgono i debiti pubblici, e quanto più le società per azioni concentrano nelle loro mani, non solo i trasporti, ma anche la stessa produzione e trovano a loro volta il loro centro nella Borsa. Oltre l’America un esempio evidente di ciò è l’attuale repubblica francese, ed anche l’onesta Svizzera ha dato in questo campo un bel contributo.[v]

Corruzione e connubio tra grandi imprese e governo sono gli strumenti del dominio della borghesia sulla classe lavoratrice, che si realizza nella democrazia borghese odierna. A distanza di un secolo e mezzo dalle parole di Engels, la realtà ci pone davanti gli stessi problemi. Anzi, oggi, le multinazionali, che spesso registrano un fatturato più grande del Pil di molti Stati, esercitano una influenza tanto più forte sui governi e sui parlamenti.  

La corruzione “esplicita”, quella dei trolley pieni di banconote, come quello che aveva il padre di Eva Kaili quando è stato fermato, è solo un aspetto di questa corruzione e nemmeno il più importante. La corruzione avvenuta nel Parlamento europeo è probabilmente uscita fuori per la soffiata dei servizi segreti di qualche paese concorrente del Qatar e del Marocco. E ha avuto un forte risalto perché vi sono coinvolti due Paesi fuori dalla Ue, tanto che un politico del Pd, Luigi Zanda, ha parlato di alto tradimento in riferimento ai parlamentari coinvolti. Non si capisce, però, perché la corruzione da parte di Marocco e Qatar debba essere più grave della corruzione che è esplicitata da grandi imprese o banche o governi occidentali. In entrambe i casi è la volontà popolare a farne le spese.

E soprattutto non si capisce perché il meccanismo delle revolving doors – le porte girevoli – debba essere tollerato, visto che è un meccanismo di corruzione molto più sofisticato delle mazzette. Per porte girevoli si intende quel meccanismo che permette a diverse personalità europee e statunitensi di passare dal settore privato, dove ricoprono incarichi di vertice, al settore pubblico, dove ricoprono cariche importanti, e viceversa. Il meccanismo delle porte girevoli non è recente e negli Stati Uniti è in vigore da molto tempo, tanto che è stato analizzato dal sociologo statunitense Wright Mills[vi], già subito dopo la Seconda guerra mondiale. Esempi eclatanti in Italia di questo meccanismo sono stati Monti e Draghi, che sono passati da impieghi ben retribuiti in grandi imprese e banche, come Goldman Sachs (Draghi), Fiat e Banca Commerciale italiana (Monti), a incarichi istituzionali sia sovrannazionali europei sia nazionali, tanto da diventare Presidente del Consiglio dei ministri.

L’esercizio dell’influenza del grande capitale sulla politica e le istituzioni pubbliche passa anche per think tank come la Trilaterale, il Gruppo Bilderberg, l’Aspen Institute e molti altri ancora[vii]. In questi gruppi si incontrano esponenti della grande industria e della grande banca con esponenti dei mass media main stream e soprattutto con politici nazionali e europei, che discutono su questioni di importanza strategica, come la Cina, la deglobalizzazione, il conflitto russo-ucraino, la competizione tecnologica tra potenze, ecc. In questo modo, si realizza l’integrazione tra la sfera dell’economia e quella della politica. Tale integrazione non appare come una corruzione diretta, ma nei fatti “corrompe” il ruolo democratico e popolare delle istituzioni di governo nazionali e sovrannazionali come la Ue, come dovrebbe essere a causa del mandato ricevuto dagli elettori.

Appare così ancora attuale e confermata l’analisi che sempre Engels faceva su ruolo dello Stato:

“Lo Stato, poiché è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi di classe, ma contemporaneamente è nato in mezzo al conflitto di queste classi, è, per regola, lo Stato della classe più potente, economicamente dominante che per mezzo suo diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tenere sottomessa e per sfruttare la classe oppressa. […] Eccezionalmente tuttavia, vi sono dei periodi in cui le classi in lotta hanno forze pressoché uguali, cosicché il potere statale, in qualità di apparente mediatore, momentaneamente acquista una certa autonomia di fronte a entrambe.”[viii]

La differenza tra la nostra epoca e quella di Engels sta in tre aspetti. Il primo è che la subordinazione della sfera politica rispetto a quella economica avviene non solo su un piano nazionale, ma anche su un piano sovrannazionale, almeno per quanto riguarda il cosiddetto Occidente guidato dagli Usa. Infatti, i think tank che abbiamo citato sopra, così come la Nato, la Ue e il G7[ix] agiscono come coordinatori di diversi Stati nazionali occidentali e in modo sempre più funzionale al grande capitale e contrapposti alla Cina, alla Russia e a altri Stati dei paesi cosiddetti emergenti. Il secondo aspetto è che la concentrazione della produzione e le dimensioni delle imprese sono cresciute, aumentando così la loro presa sulla politica. Il terzo aspetto è, come dicevamo sopra, che le imprese sono multinazionali e transnazionali e possono dislocare la produzione e la loro attività in paesi diversi, ricattando i governi nazionali: sussidi e partecipazione pubblica agli investimenti in cambio della localizzazione di siti produttivi, altrimenti ci si sposta. Altro esempio è la localizzazione della sede legale e fiscale in paesi diversi da quelli di origine o di produzione, perché lì le imposte sui profitti sono più basse. È per questa ragione che molte grandi imprese italiane hanno la sede legale e/o fiscale in Olanda, come la Exor, finanziaria della famiglia Agnelli, o in Lussemburgo, come la Ferrero. In questo modo, gli Stati nazionali dove sono i siti produttivi perdono il gettito fiscale di quelle imprese che pure sussidiano in modo più o meno diretto.

La lotta contro la corruzione, che non sia quella becera che è recentemente saltata fuori a proposito di Fight Impunity, appare una battaglia persa, dato il contesto che abbiamo descritto. Diversamente va, invece, in Cina. Qui il sistema economico è basato su due comparti, uno pubblico, e uno privato. Rispetto al sistema economico occidentale, a parte il maggiore peso del settore pubblico, appare una diversità sostanziale. Negli Usa e nella Ue, vige un sistema capitalistico puro, e sono i governi a essere subordinati al grande capitale multinazionale. Non può essere altrimenti proprio per fattori strutturali. Ne è la prova il fatto che qualsiasi partito vada al potere è costretto dai vincoli economici del mercato e di organismi sovrannazionali come la Ue a fare le stesse politiche pro impresa.

In Cina la situazione è diversa: sono le grandi imprese private a essere subordinate al potere politico. Questo non vuol dire che non ci sia la possibilità del verificarsi di corruzione. Il fatto è che, differentemente da quanto accade in Occidente, in Cina il partito comunista è conscio del pericolo rappresentato dall’influenza e dal potere accumulati da imprenditori diventati multimiliardari nel giro di pochi anni. Oltre a sviluppare una intensa lotta alla corruzione interna al partito comunista, il governo cinese ha posto seri vincoli alle grandi imprese e ai capitalisti. Un esempio è quello offerto da Alibaba, il gigante dell’e-commerce cinese. Il governo, per evitare derive speculative e una ulteriore concentrazione di potere, ha imposto di separare le attività di e-commerce da quelle finanziarie che rappresentavano il nucleo portante dei profitti di tutte le big tech. Inoltre, Jack Ma, il fondatore di Alibaba e multimiliardario, è stato costretto a lasciare le redini della sua creatura[x].

La corruzione è legata alla divisione in classi della società, pertanto solo la fine delle classi, nella fase finale del socialismo, può portare la fine delle basi su cui alligna. Nelle fasi iniziali del socialismo, invece, permangono le classi sociali e con esse l’humus generatore della corruzione. Il punto fondamentale, però, è che anche in queste fasi iniziali, come accade nel “socialismo con caratteristiche cinesi”, il potere politico abbia una reale autonomia nei confronti del capitale e riesca a esercitare il suo dominio sulle dinamiche economiche. La lotta di classe continua anche nelle fasi iniziali del socialismo e l’esito non appare scontato né in un senso, cioè la prosecuzione e lo sviluppo del socialismo, né nell’altro, cioè la restaurazione del capitalismo, specie in un contesto mondiale in cui domina il modo di produzione capitalistico che esercita una pressione continua sui Paesi che hanno imboccato la strada del socialismo. Ciò che, per il momento, appare chiaro è che il presidente Xi Jinping e il partito comunista sono determinati a esercitare un controllo più stretto sulle dinamiche dell’economia e della società cinese. Infatti, negli ultimi anni si è registrata una crescita, sia della produzione sia della classe capitalistica, tanto imponente da rischiare di snaturare il modello del “socialismo con caratteristiche cinesi”. L’enfasi posta dal governo cinese sulla lotta alla corruzione e sull’uso dello strumento dei piani quinquennali ne sono un esempio.
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 NOTE  

[i] Federica Mogherini è stata Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

[ii] https://www.fightimpunity.com/who-we-are

[iii] Biagio Simonetta, “Ftx e quei 73 milioni ai partiti”, Il Sole 24 Ore, 15 dicembre 2022.

[iv] Anais Ginori, “McKinsey e non solo lo scandalo lo scandalo advisor zavorra Macron”, in Affari e Finanza inserto a la Repubblica, 19 dicembre 2022.

[v] F. Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Editori Riuniti, Roma 1981, pag. 203.

[vi] C. Wright Mills, The power élite, Oxford University Press, 2000.

[vii] Su queste organizzazioni vedi di Domenico Moro, Il Gruppo Bilderberg. L’élite del potere mondiale, Aliberti editore, Reggio Emilia 2014.

[viii] F. Engels, op. cit., pp.202-206.

[ix] Il G7 (Gruppo dei 7) riunisce periodicamente i capi di governo di Usa, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada.

[x] Rita Fatiguso, “Alibaba, ok all’aumento: Pechino plaude al nuovo look”, Il Sole 24 ore, 5 gennaio 2023.

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