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domenica 11 settembre 2022

Byoblu24 - TETTO AL PREZZO DEL GAS: FALLIMENTO DELL’INIZIATIVA ITALIANA..!

TETTO AL PREZZO DEL GAS: FALLIMENTO DELL'INIZIATIVA ITALIANA

Sembra essere naufragata sul nascere l’iniziativa di imporre un tetto al prezzo del gas russo e di altri Paesi produttori. Ricordiamo che la paternità di questo progetto è stata attribuita al Governo italiano, in modo analogo dobbiamo quindi attribuire all’esecutivo Draghi il suo esito fallimentare.

E infatti tra le fila dei ministri che più hanno tentato di sponsorizzare l’iniziativa si sta diffondendo un crescente nervosismo, come in Luigi Di Maio.

Paesi Bassi e Germania hanno bloccato il progetto

Secondo il Ministro degli Esteri uscente il tetto al prezzo del gas sarebbe naufragato per colpa di Governi amici di Giorgia Meloni, Ungheria in testa. Apprendiamo tuttavia dalle ricostruzioni relative alle ultime riunioni dei Ministri dell’energia dell’Unione europea che le principali opposizioni sono arrivate in realtà da Paesi insospettabili. Su tutti Paesi Bassi e Germania.

Il Governo olandese ha infatti negato qualsiasi possibilità di imporre un tetto al prezzo del gas importato all’interno dell’Unione, mentre da parte tedesca la linea è stata quella del “prendere tempo”. Insomma Germania e Paesi Bassi hanno quindi bocciato l’iniziativa italiana.

Ora pensare che l’austero Mark Rutte e il socialdemocratico Olaf Scholz siano amici di Giorgia Meloni appare come una ricostruzione piuttosto fantasiosa della realtà. Il Governo italiano dovrebbe invece attribuire il fallimento dell’iniziativa semplicemente a se stesso.

Un’iniziativa destinata al fallimento

Fin da subito l’idea del cosiddetto price cap è sembrata irrealizzabile alla maggior parte degli esperti del settore, come confermato dal Presidente di Federpetroli ai nostri microfoni. Un massimale imposto sul prezzo dei distributori di gas si basa poi su un equivoco di fondo: ossia il pensiero che l’altalena dei prezzi energetici sia dovuta ad una presunta manipolazione russa.

Ricordiamo infatti che fino al giugno scorso, dopo quindi 4 mesi di guerra, la Russia aveva rispettato tutti gli impegni di fornitura. Le prime brevi interruzioni sono arrivate con problemi tecnici relativi a pezzi di ricambio mancanti del gasdotto Nord Stream 1, che non potevano arrivare in Russia a causa delle sanzioni. Eppure l’altalena dei prezzi era già iniziata da un pezzo, a dimostrazione che il problema dell’inflazione energetica risiede nella borsa di Amsterdam.

Una chiusura più rilevante dei flussi da parte di Mosca è arrivata solo all’inizio di settembre, a seguito dell’inasprimento delle sanzioni europee. Ed ecco che risulta così evidente l’inutilità di un tetto al prezzo del gas: che senso ha imporre un prezzo a un fornitore che non vuole più venderti il suo prodotto?

L’unico progetto sul piatto: il razionamento

L’iniziativa italiana non avrebbe quindi cambiato di una virgola il problema, visto che avrebbe lasciato inalterato il meccanismo per cui il prezzo di un bene reale, il gas, segue flussi finanziari slegati dai suoi valori produttivi.

E così mentre è fallita ogni velleità di mettere fine alla spirale dei prezzi, il Governo italiano ha invece sposato con entusiasmo il piano di razionamento imposto a Bruxelles e che potrebbe prevedere addirittura la regolazione da remoto dei contatori di gas delle abitazioni. Insomma mentre ad Amsterdam continueranno a spassarsela a suon di speculazioni, l’esecutivo Draghi impegna i suoi cittadini in un autunno razionato

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