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venerdì 6 maggio 2022

06 Maggio 2022 - Per il Corriere il nazista Bandera è «accusato dai filorussi di aver collaborato con la Germania nazista".



Quando inizi a credere che la nostra stampa ormai ridotta a miserabile megafono della propaganda di guerra filo-Nato non possa scendere ancora più in basso sei costretto a ricrederti. 

Questo passaggio di un articolo uscito sul Corriere della Sera simboleggia l’operazione in corso: “L’atmosfera è pervasa di passione partigiana: gente pronta a morire pur di non arrendersi. Sono i nuovi modelli di questo Paese in armi, che sta coltivando miti eroici per motivare la determinazione a continuare a combattere. Marginali e controversi sino a pochi anni fa, i volontari della Azov per molti sono ormai l’esempio da seguire, l’ispirazione per reclute e volontari. «L’Ucraina è nostra madre e Stepan Bandera è nostro padre», cantano nella seconda strofa, riferendosi al leader fondatore del loro movimento (assassinato da un agente del Kgb a Berlino nel 1959), accusato dai filorussi di aver collaborato con la Germania nazista per combattere i sovietici durante la Seconda guerra mondiale, e che oggi viene rivalutato dalla resistenza come patriota dell’Ucraina libera, irredenta e democratica”

Ormai nella crociata contro la Russia non basta più aver ‘ripulito’ e sdoganato in pompa magna i neonazisti ucraini, adesso il mainstream passa al negazionismo. Bandera non è un collaborazionista nazista che si è macchiato di crimini orrendi durante la seconda guerra mondiale. Bandera, padre ideologico dei neonazisti del Battaglione Azov e celebrato eroe nazionale dell’Ucraina ‘democratica’, non era un collaborazionista nazista. 

Bandera è “accusato dai filorussi di aver collaborato con la Germania nazista per combattere i sovietici durante la Seconda guerra mondiale”, scrive incredibilmente il Corriere della Sera che decide di passare direttamente al revisionismo e al negazionismo. 

Eppure la CIA, non un'organizzazione bolscevica o putiniana, si occupa del nazista Bandera in alcuni documenti declassificati nel mese di gennaio: “Il 30 giugno 1941, il fascista ucraino e spia professionale di Hitler, Stepan A. Bandera (secondo il suo appellativo tedesco, “Console II”), proclamò a Leopoli, allora occupata dai tedeschi, la resurrezione dello Stato ucraino nell'Ucraina occidentale . Lo stesso giorno è stato formato un governo con la designazione di "governo statale" con Yaroslav Stetsko, vice di Bandera, come premier".

Per poi notare che Bandera "con grande zelo iniziò a eseguire le istruzioni di Hitler".

Secondo i documenti della CIA, nelle cinque settimane di esistenza dello “stato” di Bandera furono uccisi più di cinquemila ucraini, 15mila ebrei e diverse migliaia di polacchi.

È inoltre classificato come membro dell'"organizzazione terroristica OUN (Organizzazione dei nazionalisti ucraini).

Oppure guardiamo cosa scriveva Newsweek nel 2018: “Il parlamento ucraino ha ufficialmente designato il compleanno di un importante collaboratore nazista come festa nazionale, vietando anche un libro che criticava un altro leader nazionale antisemita.

Il 1° gennaio è stato dedicato dal Paese a commemorare Stepan Bandera, ha riferito giovedì la Jewish Telegraph Agency. Bandera era un nazionalista ucraino che unì le forze con i nazisti tedeschi durante la seconda guerra mondiale perché credeva che avrebbero aiutato il suo paese a ottenere l'indipendenza dall'ormai defunta Unione Sovietica.

La città ucraina di Leopoli, che era la città natale del nazionalista, ha anche annunciato questo mese che il prossimo anno sarebbe stato "l'anno di Stepan Bandera", una mossa criticata da Israele”.

La strategia occidentale è ormai chiara, l’operazione russa in Ucraina ha definitivamente rotto l’ordine globale dominato dagli Stati Uniti, quindi nella crociata intrapresa contro la Russia di Putin l’occidente ha deciso non solo di imbarcare i neonazisti, ma di ripulirli, sdoganarli e presentarli alla confusa opinione pubblica di questa parte del mondo come eroi senza macchia e senza paura. Dei novelli partigiani che combattono contro l’oppressore straniero.  


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