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martedì 29 marzo 2022

Byoblu24 - “UCCIDERE PUTIN”: L’IPOTESI SHOCK DE LA STAMPA PIACE A DRAGHI?

mario draghi

Ha suscitato più complimenti che polemiche un articolo apparso il 22 marzo 2022 su La Stampa, intitolato “Guerra Ucraina-Russia: se uccidere Putin è l’unica via d’uscita”. Nell’editoriale a firma di Domenico Quirico, vengono ipotizzate le conseguenze di un’eventuale uccisione del presidente russo Vladimir Putin. “Escluso l’intervento militare e amputata la soluzione diplomatica non resta che teorizzare l’omicidio dello Zar per mano di un fedelissimo”, recita il sottotitolo. Niente scuse o rettifiche per il contenuto pubblicato sul quotidiano torinese, il cui direttore Massimo Giannini

ha liquidato la questione con un semplice tweet: “Basterebbe vedere quel ‘se’ nel titolo, e poi soprattutto leggere l’articolo, per capire che Domenico Quirico sostiene l’esatto contrario, cioè che uccidere Putin peggiorerebbe solo le cose. Ma è inutile dialogare, con chi non vuole farlo”, ha scritto Giannini, condividendo un post dell’Ambasciata russa in Italia, che si era indignata per l’articolo.

I precedenti de La Stampa

Il quotidiano degli Elkann torna a far parlare di sé ad appena una settimana di distanza dalla prima pagina che ritraeva un bombardamento della città di Donetsk. La foto d’apertura rappresentava un signore anziano con le mani sul volto, di fianco al massacro scatenato da un missile. Bilancio: oltre 20 morti e altrettanti feriti. La Stampa non ha incluso alcun riferimento sul luogo del bombardamento, condendo il tutto con titoli che trattavano soltanto dell’aggressione russa in Ucraina. Giannini ha giustificato l’immagine, dicendo che non era certa la provenienza del missile. Tuttavia, Donetsk è una delle regioni separatiste che la Russia dice di difendere, e risulta quindi altamente improbabile che a lanciare quel missile siano state le forze russe.

La storia del giornalista Domenico Quirico

Ad ogni modo, nonostante l’articolo si concluda con l’ipotesi che l’uccisione di Putin possa peggiorare la situazione, rimane la pianificazione quasi maniacale di Quirico atta a eliminare il presidente russo. “Scandagliamo un giuda dal regime oligarchico che per trenta denari o per salvare la pelle elimini il tiranno”, si legge nel testo. E ancora: “Allora non vi propongo ciance sulla legittimità di uccidere. Non sono tempi adatti a questi etici dettagli, mi rispondereste. L’unico dibattito è quello pratico, materialistico”. È utile ricordare che Quirico era stato rapito in Siria nel 2013. Per farlo tornare in Italia, e permettergli di scrivere che uccidere sarebbe un “dettaglio etico”, l’Italia pagò la bellezza di 4 milioni di euro ai rapitori dell’inviato de La Stampa.

Gli “endorsement” a Giannini e a La Stampa

Non si è fatta attendere la risposta russa, che ha deciso di querelare l’articolo apparso sul quotidiano nazionale diretto da Massimo Giannini. A riferire la presa di posizione è stato l’ambasciatore della Federazione russa in Italia, Sergey Razvov. È “la Russia a minacciare l’Italia?”, si è chiesta l’Ambasciata sul proprio account Twitter. Dal canto italiano sono arrivati inspiegabilmente soltanto endorsement e parole di circostanza per esprimere solidarietà a Giannini e al suo quotidiano. Enrico Letta, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Renato Brunetta, Stefano Bonaccini e Peppe Provenzano sono soltanto alcuni degli esponenti politici che hanno preso pubblicamente posizione a supporto de La Stampa. “Con Massimo Giannini e La Stampa. Solidarietà, sostegno e avanti!”, ha scritto ad esempio il segretario del Partito democratico Letta.

Draghi: “Libertà di stampa sancita dalla Costituzione”

Presto è intervenuto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi: “Solidarietà ai giornalisti e al direttore de La Stampa. La libertà di stampa da noi è sancita dalla Costituzione. Non è una sorpresa che l’ambasciatore russo si sia così inquietato: nel suo Paese non c’è libertà di stampa. Da noi c’è e si sta molto meglio”, ha detto, come ama definirsi, il “nonno al servizio delle istituzioni” e ora anche dei quotidiani mainstream. A quanto si apprende da Palazzo Chigi, grazie a La Stampa sarà oggi possibile teorizzare l’assassinio di qualsiasi Capo di Stato, poiché attinente alla ‘libertà di stampa’ e di espressione?

Le polemiche sui social

“Green Pass e gente senza lavoro: se uccidere Draghi è l’unica via d’uscita. Da oggi si può scrivere”, ha stuzzicato un utente su Twitter. E, in effetti, se si accetta la linea dettata da La Stampa, il giochetto dovrebbe valere per tutti. Oppure soltanto i Capi di Stato che non vanno bene al mainstream possono essere sacrificati nell’ira omicida che prevale talvolta in giornalisti e pubblico? A quanto pare, a Draghi va bene se a essere minacciati sono però gli altri. Il 23 marzo, un fantoccio di stoffa con un cartello con la scritta Mario Draghi è stato appeso a un albero nella periferia di Udine. Aperte le indagini di Carabinieri, Digos e Questura, riporta l’Ansa. Inoltre, Mario Draghi, che ci tiene tanto alla libertà di stampa, non ha nulla da dire riguardo al caso di Julian Assange, la cui libertà è finita nel momento in cui ha messo a nudo i crimini di guerra e la sorveglianza di massa dei governi occidentali?  

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