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domenica 17 ottobre 2021

Byo Blu - La trappolo in cui sono finiti i portuali Triestini e la necessità di organizzare solidi a difesa della "costituzione".

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Nella “società dello spettacolo” la comunicazione conta moltissimo e ieri quella del coordinamento dei lavoratori portuali triestini ha inviato messaggi contrastanti.

Il primo comunicato, diramato in serata, aveva infatti annunciato il ritorno dei portuali al lavoro e l’ottenimento di un incontro al Senato il 30 ottobre.
Questa comunicazione ha in poco tempo scatenato la protesta e la delusione di molti attivisti che speravano in una resistenza più strenua, al punto che il coordinamento dei lavoratori, guidato dal portavoce Stefano Puzzer, ha dovuto fare una rettifica: il presidio dinanzi al varco 4 del molo VII rimarrà attivo fino al 20 ottobre. I lavoratori saranno liberi di fare ciò che vogliono, cioè rimanere in presidio, andare a lavorare oppure restare a casa. Puzzer ha detto che lui rimarrà in presidio e si è preso la responsabilità dell’errore di comunicazione.



Il Coordinamento dei portuali ieri aveva denunciato anche l’ingresso ai luoghi di lavoro nel porto di personale senza il green pass: “la prova che il green pass non ha nulla di sanitario”, secondo Puzzer.

L’ottenimento di un incontro al Senato è stato definito dal coordinamento come una “battaglia vinta”. La guerra rimane quella della cancellazione del green pass, ma dobbiamo porci qualche domanda e chiederci se la strada intrapresa dai portuali triestini sia la migliore.

Innanzitutto che senso ha un incontro al Senato? Il decreto legge istitutivo del green pass nei luoghi di lavoro è un atto legislativo del governo. È vero che dovrà essere convertito in legge dalle Camere, ma l’altra parte contrattuale è il governo. Essere ricevuti a Palazzo Chigi avrebbe avuto tutt’altro valore. Puzzer dovrebbe poi chiarire chi ha invitato in Senato i portuali e con chi parlerà la delegazione che sarà ricevuta, quale sarà la richiesta avanzata in questa sede.
Perché il presidio rimarrà attivo fino al 20 e non fino al 30, visto che la data concordata con il Senato è questa?

È necessaria la massima trasparenza da parte dei portuali perché sulla lotta che hanno iniziato ripongono fiducia milioni di lavoratori italiani che rifiutano il green pass.

Inoltre non si comprende perché l’incontro in Senato sia stato fissato il 30 ottobre e non subito, lunedì 18, vista la gravità della situazione. Il 30 ottobre il governo sarà anche impegnato nel G20 e difficilmente il ricevimento a palazzo Madama dei portuali potrà essere all’ordine del giorno dell’agenda di palazzo Chigi. Per entrare in Senato, poi, non serve il green pass?

A difesa dei portuali, va comunque detto che non è semplice organizzare una resistenza contro un potere come quello incarnato da Mario Draghi, capace di introdurre in Italia, unico paese tra quelli europei, il green pass come condizione per accedere ai luoghi di lavoro.

Servono strutture sociali forti, con organizzazioni solide e strutturate: partiti, sindacati, associazioni. La resistenza non può prescindere da quelli che sono i corpi solidi della società e gli anticorpi contro il virus più pericoloso, quello della dittatura.

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