di Ugo Mattei
Come Presidente della Società Cooperativa di Generazioni Future che dedica a Stefano Rodotà la propria azione a tutela dei beni comuni, dei diritti e delle generazioni future oltre che come giurista sento il dovere di esprimere la mia apprensione per le spericolate dichiarazioni giornalistiche rilasciate da tre ex giudici costituzionali relative alla voce, da più parti riportata, dell’introducendo obbligo del c.d. “green pass” per accedere a tutta una serie di esercizi pubblici o aperti al pubblico, secondo il c.d. “modello francese”.
Tale operazione di schedatura sanitaria di massa rende obbligatoria, nella sostanza se non nella forma, la pratica vaccinale anticovid che è ad oggi sperimentale ed i cui benefici verso terzi restano del tutto ipotetici, non potendosi perciò invocare la copertura dell’art 32 della Costituzione il quale ammette l’imposizione di un sacrificio al singolo ma solo a fronte di un beneficio collettivo certo ed anche a condizione che il sacrificio sia certamente vantaggioso, in termini di salute, anche per il singolo stesso, requisito che non può dirsi soddisfatto laddove il farmaco sia ancora in fase sperimentale (così la sentenza storica della Corte Cost. 307/90, richiamata anche dalla recente sentenza Corte Cost. 5/2018 che i tre ex giudici costituzionali dimostrano, evidentemente, di non conoscere).
A nome di Generazioni Future denunciamo la estrema e pericolosissima strumentalizzazione di principi giuridici complessi quali la proporzionalità nelle scelte politiche sanitarie o il bilanciamento tra diritti costituzionali che, inquinati da interpretazioni frutto di meri rapporti di forza, vengono utilizzati per giustificare il trasferimento di poteri di polizia in capo a soggetti del tutto privi di qualifiche.
Il bilanciamento tra i diritti coinvolti e la proporzionalità delle misure da adottare, al fine di perseguire un qualunque obiettivo in tema di salute collettiva, sono appannaggio del legislatore e della giurisdizione. Mai bisognerebbe dunque generare confusioni ricoperte di retorica giuridica che rischiano di autorizzare categorie di cittadini senza alcuna legittimazione a ergersi a depositari di scelte “giuridiche” su libertà civili inalienabili quali la mobilità sul territorio, l’accesso ai servizi e più in generale il perseguimento del pieno sviluppo della persona umana sancito dall’art. 3 Cost.
Per fortuna il Garante per la Protezione dei Dati personali ha già avuto modo di esprimersi al riguardo dichiarando il green pass costituzionalmente “irricevibile”.
Chi, avvalendosi della propria fama di giurista, si presta a legittimare un sistema che elargisce libertà fondamentali solo a condizione che si sia detentori di un “pass” e così facendo rinuncia a denunciare l’ obbrobrio costituzionale in corso, non contribuisce all’edificazione di una società giuridicamente sana, nella quale mai può spettare al controllore ferroviario, al negoziante o al poliziotto la scelta sul se far accedere o meno un libero cittadino a servizi anche essenziali.
Invito pertanto ogni collega che abbia a cuore la Costituzione e che parli pubblicamente come giurista o come costituzionalista a non utilizzare la propria visibilità mediatica per assecondare l’imposizione, di fatto, di un farmaco sperimentale come condizione di esercizio di una piena cittadinanza. Una tale imposizione di fatto o di diritto va invece respinta senza esitazione sia sul piano etico che su quello costituzionale.
Nel licenziare la presente nota comunico che ho dato mandato ai costituzionalisti dell’ Osservatorio Permanente per la Legalità Costituzionale di approfondire il tema del green pass.
Presidente Soc. Coop. Ugo Mattei
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