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mercoledì 21 aprile 2021

MIRIAN GUALANDI x BYOBLU - MATERNITÀ SOLIDALE, UN MODO EDULCORATO PER CHIAMARE L’UTERO IN AFFITTO.

 



FOTO :::censurata::::::!

di Miriam Gualandi

L’hanno chiamata ‘maternità solidale’ perché utero in affitto è un termine che fa saltare sulla sedia e fa pensare, in effetti, a tutti i sottintesi e le ipocrisie che si nascondono dietro questa pratica che viene alternativamente definita di civiltà o barbara. 

Ma veniamo ai fatti. Nei giorni scorsi il tema è tornato fortemente alla ribalta dopo che un gruppo di parlamentari ha presentato in Parlamento una proposta di legge che deriva dal lavoro l’Associazione Luca Coscioni e Certi diritti. Obiettivo? Regolamentare e soprattutto legalizzare la pratica dell’utero in affitto.

Una proposta che arriva in risposta alla richiesta degli onorevoli Mara Carfagna Giorgia Meloni di rendere invece illegale la pratica anche per i cittadini italiani che ne usufruiscono in altri Paesi.

 

Sì perché nel mondo questa pratica esiste ed è consolidata. In Russia, per esempio, ci sono delle agenzie che mettono a disposizione donne che dietro compenso economico portano avanti la gravidanza.

Solo lo scorso anno in Ucraina centinaia di neonati sono rimasti ‘parcheggiati’ nelle loro culle, perché causa Covid i nuovi genitori non hanno potuto ritirare i neonati. Come un pacco mai arrivato a destinazione che si può reclamare o dimenticare. Con l’unica differenza che in questo caso respira. 

E non può neanche tornare indietro, perché per legge e per contratto la donna che l’ha messo al mondo non può rivalersi su quel figlio che ha portato in grembo 9 mesi, a meno di una costosa battaglia legale che non è detto che vinca.

In altri Paesi, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, è legale “solo in forma altruistica” e cioè non sotto compenso economico. In Italia a vietare questa pratica, per ora, ci pensa la Legge 40\2004. 

Ci battiamo perché il corpo delle donne sia sempre meno oggetto di mercificazione e siamo d’accordo invece a trasformarla in una incubatrice naturale, una semplice portatrice che vive la maternità come un lavoro. E quanto è alto il rischio che questa pratica si trasformi per donne che vivono in situazioni di degrado in una forma di coercizione? 

Secondo i dati UNICEF a livello mondiale, nel 2015 si stimavano circa 140 milioni di bambini orfani di almeno un genitore di cui 15,1 milioni senza entrambi i genitori. In Italia dal 2000 al 2014 i bambini adottabili sono aumentati del 19,2% ma le famiglie disposte ad adottare sono diminuite del 13,2%. 

La roulette della natura e l’illusione di ottenere il figlio perfetto – Elisabetta Frezza

Sull’argomento della riproduzione controllata e geneticamente modificata parla a Byoblu24 la giurista Elisabetta Frezza.

“La mia idea è un po’ diversa da quelli che si accapigliano per il cosiddetto “utero in affitto”, che effettivamente detto così pareva brutto e quindi bisognava cambiargli il nome per renderlo più presentabile e dargli più chance di fare carriera. Secondo me l’utero in affitto è uno stolcking horse, il cosiddetto falso bersaglio che nasconde la madre di tutti gli abomini e cioè la fabbricazione dell’essere umano in laboratorio, il grande affare della fecondazione in vitro, della provetta da cui discendono tutti gli esiti distopici del transumanesimo che galoppa. 

L’affitto di utero è solo una delle modalità attraverso cui la fecondazione artificiale si realizza e cavalca, usando in modo strumentale la causa omosessualista, perché intanto procede nell’ombra verso le nuove frontiere della riprogenetica che non è altro che il frutto della zoo-tecnologia applicata all’essere umano.

Del resto, l’utero in affitto sarà ben presto un ricordo, visto che dietro l’angolo c’è la tecnologia della xeno gravidanza che è stata iniziata proprio in Italia con l’esperimento di Flamigni negli anni ’80, che ha aperto le danze. Ora è la stessa Unione europea a finanziare gli studi sull’utero artificiale. 

Su tutti galoppa veloce e inarrestabile il CRISPR, cioè il procedimento biotecnologico di taglia e cuci molecolare, attraverso cui tagliato il DNA vengono cuciti dei geni, i cosiddetti geni bersaglio e poi viene ricucita la catena genetica. Attraverso questa tecnica non fanno altro che programmare i connotati dell’essere umano direttamente nella fase preimpianto. Già abbiamo i bambini Aids free, le cosiddette gemelline cinesi che sono nate nel 2019 geneticamente modificate, proprio con la tecnica CRISPR. 

E così il manufatto umano può essere consegnato all’aspirante genitore con relativo certificato di garanzia: prodotto immune all’HIV ma un domani potrà essere immune al morbillo, alla meningite, e perché no al COVID. Ma anche, per esempio, dotato di ossa indistruttibili, di orecchio assoluto e così via. Del resto nel mondo anglosassone la selezione di bambini con gli occhi azzurri è già oggi realtà commerciale, si scartano gli embrioni che secondo la diagnosi pre impianto risultano con probabile occhio marrone. 

Di fatto stiamo consegnando ai Signori delle farmaceutiche il controllo della qualità e quantità sulle nostre vite, presenti e future, in cambio dell’illusione di ottenere il figlio perfetto munito dei connotati scelti da catalogo, liberato a priori da una lista di malattie, affrancato dai rischi di quella che possiamo definire la roulette russa della natura. In cambio di questa illusione noi cediamo il rubinetto della vita alle multinazionali del farmaco, ai filantropi, che possono accenderlo o spegnerlo a piacimento e condurre i loro esperimenti eugenetici. 

L’agenda stabilisce proprio che la gestazione naturale deve piano piano diventare sintetica, cioè deve desessualizzarsi e spostarsi verso il paradigma della fertilizzazione, proprio come la zootecnia.

Il trionfo del figlio suppellettile. È questo il traguardo disumano verso cui ci sta conducendo il desiderio di avere un bambino in braccio, che deve per forza tramutarsi nel diritto alla genitorialità, questo termine grottesco. L’affitto di utero in questo quadro qui è un effetto collaterale, cioè guardiamo il dito e ci perdiamo la luna.

Effettivamente nel caso in cui insorgano controversie tra la mamma, la gestante e chi invece ha ordinato il bambino, mi pare che ci sia stato un caso in America in cui la mamma tenne il suo bambino e alla fine vinse lei.

Comunque, anche qui mi pare di poter dire che il fatto che si parli di contratti e di fenomeni giuridici nel lato più basilare e fondante della vita stessa, anche questo sia un simbolo della regressione alla barbarie della riprogenetica e quindi della vittoria di questa giurisprudenza puramente edonistica sulla vita naturale.”

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