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sabato 30 gennaio 2021

Gli scienziati-scettici del vaccino italiano chiedono: "Due che funzionano già ci sono, che senso ha?"

 


PS : "Il progetto Reithera è "follia" per Burioni, "pone problemi etici nei test" per Galli, "non è convincente" per Viola, mentre Garattini invita a seguire l'esempio di Sanofi"!!....e non ditemi che questi sono normali ...NO VAX...!

umberto marabese
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Lo Stato ha puntato su Reithera, il vaccino anti-Covid italiano, entrando nel capitale dell’azienda di Castel Romano. Si punta ad averlo da settembre, l’obiettivo è produrre 100 milioni di dosi. Roberto Speranza ha detto: ”È una scelta giusta e importante, Reithera va valorizzato il più possibile” è la posizione del ministro della Salute. L’obiettivo strategico, ha spiegato il commissario all’Emergenza Domenico Arcuri, ”è quello di dotare anche il nostro Paese di una rete di sperimentazione e sviluppo diversa da quella che c’era ed arrivare ad un livello accettabile di produzione autoctona di vaccini e farmaci anti Covid”.

Eppure c’è una schiera di scienziati che appare scettica, se non apertamente critica, all’operazione di investimento su Reithera:

 


 

È l’esempio di Massimo Galli, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano. Sulle colonne del Fatto Quotidiano, il professore scrive che “un vaccino lo abbiamo e funziona (Pfizer-BioNTech). Due se consideriamo anche quello di Moderna”, per cui “se ci fossero contesti in cui fosse possibile mettersi a produrre, su licenza Pfizer-Biontech, il vaccino americano-tedesco si risolverebbero molti problemi, questo mi sembra evidente”. Galli evidenzia che “il dato di efficacia del vaccino americano Johnson&Johnson appena annunciato, 66%, non è altrettanto buono. E il vaccino di Oxford Astrazeneca, abbiamo visto, ha presentato una serie di criticità non del tutto risolte. Inoltre è molto difficile pensare di poter puntare sul cosiddetto vaccino italiano Reithera, perché l’arrivo in fase 3 a questo punto pone anche un problema molto serio di natura etica: come sarà possibile chiedere alle persone di accettare da volontari il placebo in un momento in cui due vaccini validi esistono già, Pfizer e Moderna? Sinceramente mi ritroverei in grosso imbarazzo a doverlo fare”.

Silvio Garattini, decano dei farmacologi e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, fa notare sul Fatto Quotidiano che piuttosto che puntare sui nazionalismi in nome di un’autosufficienza vaccinale, “serve subito uno sforzo europeo, chiamando a raccolta tutte le fabbriche in grado di produrre e riconvertendone altre, per avere più dosi possibili dei vaccini di Pfizer e Moderna, di gran lunga i due migliori fin qui per efficacia e sicurezza. Soltanto in questo modo si potrebbe aumentare la velocità della campagna di vaccinazione e chiudere così la partita contro l’insidioso coronavirus SarsCov2”. L’invito di Garattini è quello di seguire l’esempio di Sanofi in Francia, “mettendosi a disposizione di Pfizer Biontech per produrre il vaccino americano-tedesco”. Purché l’operazione di Sanofi non riguardi solo la Francia, chiosa il professore. 

Si è espresso in termini di “follia” anche Roberto Burioni, su Twitter: “Siccome non si riescono ad avere abbastanza dosi di due vaccini estremamente efficaci e sicuri, invece di potenziarne la produzione il nostro Stato decide di provare a mettere a punto un nuovo vaccino, che non si capisce neanche come verrà sperimentato” afferma il Professore di Virologia all’Università San Raffaele e direttore scientifico di Medical Facts. 

 

Dura anche l’analisi di Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova e direttore scientifico dell’Irp-Città della Speranza.  “La sperimentazione del vaccino di ReiThera, battezzato da alcuni il “vaccino italiano” , non è in una fase particolarmente entusiasmante” scriveva ieri in un’analisi su La Stampa la virologa Antonella Viola, sottolineando che “non solo non siamo in uno stadio avanzato della sperimentazione, ma i pochi dati ottenuti finora, e mostrati solo in conferenza stampa, non sembrano convincenti. Il vaccino, per quello che abbiamo potuto vedere, sembra molto meno efficace di quelli già approvati, non riuscendo a raggiungere il livello di immunizzazione indotto dall’infezione”. Quindi “si fa davvero fatica a comprendere cosa spinga la nostra classe dirigente a manifestare un entusiasmo, in termini di dichiarazioni e ingente impegno economico, che sembra basato su motivazioni scientifiche tutt’altro che solide”. Per la virologa padovana, pertanto, “i dubbi sono tanti e tali da far apparire questo entusiasmo per il vaccino di ReiThera come un’operazione volta a infondere speranza e fiducia nei cittadini. Che però sarebbero senz’altro più rassicurati nel sapere che il denaro pubblico viene speso per operazioni giustificate, coerenti e strategiche”.

In ogni caso, fino a fine anno si dovrà fare con quel che c’è. “Il vaccino italiano Reithera è un’ottima opportunità” ha detto il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, “ma rispetto a quando sarà disponibile e all’esperienza di Moderna, per cui ci sono voluti nove mesi prima che la Fda l’approvasse, se sono in fase 1 devono ancora fare la fase 2 e dovranno fare decine di migliaia di casi - e costerà molto - verosimilmente considerando i tempi si arriverà a settembre-ottobre. Ma non sono un indovino”.

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