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domenica 2 agosto 2020

Maurizio Blondet - IL 5 AGOSTO, FINE DELL’EUROZONA E’ POSSIBILE. E non se ne parla...!

IL  5 AGOSTO, FINE DELL'EUROZONA  E'  POSSIBILE. E  non se ne parla

   

L’ordine  eurocratico che si tutela  e difende  (dixit Giannini  il direttore de La Stampa) facendo eliminare    Matteo Salvini per via giudiziaria a oltre che per conventio ad escludendum  (meglio abbondare) , e censurando ogni critica  all’euro (e  alla clorochina),  in realtà è sull’orlo della  disgregazione e collasso.  Per mano  di quelli che Giannini crede  “europeisti”.

Anzitutto, il Recovery Fund,  quella favoleggiata pioggia di miliar mostrare  come è  bello essere in Europa, è radicalmente insufficiente , e quindi non innescherà alcuna ripresa: non solo nel Club Med, ma nella stessa Germania che pure, il suo sistema economico, l’ha davvero inondato di centinaia di miliardi.di a centinaia  che Merkel, secondo la narrativa,    farà piovere sul governo Conte perché possa  mostrare  come è  bello essere in Europa, è radicalmente insufficiente , e quindi non innescherà alcuna ripresa: non solo nel Club Med, ma nella stessa Germania che pure, il suo sistema economico, l’ha davvero inondato di centinaia di miliardi.....

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Per noi italiani,   la pioggia d’oro  al netto, ossia detratte le nostre contribuzioni al fondo,    come   ha calcolato Mazzalai, si riduce a 4,2  miliardi netti l’anno di “recovery”,  accompagnati dall’obbligo di riforme”, quelle che la Germania esige da sempre  e che il governo Gualtieri s’incarica di garantire. Avremo dunque un  altro, ulteriore  decennio delle austerità  per rientrare nel debito,a  cui già dobbiamo l’aumento del debito in rapporto al Pil (che è diminuito),  la rovina economica, le masse  di giovani che né studiano né lavorano.

E’ la “cura”  che già  conosciamo dal governo Monti.  La deflazione. Ma se la deflazione ha almeno  dato la stabilità dei prezzi, la “difesa dall’inflazione”,  oggi dopo il coronavirus  e la chiusura,  non   sarà  più il caso.

LE gioie della deflazione   (disoccupazione di massa e tagli dei redditi per renderli competitivi) si stanno per unire ai benefici del rincaro.  Degli alimentari in particolare.

Da noi la penuria alimentare?

Il lockdown ha messo in forse la sopravvivenza del 30  per cento delle imprese agricole italiane; settore che, benché vanti un fatturato di 200 miliardi di euro l’anno,  contribuisca all’export  per oltre 44 miliardi e dia  lavoro  a 1,4 milioni di occupati,  è composto di 1,6 milioni di aziende; l’87% delle quali ha un fatturato inferiore ai 10 milioni l’anno.

Ciò significa che per il governo più terrone, ignorante  e neo-primitivo della storia, questa  miriade  di microbi –  ma di evidente importanza strategica  –   non è degna degli aiuti miliardari  a fondo perduto  che ha profuso per l’inutile Alitalia e i  monopattini Made in China. Quanto alle banche italiote, note per non fare credito all’economia reale (gli conviene “investire” in BTP ),  figuratevi se aiutano   questi nani   che faticano sui solchi.

RIsultato:  il 30  per cento dei produttori di alimenti chiuderà davvero  e la penuria di merci    commestibili farà aumentare i prezzi.  Cavolfiori, zucchine, carne e  salumi.  Rincari che incideranno una popolazione  dove sono aumentati i disoccupati,e  chi ha un lavoro (se non è un pubblico dipendente) ha visto il   suo salario calare  per il convergente e  simultaneo  restringimento di domanda ed offerta, e ciò sul piano mondiale.

Si  sveglierà infine l’italiota? Confesso di avere  qualche speranza   in più  nel popolo francese. Ha dato già prove di sollevazione   coi Gilet Gialli per un rincaro del carburante;    insurrezione stroncata col ferro e col fuoco da  Macron nel silenzio complice dei media; ma la rabbia rerpressa non è placata.

Speriamo nei francesi. Che insorgano. 

Ed ecco il punto:

La  Francia  –  il primo “alleato” di  Merkel  –  è diventato il paese più de-industrializzato dell’eurozona; più di Italia e Spagna;   dietro ad essa c’è solo la Grecia. Il settore industriale francese poccupa meno di 3 milioni dia ddetti e vale solo il 10% del Pil (per confronto, nella piccola Svizzera l’industria è il 22%).

E come fa fronte? Coi debiti. “La Francia è un  paese che vive  sotto perfusione”, ammette Le Figaro,  aggiungendo ogni anno 80-100 miliardi di prestiti supplementari l’anno.   Famigliee  imprese soprattutto.

“Il vero problema dell’Eurozona è LA FRANCIA,  che è stra-indebitata, come famiglie e aziende, 256% del PIL contro 110% dell’Italia”, commenta Zibordi: “ e usa lo spauracchio del debito pubblico italiano per far monetizzare il debito e tenere tassi 0 dalla BCE con la garanzia della Germania”.

Ma perché la Francia è  ridotta così?    L’euro sopravvalutato per la sua economia (come per la nostra)  penalizza    la produzione   nazionale e spinge  le industrie a  delocalizzare dove sono i bassi salari.  Ma  là  albeggia sempre più chiaramente che   la Germania    non  è innocente di questo depauperamento;  e là si puo’ dire senza essere  accusati di negazionismo  criminale, ed esclusi dal discorso pubblico.

“Con  la  sua continua politica di disinflazione competitiva nel contesto  del cambio fisso (l’euro) l Germania s’è arricchita succhiando crescita dai partner della zona euro”,   dice Sebastien Cochard; e  ha impoverito non solo i vicini, ma anche la sua propria popolazione, lesinando i salari per mantenerli “competitivi”.

L’euro sottovalutato equivale a un sussidio all’industria   tedesca, che   tale sussidio fa mancare ai vicini per i quali l’euro è sopravvalutato.

E oggi, “con la sua ossessiva politica di export, la Germania rende tutti gli stati dell’euro prigionieri del ricatto geopolitico dei  paesi suoi clienti (Usa, Cina), dato che  Berlino spingerà  l’intera UE a fare qualunque cosa per di evitare dazi sulle sue auto d’esportazione”....

  • E non basta ancora.   Jens Weidmann, il capo della Bundesbank, da  tempo protesta che la “stampa”   forsennata della BCE    guidata dalla  Lagarde  che compra illimitatamente  debito pubblico europeo  (ovviamente del Sud;  la Germania praticamente non emette debito),  deve   smettere di farlo. Anzi, per  Weidmann, la BCE  deve cominciare a vendere sui mercati speculativi le  centinaia di miliardi di titoli che ha comprato col denari creato dal nulla:  è l’altra ossessione tedesca, esporre il debito del Sud al  giudizio dei mercati  – come se poi “i mercati”  esistessero ancora, dopo l’immane  crisi e  l’ancor più immane compra da  parte della Fed e della altre banche centrali.

Ma   “se la BCE  – come chiede il tedesco  –  dovesse disinvestire  il debito acquisito prima della scadenza e non reinvestire i proventi nell’acquisto di nuovi titoli di debito, renderebbe automaticamente insostenibile il debito francese e italiano (il 40% sarà detenuto dalla BCE alla fine del 2020)”,  protesta Cochard.  “La Francia  ha assolutamente bisogno della monetizzazione della BCE. Punto”. E Italia, Spagna, Portogallo,Grecia non di meno.

Ma sull’euro incombe la sentenza di Karsruhe:  la corte suprema germanica ha ingiunto alla BCE di  dimostrare che la “stampa” di moneta    che ha fatto Draghi  a suo tempo, e  quella forsennata  sta facendo la Lagarde  per salvarci  con il PEPP ( Pandemic Emergency Purchase Program)  è “proporzionata” e congruente ; e  di  dimostrarlo entro il 5 agosto. 

Entro mercoledì. Siccome la   BCE continua a stampare, la Bundesbank sarà obbligata ad obbedire a Karlsruhe ….   Smettendo di  partecipare all’acquisto  forsennato dei titoli pubblici. Senza la Germania, la zona euro sarebbe divisa di fatto in due. Cosa farà Weidmann?  Dopo tanto brontolare e minacciare  la BCE, restarci dentro e cooperare al PEPP, gli  è semplicemente impossibile. Come è impensabile che il banchiere centrale tedesco possa disobbedire alla  Corte Suprema tedesca.

“ L’ora del signor Weidmann è finalmente arrivata”,  commenta il macro-economista Chris Marsh. “Le decisioni che  Jens Weidmann prenderà   all’interno della Bundesbank questo fine settimana potrebbero essere le più importanti della sua vita e dell’euro”.

L’ordine europeo a cui si sono  legati i nostri collaborazionisti  può cessare di colpo. Mercoledì’. E  la cosa più impressionante è che tutte le capitali facciano finta di niente e i media non ne parlino.  I nostri terroni al potere sono in grado di gestire il distacco traumatico della Germania dall’euro? Berlino ha certo un programma.  Ma non lo comunica.  Una cosa è certa:  il popolo francese non sopporterà un altro diktat tedesco  e una tornata di austerità perdente.---

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