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venerdì 7 agosto 2020

Gigi Riva x HuffPost - Verbali Cts: Conte, perché ha rinviato la chiusura di Alzano e Nembro?

 Verbali Cts: Conte, perché ha rinviato la chiusura di Alzano e

Verbali Cts: Conte, perché ha rinviato la chiusura di Alzano e Nembro?

Il premier ha sempre ammesso di aver rinviato la chiusura di Nembro e Alzano, nonostante il Covid crescesse velocemente, ma non ha mai spiegato le ragioni.

C’è una domanda che resta inevasa e a cui né il presidente del Consiglio né i suoi ministri hanno saputo mai dare un risposta convincente: perché ciò che era esiziale solo dieci giorni prima a Codogno è diventato marginale ad Alzano e Nembro, Valseriana?

Ricapitoliamo i fatti. Il primo caso di Covid 19 ufficialmente accertato è del 21 febbraio, ospedale di Codogno. Nell’area se ne censiscono rapidamente altri 15. Il totale fa 16. L’esecutivo reagisce in modo repentino e allarmato, chiusura totale, zona rossa garantita da 35 posti di blocco. E bene ha fatto. Al netto delle divergenze sulla conseguenze, su un punto tutti i virologi hanno sempre concordato: il virus ha una spaventosa velocità di propagazione. Sono importanti i giorni, addirittura le ore...

Il 3 marzo il Comitato tecnico scientifico riceve i dati dei due paesi del Bergamasco e non può far altro che suggerire misura analoga. Sia Nembro sia Alzano denunciano “oltre venti casi” (in realtà sono già molti di più) e l’indice di contagio è “sicuramente superiore a uno”. Il provvedimento sembra talmente scontato che 250 tra carabinieri e poliziotti si preparano a sigillare la Bassa Valseriana. Aspettano solo l’ordine. Che non arriverà mai.

I tecnici propongono, i politici dispongono. Conte si inalbererà spesso davanti alla richiesta di spiegare la differenza di trattamento. Userà anche il latinorum leguleico e del resto è un avvocato. Giocherà con le parole come quando dirà ai giudici di Bergamo che lo vanno ad ascoltare a palazzo Chigi: “Il verbale del Cts non l’ho mai visto”. Però ne conosceva il contenuto, non ne ha mai fatto mistero. Non contento del pronunciamento del 3 marzo, il premier ne chiede uno ulteriore che arriva il giorno 5. Il 6 decide per la zona rossa in tutta la Lombardia. Il relativo decreto arriva il 7. La notte del 7. Dunque diventa operativo la domenica 8.

Davanti alla supersonica velocità di contagio si sono persi tra i 4 i 5 giorni. Giorni fatali? La medicina non è una scienza esatta. Ma la statistica fornisce qualche indicazione. Nel Lodigiano dove si è agito tempestivamente il numeri dei decessi nei mesi fatali è aumentato del 369 per cento rispetto al 2019. a Nembro e Alzano del 745 per cento.

Un’annotazione a margine ma non secondaria. Nello stralcio del “verbale numero 16” della riunione del Comitato tecnico scientifico, all’inizio e alla fine appaiono due “omissis”. Non pare bello, trattandosi di informazioni che riguardano la salute di tutti. Non pare bello perché chiamano un’assonanza con gli omissis sui documenti della strage di Bologna venuti alla luce in questi giorni a 40 anni esatti di distanza dai fatti. A Bologna il massacro lo fece l’uomo. Nel 2020 è stato un invisibile virus. Magari dietro quegli omissis non c’è niente di rilevante, ma perché alimentare i sospetti in un Paese che di dietrologia si nutre, purtroppo averno spesso ragione di coltivarla?


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