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giovedì 6 agosto 2020

Gabriella cerami x HuffPost - Atti desecretati Cts, i tecnici erano contrari al lockdown totale

 Italian Prime Minister Giuseppe Conte with protective mask in the Senate Chamber during the information...

PS: <<Il Cts avrebbe voluto dividere l'Italia in due il 7 marzo. Conte decise per la chiusura totale dopo la fuga di notizie e dalla Lombardia. Nelle carte mancano le riunioni su Alzano e Nembro >>....si può chiamare "...dittatore..."...e il Cts...silenzio...perchè?

umberto marabese
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Era il 7 marzo, quarantotto ore prima del lockdown totale, quando il Comitato tecnico scientifico si riuniva per verbalizzare le indicazioni da fornire al governo sull’emergenza Coronavirus. Nel documento riservato inviato al ministro della Salute Roberto Speranza e pubblicato solo oggi sul sito della Fondazione Einaudi emerge che il Cts proponeva di “adottare due livelli di misure di contenimento: uno nei territori in cui si è osservata maggiore diffusione del virus, l’altro sul territorio nazionale”. Invece il 9 marzo il presidente del Consiglio ha deciso con un suo provvedimento il lockdown totale, ovvero misure uguali per tutto il territorio nazionale. Decisione che portò con sé non poche polemiche politiche tra i governatori...

Tra chi come Attilio Fontana, presidente della Lombardia, che pretendeva che l’Italia intera si uniformasse affinché la sua regione non restasse indietro, e gli amministratori del Sud, dove vi erano meno contagi, che chiedevano misure restrittive più soft così da subire meno la crisi economica. Inoltre la fuga di notizie provocò la corsa soprattutto degli studenti fuori sede ai treni notte che dal Nord portavano al Sud.

Dei territori in cui vi era maggiore rischio di contagio facevano parte le cosiddette “zone rosse” e “zone gialle” che il Comitato propone di unificare. Nello specifico quindi si raccomandavano misure più rigorose in Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti”. Misure rigorose che prevedevano la chiusura totale di ogni tipo di attività, la chiusura dei luoghi di culto e lo stop agli spostamenti di ogni tipo.

Per quanto riguarda i provvedimenti da adottare per contenere la pandemia su tutto il resto del territorio nazionale il Comitato tecnico scientifico dà altre indicazioni: “Apertura al pubblico dei musei ed altri istituti e luoghi della cultura a condizione che assicurino modalità di fruizione contingentata tali da evitare assembramenti di persone; svolgimento delle attività di ristorazione e bar con obbligo di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro; sospensione delle attività di pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse, sale bingo e discoteche; divieto assoluto di mobilità dalla
propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena; limitazioni della mobilità ai casi strettamente necessari; sospesi i servizi educati per l’infanzia e attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado; sospensione delle attività svolte dai tribunali; apertura luoghi di culto condizionata all’adozione di misure volte a evitare assembramenti; raccomandato presso tutti gli esercizi commerciali l’accesso con modalità contingentate e misure volte a evitare assembramenti”.

Non vi è traccia invece, nei documenti pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi, del verbale del 3 marzo quando il Comitato tecnico scientifico si riunì per stabilire le misure di contrasto al Coronavirus ad Alzano e Nembro, in provincia di Bergamo, una vicenda che nelle scorse settimane ha innescato un rimpallo di accuse in particolare tra Regione Lombardia e Governo. La fondazione Luigi Einaudi ha ottenuto dalla Protezione civile ed ha pubblicato oggi sul proprio sito internet cinque verbali, per circa 300 pagine, relative alle riunioni n.12 del 28.2.2020; n.14 dell′1.3.2020; n.21 del 7.3.2020; n.39 del 30.3.2020 e n.49 del 9.4.2020.

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