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martedì 14 aprile 2020

Maurizio Blondet - Covid-19, troppe morti per tromboembolia: AIFA approva l’uso dell’Eparina

Covid-19, troppe morti per tromboembolia: AIFA approva l’uso dell’Eparina


  • Filippo Drago, docente di Farmacologia e direttore dell’Unità di Farmacologia clinica al Policlinico di Catania, ha comunicato un importante aggiornamento in tema di cura del Covid-19.
    “L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) con le indicazioni di oggi ha dato un segnale per quello che riguarda l’uso in prevenzione delle eparine a basso peso molecolare nei pazienti Covid-19, ma ha anche già approvato uno studio specifico proposto,
  • da me e da Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa Malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, per valutare gli effetti della somministrazione di dosi medio-alte del farmaco non tanto per prevenire eventi trombo-embolici, ma per curare quelli già in atto e che spesso portano alla morte dei pazienti. Si attende ora il via libera del comitato etico dell’Istituto Spallanzani di Roma“....

    “Dati preclinici – prosegue Drago nell’intervista rilasciata ad Adnkronos – ci dicono che il Sars-Cov-2 si lega a un analogo dell’eparina, all’eparina endogena per capirsi, quella prodotta dal nostro corpo, inattivandola. C’è quindi la necessità di supplementare l’eparina dall’ esterno con una molecola come l’ enoxaparina. Ma l’uso di questo tipo di medicinale, le eparine a basso peso molecolare, è già previsto nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) anche per i pazienti Covid, come preventivo di eventi tromboembolici”.
    “Il problema è diverso perché abbiamo l’impressione, supportata da esami autoptici su diversi pazienti, che questi pazienti muoiano non tanto per insufficienza polmonare grave – sottolinea – quanto per eventi tromboembolici, problemi che sono legati a un danno da parte del virus sull’endotelio basale e alveolare del polmone. Siamo convinti che somministrando enoxaparina non solo in fase preventiva, ma anche terapeutica a dosi medio-alte, si possano prevenire i trombi e anche limitare la carica virale, risolvendo la polmonite”.
    Il nuovo studio “è stato approvato dalla commissione tecnico-scientifica dell’Aifa – fa sapere Drago, che è componente dell’unità di crisi Covid-19 della Società italiana di farmacologia – il comitato etico unico centralizzato dello Spallanzani dovrà ora valutarlo, ma dovrebbe partire martedì in centri clinici che sono distribuiti su tutto il territorio, a differenza di altri studi concentrati solo nel nord Italia. Questa è una cosa che vorrei sottolineare: in alcuni trial i centri del Sud sono pochissimi, mentre al Nord sono molto numerosi”.
    “Siamo convinti – ribadisce l’esperto – che l’uso dell’  enoxaparina possa fare molto di più che prevenire coaguli in questi pazienti. Ho visto le Tac di questi pazienti e sono sconvolgenti: il polmone non c’è più, i pazienti non respirano più se non con margini di tessuto, il problema però è che con la respirazione assistita questi pazienti possono durare di più se non ci sono fenomeni tromboembolici. Il danno endoteliale è catastrofico e c’è persino il rischio di una coagulazione intravascolare disseminata (Cid) che quando si verifica è inarrestabile: il paziente muore per trombosi diffusa”.
    Attraverso l’utilizzo dell’eparina si tenterà di arginare proprio questa situazione.
    Fonte:AdnKronos
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    • Non è meglio prevenire?

      MB  –  E’ una bella notizia, ma anche tragica.  Sostanzialmente,  le migliaia di vittime del C-19 sono morte per un fatale errore di diagnosi, inutilmente ventilate mentre soffocavano  perché  non avevano più polmone; errore dovuto ovviamente alla  violenza improvvisa di massa dell’aggressione,   alla fretta di salvare vite, alla natura poco conosciuta dell’aggressione di questo virus; tragici errori inevitabili alle frontiere  della medicina.
      Ora, speriamo che l’eparina sciolga i trombi già formati (un mio lettore, ex consubim, mi ha detto che da un mese aveva suggerito  all’assessore sanità di  Lombardia di provare con camera iperbarica ed eparina –  ausili purtroppo ben noti ai sommozzatori  professionisti  di alta profondità   –   senza avere risposta).
      Ben conosce l’eparina, il Consubim
      Ma  una volta  appurato l’errore diagnostico, è- mi pare  –  la procedura di presa in carico del malato a dover essere modificata.
      Come hanno scoperto i medici, “molti morti, anche quarantenni  avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente”,  e sono arrivati all’ospedale quando ormai non avevano più polmoni. Bisogna quindi prevenire, prendendo subito sul serio chi  accusa febbre alta e sintomi, e somministrargli l’eparina a domicilio.
      E’, mi pare,  il contrario di quel che succede adesso:  chi ha i primi sintomi è consigliato di stare a casa e  prendere  un febbrifugo,  per non intasare  gli ospedali. Sbaglio?
      (Il giornalista Dario Voltolini mi gira uno studio inglese tradotto, che consiglia l’uso di tensioattivi:  anchge  qui, è un medico italiano a pensare fuori dalle righe:
      Covid-19, cellule alveolari di tipo II e surfactant (articolo tradotto in italiano pubblicato sul Journal of Medical – Clinical Research & Reviews)

    • Covid-19, Type II Alveolar Cells and Surfactant Bracco Lorenzo MD*Journal of Medical – Clinical Research & ReviewsCitation:Bracco Lorenzo MD. Covid-19, Type II Alveolar Cells and Surfactant. J Med – Clin Res & Rev. 2020; 4(4): 1-3. Covid-19, cellule alveolari di tipo II e surfactant
      (articolo tradotto in italiano)
      Bracco Lorenzo MD*
      Medico Chirurgo, Specialista in Fisiatria,“Diplôme de Université Paris VII” Opzione Clinical in Pathologia Tropicale e Epidemiologia, Psicoterapeuta.
      *Correspondenze:Bracco Lorenzo MD, Lorenzo Bracco Foundation, Corso Marconi 37, 10125 Torino, Italy, Tel: +39 0116688992 Mobile: +39 3331632321 email: lorenzobraccofoundation@gmail.com
      Abstract
       Nel caso di infezione polmonare da Covid-19 il virus infetta le cellule alveolari di tipo II che di conseguenza riducono la produzione di surfactant polmonare. Il surfactant, termine medico per “tensioattivo”, ha la funzione di ridurre la tensione superficiale degli alveoli. Meno surfactant polmonare c’è, più gli alveoli tendono a collassare per l’aumentata tensione superficiale della loro superficie. Di conseguenza il polmone tenderebbe a collassare, ovvero a ridurre il proprio volume, ma il collasso è impedito dal movimento muscolare dell’inspirazione, che invece ne aumenta il volume. Questo comporta che nello spazio interstiziale si crea una “zona di bassa pressione” che richiama liquido e sostanze che spesso sono infiammatorie e che col tempo si organizzano dando luogo a polmonite interstiziale. La mia proposta è di somministrare al paziente Covid-19 in ventilazione assistita il surfactant polmonare. Questa tecnica è usata abitualmente nei neonati pretermine con carenza di produzione di surfactant polmonare per immaturità delle cellule alveolari di tipo II, in attesa che tali cellule una volta maturate lo producano autonomamente. Analogamente la somministrazione di surfactant durante l’infezione polmonare da Covid-19 permetterebbe di mantenere durante la fase acuta dell’infezione la giusta quantità di surfactant e darebbe il tempo alle cellule di tipo II di guarire e di riprendere autonomamente la produzione di surfactant.
      Keywords:Coronavirus, Covid-19, surfactant, tensioattivo, polmone, polmonite interstiziale, cellule alveolari tipo II, ventilazione assistita, ventilatore polmonare, C-PAP, Easy Covid-19, interstizio polmonare, alveolo polmonare, cellule alveolari tipo I, tensione superficiale, clorochinina, azitromicina, tocilizumab.

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