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lunedì 23 marzo 2020

Così non va. Attilio Fontana: "Dpcm di Conte non ha il consenso della Lombardia"

Fontana

"Perché non chiudere tutti gli studi professionali, uffici pubblici e alberghi? E i cantieri edili?" dice al Corriere il governatore che invita i lombardi a seguire la sua ordinanza.

Attilio Fontana è contrariato nel leggere la lunga lista di attività che resteranno aperte dopo il decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. In un’intervista al Corriere della Sera il governatore lombardo non nasconde la sua delusione: “Mi sembra un po’ riduttivo - spiega - rispetto alle misure che avevamo predisposto noi. Perché non chiudere tutti gli studi professionali, gli uffici pubblici e gli alberghi? E i cantieri edili? Avevamo anche il consenso dell’associazione dei costruttori! E il divieto di andare nelle case di vacanza? Qualcuno mi deve spiegare il perché. Hanno detto che c’è il consenso di tutte le Regioni, ma se è così manca quello della Lombardia”....

CONTE: ORA UN NUOVO PASSO IN AVANTI. Sulla Stampa, il premier Conte dice che questi “saranno i giorni più difficili perché non abbiamo raggiunto la fase più acuta del contagio e i numeri cresceranno ancora. Siamo in attesa, nei prossimi giorni, degli effetti delle misure adottate. Lo avevo detto da subito che non si sarebbero visti nell’immediato. Le restrizioni sono quelle indicate anche dal Comitato tecnico-scientifico. Adesso abbiamo compiuto un nuovo passo in avanti, chiudendo tutte le attività produttive che non sono strettamente necessarie né indispensabili a garantirci i beni e i servizi essenziali. Ma molto - spiega - dipende dal comportamento responsabile di ciascuno di noi: se tutti, e ribadisco tutti, rispettiamo i divieti, se ognuno fa la propria parte, usciremo prima da questa prova difficilissima”. 
FONTANA: “LOMBARDI SEGUANO LA NOSTRA ORDINANZA”. E’ in corso “un approfondimento” per vedere la compatibilità o meno tra l’ordinanza emessa dalla Regione Lombardia e l’ultimo decreto del governo, ha poi detto a Radio 24 il presidente Fontana: “Preferirei che rimanesse in vigore il nostro perché è più restrittivo” ha aggiunto con riferimento all’ordinanza di sabato. Secondo il dpcm del Governo le aziende avranno 72 ore per adeguarsi: dovranno chiudere entro il 25 marzo. Di fatto la chiusura quindi sarà operativa da giovedì. Sono 80 le attività che restano aperte. Sul pressing degli industriali sulla lista, Fontana spiega che “dall’inizio abbiamo sempre detto e ripetuto che queste misure sono il frutto di una valutazione che cerca di tenere insieme due interessi: la salute pubblica e l’economia, entrambe fondamentali - prosegue Fontana - Noi ci siamo spesi molto nella moral suasion nei confronti di Confindustria Lombardia, che si è impegnata con noi, ma che per esempio, al momento del primo decreto stava ancora aspettando garanzie sulla cassa integrazione. Dopodiché l’interlocuzione è avvenuta anche a Roma, a livello centrale”
GALLERA: “IN LOMBARDIA VALE QUELLO CHE ABBIAMO APPROVATO NOI”.  Ai microfoni di Uno Mattina su Raiuno e di Agorà su Raitre, l’assessore al Welfare Giulio Gallera rincara la dose: Le nuove misure” per ridurre il contagio “che abbiamo adottato sabato sera, le abbiamo decise dopo un lungo confronto con i sindaci, in condivisione con loro che ci chiedevano anche di fare qualcosa in più ma è chiaro che i poteri della Regione arrivano fino ad un certo punto”. “C’è un’ulteriore stretta sulle attività commerciali, sugli uffici pubblici che non svolgono un’attività essenziale, e sugli studi professionali che non hanno scadenze previste per legge. - ha concluso - Poi è arrivata quella del governo che su alcune cose dà un’indicazione leggermente diversa ma quello che vale in Regione Lombardia è ciò che è stato approvato dalla Regione”.
PATUANELLI: “NON ABBIAMO CEDUTO A CONFINDUSTRIA. Intervistato da Repubblica, il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli respinge con forza l’insinuazione che nel nuovo decreto il Governo abbia ceduto a Confindustria, anche perché - aggiunge - “c’è un grandissimo senso di responsabilità di tutti i settori produttivi e dei singoli imprenditori”. “Abbiamo analizzato le richieste e siamo giunti ad una sintesi soddisfacente. A guidarci sono il principio di precauzione e la tutela della salute pubblica” sottolinea. Rispetto a prima, spiega, chiude “tutta la metallurgia, tutta la fabbricazione di prodotti di metallo. Della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, che conta 24 codici,  ne resta aperto solo uno. Resteranno aperte il 35% circa delle attività”.
BOCCIA (CONFINDUSTRIA): “DECIDANO I PREFETTI”. “Attenzione perchè le filiere sono trasversali. Non si possono forzare dentro a un codice”, avverte in un’intervista al Corriere della Sera il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. “Le aziende devono garantire le filiere del farmaceutico e dell’alimentare che devono continuare a poter produrre” e per questo motivo, aggiunge il leader degli industriali , “crediamo che affidare ai prefetti il controllo delle aziende che devono garantire beni e servizi per le filiere essenziali sia lo strumento giusto” così come stabilisce il decreto del governo pubblicato ieri che recepisce le richieste di Confindustria. Ma avvisa: “Attenzione alle rigidità, usiamo il buon senso”. Di fronte all’ipotesi di sciopero generale minacciato dai sindacati, il presidente di Confindustria tiene a precisare: “Non abbiamo chiesto nessuna flessibilità”, però “ci assumiamo la responsabilità di tenere aperte le imprese per assicurare le filiere dell’alimentazione e della farmaceutica”.

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