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mercoledì 5 febbraio 2020

x Huffington Post..Giuseppe Alberto Falci - Neanche un vertice in agenda sulla prescrizione

Giustizia

Neanche un vertice in agenda sulla prescrizione

La mediazione che tutti si aspettavano da giorni, non c’è. 

Appuntamento tra i partiti di maggioranza nemmeno.

Il Pd spera in un rinvio della riforma Bonafede.



 È grande la confusione sotto il cielo. Ma, rispetto a quanto diceva il grande timoniere, la
 situazione del governo giallorosso è ferma al punto di partenza. La soluzione, anzi la
mediazione sulla famigerata prescrizione, che tutti si aspettavano da giorni, non c’è. Al 
momento, va da sé. Il vertice risolutivo? Non c’è nemmeno questo. Forse, ma solo forse, si 
terrà domani, o dopodomani. Oppure chissà. E allora forse ha ben donde il parlamentare
 dei cinquestelle, Davide Tripiedi. Il quale rappresenta meglio di tutto il clima surreale del
 Transatlantico di Montecitorio nelle ore di massima tensione sul nodo dei nodi 
dell’esecutivo Conte 2: “Qui – sorride – siamo tutti in bilico”....
 In bilico tra un emendamento da allegare al decreto milleproroghe, un lodo “Conte” da
 arricchire perché il primo è stato cassato da fior di costituzionalisti, e una sospensione di
 una legge, la Bonafede, che è entrata in vigore lo scorso 1 gennaio. In bilico ma con una
 certezza. “Il governo non cadrà mai sulla prescrizione perché Renzi non lo farà mai cadere”,
 argomenta in un corridoio adiacente di Montecitorio Emilio Carelli, deputato di peso della 
galassia a cinquestelle, ma soprattutto il facilitatore dell’area comunicazione. Intanto le
 parti restano distanti. Fin dalle prime ore del mattino i cinquestelle stressano il dossier,
 essendo il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio una misura identitaria,
 simbolica della narrazione pentastellata. Torna a parlare anche a Luigi Di Maio, non più 
nella veste di capo politico. E cosa dice il ministro degli Esteri? Di Maio invoca la piazza:
 “Sapevamo che il sistema voleva cancellare le nostre leggi ma allora c’è una sola risposta: 
il popolo italiano, che deve manifestare pacificamente contro questo osceno atto di 
restaurazione che inizia con questo atto sui vitalizi. Io il 15 febbraio sarò con voi”. Sulla
 stessa scia il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, colui che dovrebbe mediare, smussare
 gli animi, ridurre le distanze. Bonafede la mette così: “Leggo di trattative di cui non sono a
 conoscenza. Entro dieci giorni porterò in consiglio dei ministri la riforma del processo
 penale, lì ciascuno si prenderà la propria responsabilità”. Punto e a capo. 
Va da sé che questa frase dell’inquilino di via Arenula plana in un Transatlantico che ribolle,
 non certo per quello che non succede nell’emiciclo – a proposito l’aula è finita poco dopo
 pranzo, tutti a casa felici e contenti. Walter Verini, responsabile giustizia del Pd, uno di
 quelli che tratta da giorni, che guarda sempre il bicchiere mezzo pieno, osserva: “Si sta
 lavorando affinché il ministro si faccia carico delle ragioni delle coalizioni. Noi vorremmo
 evitare di far cadere il governo”. Eppure, è la domanda, il ministro Bonafede esclude
 l’esistenza di una trattativa? “Forse si riferisce alla trattativa Stato-Mafia”, ironizza ancora
 Verini. 
Insomma, la confusione è grande sotto il cielo. Con i grillini che almeno ufficialmente fanno
 filtrare una intransigenza ideologica sulla questione. “E’ difficile per noi arretrare sulla
 prescrizione”, è il refrain passando da Carlo Sibilia a Simone Valente. C’è anche chi al solo 
sentire la parola prescrizione si cuce la bocca oppure fugge. Il sicilian-grillino Alessio 
Villarosa si trincera in un “non ne so nulla”. Gilda Sportiello, parlamentare di rito ortodosso,
 non ha tempo: “Adesso non posso, ho un appuntamento fuori dal palazzo”. Per non parlare
 dell’attore Nicola Acunzo, sprofondato in un divanetto: “Non parlo, non vedo, non sento”.
 E poi dall’altra parte del campo c’è Renzi che oggi bombarda dalle colonne di Repubblica e
 lancia l’ennesimo ultimatum: “Bonafede è nettamente in minoranza. E la linea attendista 
del Pd ha ormai pochi giorni di autonomia”.
Già, il Pd. Nel mezzo c’è il partito della responsabilità che ieri ha battuto un colpo invocando 
un vertice risolutivo. Ecco, il Nazareno si aspetta un segnale da parte del duo 
Conte&Bonafede, confida nella mediazione del premier. Anche se sotto sotto dalle parti di
 via Sant’Andrea delle Fratte si spera nella sospensione della legge Bonafede. “Noi – ha
 scolpito oggi Andrea Orlando – avevamo capito che il ministro era contrario, ma se si fa il 
rinvio siamo i più contenti del mondo perché un rinvio ci darebbe modo di affrontare con 
più calma la riforma del processo penale”. Un altro democrat che ha fra le mani il dossier 
ha una visione diversa da Orlando: “Il terreno non è il rinvio, così si umilia Bonafede”. 
Insomma, messo al sicuro il governo, l’obiettivo finale è vincere ma non stravincere. 
Tuttavia il rischio è che di rinvio in rinvi la pantomima sulla prescrizione si trasformi presto
 in farsa. 

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