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lunedì 3 febbraio 2020

MAURIZIO BLONDET - NON C’E’ UN GIUDICE nemmeno A SANREMO...!




PS: Ho pensato di togliere la foto del "Rap-faccio e parlo come e quando voglio delle donne" e mettere il video di Red Ronnie...e dire a me stesso: "Bravo hai fatto bene"!
umberto marabese
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Ascoltato questo video  di  “Red Ronnie”,  esperto di musica leggera, vorrei porre una  questione al Procuratore. Una questione eminentemente legale, riguardante i diritto di  questi rapper o trapper.  Una questione anzi altamente politica:  di libertà.
Essi “cantanti” esercitano senza  misura  la loro libertà –  di offendere.  Ora,  benissimo: ma cosa fanno dellmia libertà di non essere offeso?  Di non essere  sporcato nell’anima e rivoltato? E se ho figli e  nipotini, che essi non vengano oltraggiati e profanati e  e corrotti?...

Ho ancora questa libertà, signor Procuratore? Perché se questi esibiscono la loro sporcizia ripugnante e  violenta al festival di Sanremo, questa loro libertà viene elevata non più a trasgressione  e spazzatura  da festa rave, ma a ”canone” e norma, per così dire.
Pongo a lei come insigne giurista, procuratore, il tema della libertà delle minoranze trasgressive, garantita dal diritto;  ma quando detta libertà consiste sempre più elusivamente nel piacere di offendere noi  non-trasgressivi, violando le nostre convinzioni morali in quanto “superate” e ridicole ai loro occhi, defecando sulle nostre credenze religiose come cosa che si può allegramente violare perché “non è più di moda”,  chiedo a lei, Procuratore, come mi devo comportare? Ho diritto di difendermi e reagire? E come, nostro caro magistrato?....

La  nostra libertà d’espressione è  molto più limitata della loro

Lo chiedo anche da giornalista.  L’imposizione del politicamente corretto e dei “rispetto” delle minoranze trasgressive  ed  etnico-religiose  (purché siano altrui) pongono forti limiti a noi e alla nostra libertà di critica; dobbiamo stare attenti come scriviamo. I diritti di tali minoranze sono occhiutamente difesi e sorvegliati dai giudici. Ricordo che un paio d’anni fa, un magistrato milanese condannò un comune lombardo a pagare 5 mila euro a due associazioni  di accoglienza perché, in un manifesto,  aveva usato la parola “clandestini”: termine che la giudice aveva discriminatoria, anzi “con valenza denigratoria”,  tale da provocare “intimidazione e ostilità” verso i  “richiedenti asilo”.
Da quel momento, ogni volta che scrivo “clandestino” (o “negro”, o sodomita) mi domando se non susciterò i costosi fulmini di un suo collega, Procuratore, e mi trascinerà in giudizio per discriminazione.
Orbene, vede, in Italia siamo a questo: che è denigratorio usare la parola clandestini, perché si rischia di offendere i richiedenti asilo; ma questi “cantanti” possono strillare da milioni di tv  “non mi hai voluto dare il culo, adesso me lo prendo, porco  D*o”,   “Zitta affoga  e sborro dentro la tua bara”, e simili testi:
Procuratore, non  solo viene violata la mia libertà  di non essere offeso e insultato da questi;  il diritto di non far conoscere ai bambini di famiglia queste orribili porcate. Non è che costoro stanno incitando allo stupro e all’omicidio?  Anzi al femminicidio? Questi hanno la libertà di vilipendere le donne e istigarne la tortura e  l’assassinio, e noi dobbiamo stare attenti quando scriviamo “clandestino”  o  “zingaro”?
Noi, intendo noi dell’informazione “alternativa” e se vogliamo antagonista rispetto ai poteri costituiti  –  quella che dovreste tutelare , perché quella di regime si tutela da sé – , siamo accusati di usare  un linguaggio “violento” (quando è solo politicamente indignato ed esasperato); è nato un movimento contro “l’Odio”..Come conciliamo questo grande  “buonismo” che deve imperare nei rapporti  politico-sociali, altrimenti si è squalificati a intervenire nel dibattito pubblico,  con la violenza,il sessismo criminale e omicida che esibiscono tali “cantanti”?
Loro fanno l’apologia del femminicidio.  Non meritano questi testi – e il cantarli a Sanremo  – almeno una multa pari a quella che fu comminata per i danni provocati dalla parola clandestini? Lo chiedo a lei, magistrato. Ho un diritto di volere che l’ordine pubblico (se ancora c’è) mi tuteli dalle offese che questi  mi infliggono, nella loro “libertà”, alla libertà mia?
La giustizia dovrebbe consistere in una bilancia, un  parità di diritti alla libertà di espressione:  ma a me non è permesso dalla legge usare contro un avversario politico l’eloquio che usano Sfera  ebbasta o Skioffi contro le donne.
Non mi pare di avere  più questa libertà, dal punto di vista giuridico. Nell’elenco dei diritti tutelati dal tribunale  civile di Milano, vedo “Diritti della persona. Nei confronti della P.A. anche in materia tributaria, in materia di cittadinanza, in materia di apolidia; in materia di protezione internazionale, riconoscimento dello status di rifugiato politico, riconoscimento della protezione internazionale, riconoscimento dell’asilo politico; nelle associazioni e fondazioni; nel trust, in materia di immagine, riservatezza, privacy, diffamazione a mezzo stampa; per lo status familiare, dichiarazione giudiziale di paternità, definizione dei caratteri sessuali, mutamento di sesso. Adozione di soggetti maggiorenni. Atti discriminatori, Responsabilità civile professionale”.

Non trovo niente che mi tuteli.  La vostra giustizia, procuratore, è cosa che tutela voi e i rapper e i “clandestini”  e i “rom”, ma non noi cittadini.
All’apertura dell’anno giudiziario, c’è stata una contestazione degli avvocati contro di voi, procuratore. Una cosa mai  vista né accaduta.
Un segnale della profonda  frattura  del rapporto che  la magistratura ha con la – pura e semplice  – giustizia impartita. E invece di  riflettere, voi, procuratore, vi siete messi a insultare gli avvocati ed accusarli di malversazioni nel gratuito patrocinio;  avete detto che “impediscono la vostra libertà dì opinione”.
Mentre dite tutto quello che vi passa per la mente, senza alcuna responsabilità, e soprattutto ben consci della vostra impunibilità, che è diventata arrogante irresponsabile parteggiare. Voi potere fare letteralmente tutto, e  far pesare su chiunque  provi ad opporsi a voi, la minaccia dell’arresto, delle intercettazioni, della galera preventiva. Non rispettate la libertà degli altri, ma solo – e quanto gelosamente  e bellicosamente  – la vostra.
In fondo, c’è  una analogia con la  libertà dei Rapper.
(Allego qui  sotto l’articolo di Filippo Facci: elenco dei problemi di giustizia che voi fornite al popolo italiano)
Mettetelo poi a confronto con lo stile “bava alla bocca” con cui Travaglio, nel giornale del Procuratore, tratta la tragica  protesta degli avvocati: “Gazzarre indecenti e sediziose” –  dunque seguiranno gli arresti?




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