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mercoledì 6 novembre 2019

HUFFPOST - Senza scudo Ilva si rischia la crisi. Zingaretti raduna i dem al governo e il Nazareno si trasforma in sfogatoio

Senza scudo Ilva si rischia la crisi. Zingaretti raduna i dem al governo e il Nazareno si trasforma in

PS: << Tensioni verso i 5 stelle sulla crisi di Taranto e sulla manovra: “Non possiamo fare i donatori di sangue a vita. A forza di tirare, la corda si spezza">>...stessa disamina-scusa di Salvini per il Conte!...allora non aveva tutti i torti...vero Partito Democratico?..

...ma avete "obbligato Zingaretti a dire di ...SI .. all'incesto attuale!

umberto marabese
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“O si introduce lo scudo penale rivolto a chi investe in realtà pericolose, oppure si rischia la crisi di governo”. Se non è una minaccia, è di certo un ultimatum firmato dalla delegazione ministeriale del Partito democratico. Non ne possono più dalle parti del Nazareno. “Ci mancava solo l’Ilva”, sospira un ministro. E allora ecco una proposta utile a sbloccare l’impasse sull’acciaieria di Taranto, non  indirizzata solo alla ex Ilva, e quindi ad Arcerlor Mittal, ma che è estesa a tutti i nuovi investitori di aziende in crisi, in contesti ambientali non facili, sui quali non devono ricadere le responsabilità altrui. Il concetto è: “Chi si accolla una roba pazzesca, come Ilva, non gli puoi anche affibbiare responsabilità che non ha”. Da qui il diktat del Pd che non intende cedere sulla questione al punto da agitare lo spettro della crisi. “O si fa così, o non si va avanti”, sbottano dal Nazareno. Ed è una crisi ormai latente. L’ex Ilva è solo l’ultima dei nodi sui quali gli alleati di governo si sono scontrati e divisi. E basta vedere i visi scuri della delegazione ministeriale del Pd, convocata stamane da Nicola Zingaretti alle 8 del mattino a Montecitorio, e comprendere lo stato dell’arte di un esecutivo che è nato solo due mesi fa.  In casa dem c’è tutto il “disagio e l’insofferenza” di un partito che si è stancato perché “si può governare insieme da amici, non da avversari”, come ha detto in chiaro ieri sera, ospite da Giovanni Floris a Di Martedì, il numero uno del PD rivolgendosi agli alleati....
  
Va da sé che l’oggetto del vertice, tenuto top secret fino all’ultimo secondo, non poteva non ruotare attorno all’Ilva, alla manovra finanziaria. Ma soprattutto alla tenuta di un esecutivo in cui “Di Maio e Renzi di fatto stanno all’opposizione”, si sfogano i ministri che intervengono uno dietro l’altro e che sono tutti critici, tutti infuriati per l’atteggiamento del M5S e di Italia Viva. Segno che ormai la situazione è arrivata al limite. Così, dopo l’iniziale punto tecnico sulla manovra di bilancio che da ieri ha cominciato il suo iter parlamentare al Senato, si arriva al dunque. Con due domande che fungono da fil rouge di tutta la discussione: in queste condizioni come ci arriveremo a dicembre quando si dovrà dare il via libera alla legge di Bilancio? Reggeranno i gruppi parlamentari alla prova della manovra finanziaria?
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Sia come sia l’impressione del Pd è che “se si tira troppo la corda prima o poi si spezza”. Chi ha scritto materialmente i provvedimenti ha riscontrato questo problemi. I dem dicono basta, non possono solo loro fare da scudo al governo e al premier Conte. “La responsabilità è di tutti, non solo del Pd”.  “Non deve più  succedere che nelle sedi istituzionale si raggiunge l’accordo e poi si esce da palazzo Chigi e si bombarda l’esecutivo”. L’insofferenza è ormai alle stelle, dalle parti del Nazareno. “Insofferenza e disagio”, aggiunge un alto dirigente che ha parlato con il ministro Franceschini al termine della riunione. Il punto è, si sono sgolati i membri del governo davanti al segretario, “tutti sapevano che i soldi non ci sarebbero stati, tuttavia abbiamo fatto un mezzo miracolo introducendo una serie di norme che rappresentano l’inizio di un percorso”. Da Zingaretti a scendere si sono stufati dell’atteggiamento di Renzi, ma anche del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Entrambi ogni santo giorno affondano il colpo con l’unico obiettivo “di metterci in difficoltà”. “Gli altri cercano visibilità, ma noi doniamo il sangue”. Fin quando potrà andare avanti questa storia?
E allora non è certo un caso se fonti di governo fanno filtrare che “sulle misure della manovra finanziaria da modificare, da rimodulare o addirittura da cancellare non c’è nulla di deciso”. Dall’esecutivo invitano a “evitare ansie da prestazione, che sono deleterie” e si fa a un appello ai soci di maggioranza: “Abbiate pazienza”. Prima di mettere mano alle singole norme, dalla plastic tax alle tasse auto aziendali, si dovrà insomma completare il ciclo di audizioni. Solo a quel punto si avvierà “un’istruttoria tecnica e aprire i tavoli politici”. Sempre se l’esecutivo non imploda prima. 

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