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martedì 1 ottobre 2019

Huffington Post - OMBRE AMERICANE, La visita di Pompeo preceduta da articoli diWp e Nyt sui sospetti americani verso l'Italia....

Ombre

La visita di Pompeo preceduta da articoli di Wp e Nyt sui sospetti americani verso l'Italia e sugli incontri a Roma di Barr con i Servizi per chiedere aiuto a "screditare" il Russiagate. Uno scenario reso più inquietante dai silenzi e dagli imbarazzi italiani.


Preparata prima dell’estate, la visita di Mike Pompeo a Roma si tinge di giallo fin dal mattino, preceduta da due articoli del Washington Post e del New York Times che chiamano in causa i Servizi italiani addirittura
 nel Russiagate per cui i Dem americani hanno chiesto l’impeachment contro
 Donald Trump. Una spy-story in piena regola, che i due quotidiani statunitensi chiamano
 ‘Spygate’. Ma non sembra roba leggera da film di 007, a giudicare anche dalla coltre di
 silenzio da parte delle istituzioni e dei partiti italiani che, di fronte ai dubbi e agli
 interrogativi sollevati, hanno preferito non proferire verbo.....
Il segretario di Stato Usa Pompeo ha avuto colloqui con il capo dello Stato Sergio Mattarella
 e con il premier Giuseppe Conte. Domani l’incontro con il suo omologo italiano, il ministro
 degli Esteri Luigi Di Maio. Nessuna delle forze politiche ha voluto commentare le notizie 
arrivate da oltreoceano, notizie di cui ha scritto anche il sito americano politico.com
notizie a dir poco inquietanti. Perché se il fatto che il Ministero della Giustizia di Washington, su insistenza di Trump, avesse avviato una controinchiesta interna sulla genesi del Russiagate e sull’operato dell’intelligence 
americana era noto, ora emerge che The Donald abbia schierato due big come l’attorney
 general William Barr e il segretario di Stato Mike Pompeo per fare pressioni anche su Paese.
Proprio nel giorno dell’arrivo di Pompeo in Italia, i quotidiani americani raccontano di una
 visita ‘segreta’ dell’Attorney general (ministro della Giustizia) statunitense William Barr 
nel nostro paese il 15 agosto scorso e, da ultimo, venerdì scorso. Stando a quanto riporta
 l’Adnkronos, avrebbe incontrato agenti ‘non operativi’ dei Servizi segreti italiani alla ricerca
 di prove dei sospetti di Trump: e cioè che ci sia anche la ‘manina’ straniera nella
 costruzione delle accuse dei Democratici americani sul Russiagate. In particolare, una
 ‘manina’ italiana, britannica, australiana e anche ucraina che avrebbe aiutato il lavoro del
 procuratore Robert Mueller, quello della Cia, dell’Fbi: lavoro che Trump vorrebbe demolire
 nella convinzione che si tratti di un complotto contro di lui.
Pesante. Sia per la segretezza della visita di Barr: a quanto se ne sa, ufficialmente mai 
comunicata alle autorità dello Stato italiano. E sia per il suo eventuale contenuto. 
Nel Governo nessuno commenta. Davanti alle telecamere, Conte e Pompeo sfoggiano solo
 una stretta di mano e nessuna dichiarazione, se si esclude il blitz de Le Iene con tanto di 
consegna di un pezzo di parmigiano, minacciato dai dazi americani. Una nota della Casa
 Bianca esalta le buone relazioni con Roma, in ‘diplomatichese’ stretto. Tutto l’arco delle
 forze politiche in Parlamento, maggioranza e opposizione, ufficialmente non avanza 
nemmeno interrogativi su una questione che appare a dir poco curiosa oltre che 
preoccupante. E non risponde alle nostre richieste di chiarimento. Eppure, proprio poco
prima di entrare a Palazzo Chigi, dal suo profilo ufficiale su Twitter, Pompeo lancia due 
colpi che sembrano missili.


I’m concerned with aspects of the Committee’s request that can be understood only as an attempt to intimidate, bully, & treat improperly the distinguished professionals of the Department of State, including several career FSOs.

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L’obiettivo dichiarato sono i Democratici statunitensi. Ma la storia è il Russiagate, la
 richiesta di impeachment contro Trump accusato di aver tramato con i russi contro la
 candidata dem alla Casa Bianca Hillary Clinton nella campagna elettorale del 2016. Ancora:
 in un tweet di ieri, il segretario di Stato Usa chiama in causa i servizi segreti di Stati stranier
i nella costruzione del Russiagate. Cioè nella costruzione di tutto l’impianto di accuse 
sostenute dal procuratore Robert Mueller contro il presidente degli Stati Uniti e finite in

 un niente di fatto ma nemmeno in un’assoluzione, un impianto che - dopo le rivelazioni
sulla telefonata tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in cui il capo della
 Casa Bianca avrebbe chiesto di indagare sul Dem Joe Biden, telefonata alla quale avrebbe
 partecipato anche lo stesso Pompeo – è il pilastro della richiesta di impeachment dei
 Democratici.
Pompeo lancia un “clear warning”, un ammonimento che lascia poco spazio al diplomatichese: “i tentativi di attori stranieri di minare la democrazia americana non resteranno senza conseguenze”. 

Lo stesso Trump ha accusato i servizi “italiano, britannico, australiano, ucraino” in un’
intervista a Fox news prima dell’estate. Ebbene, le rivelazioni di oggi parlano proprio di 
una scelta deliberata di mandare Barr in missione in Italia, in incognito evidentemente, pe
r raccogliere prove sull’attivismo degli 007 del Belpaese contro l’inquilino della Casa Bianca
, in combutta con i Dem americani. Naturalmente, è anche possibile che invece l’Attorney
 general sia stato mandato a cercare prove per costruire la difesa di Trump nel Russiagate.
 Secondo il Washington Post, Barr avrebbe chiesto ai funzionari italiani di fornire il massimo
 supporto al procuratore John Durham, incaricato di indagare sull’origine ‘torbida’ de
l Russiagate. Lo aveva già fatto a Londra, anche lì alla richiesta di aiuto agli 007 di Sua 
maestà per difendere Trump. Lo stesso obiettivo per cui il presidente Usa avrebbe sentito
 anche il premier australiano Scott Morrison, dato che l’indagine sulla campagna del tycoo
n cominciò con una dritta all’Fbi da parte di un diplomatico australiano.
Una storia avvolta nella nebbia. Possibile che nessuno in Italia sapesse della visita di Barr ad
 agosto, in piena crisi di governo, e poi solo la scorsa settimana, a governo insediato? Chi ha
 incontrato l’Attorney general? E chi ha informato del suo arrivo? Nessuna risposta ufficiale. 
Un silenzio che tradisce un evidente imbarazzo e che soprattutto rafforza i dubbi e gli
 interrogativi sullo ‘Spygate’.

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