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mercoledì 21 agosto 2019

La mossa-freno del Zingaretti-Pd: «5 condizioni per il governo con i Cinque Stelle»

Nicola Zingaretti (Afp)

PS:<< Il terzo “step” riguarderebbe la lista dei ministri con una preclusione, in nome della “discontinuità”, per tutti gli ex. E se il ragionamento varrebbe per tutti gli “uscenti” (Di Maio, Toninelli, Bonafede, Fico, Fraccaro, Tria, Trenta....etc), la regola si applica agli ex dei governi Renzi e Gentiloni, come Graziano Delrio e Roberta Pinotti, Boschi, Madia....! Matteo Renzi, che non ha partecipato alla direzione, ha detto che lui “orgogliosamente” non "farebbe" parte del nuovo governo...>>. Così si inizia molto bene.

umberto marabese
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Linea Zingaretti approvata all’unanimità: «Serve svolta e discontinuità». I nodi sul nome del premier e la lista dei ministri (con preclusione per tutti gli ex)


Il Partito democratico, potenzialmente interessato alla formazione di un nuovo governo di legislatura con i 5 Stelle, ha fatto la sua prima mossa. Al Quirinale - che a questo punto ha in mano la regia di tutte le operazioni per risolvere la crisi - la chiamano la “tecnica del carciofo”, ovvero il procedere con ordine togliendo dalla pianta una foglia per volta. E così ha fatto il segretario dem Nicola Zingaretti che si è visto approvare per acclamazione (anche dei renziani) una relazione e un dispositivo in cui si fissano vistosi ma flessibili paletti per tracciare un’eventuale percorso in comune con i grillini.
I paletti fissati dal Pd...
Appartenenza leale alla Ue “per un Europa profondamente rinnovata”, diritti (libertà e solidarietà), sostenibilità ambientale e sociale, rispetto della dignità umana, centralità del Parlamento, rispetto della Carta costituzionale, svolta profonda nella gestione dei flussi migratori in “stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei”, “evitare un inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell’Iva”. Tutto molto generico, a parte l’ultimo punto, da far intravvedere una sovrapposizione pilotata tra i “paletti” fissati da Zingaretti e i “punti programmatici” illustrati dal premier dimissionario Giuseppe Conte nella seconda parte delle sue comunicazioni al Senato applauditissima dai senatori M5S. 
Il nodo del nome del premier
Sarà un Conte bis il governo che eventualmente verrebbe sostenuto da M5S e Pd? O la “forte discontinuità” con il passato invocata da Zingaretti esclude di fatto un coinvolgimento nell’esecutivo giallo-rosso del premier dimissionario? Oppure, in alternativa, M5S e Pd accetteranno un altro nome esterno a partiti (si è molto parlato di Raffaele Cantone) per guidare il governo di legislatura? Tutto questo riguarda il secondo passo che Pd e M5S devono compiere davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che giovedì pomeriggio ascolterà prima la delegazione del Pd e poi quella del M5S. 
Le cinque condizioni di Zingaretti per un accordo con il M5s
  • Le cinque condizioni di Zingaretti per un accordo  con il M5s
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  • Le cinque condizioni di Zingaretti per un accordo  con il M5s
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  • Le cinque condizioni di Zingaretti per un accordo  con il M5s
Appartenenza leale all’Unione europea
Lista dei ministri
Il terzo “step” riguarderebbe la lista dei ministri con una preclusione, in nome della “discontinuità”, per tutti gli ex. E se il ragionamento varrebbe per tutti gli “uscenti” (Di Maio, Toninelli, Bonafede, etc), la regola si applica agli ex dei governi Renzi e Gentiloni, come Graziano Delrio e Roberta Pinotti. Matteo Renzi, che non ha partecipato alla direzione, ha detto che lui “orgogliosamente” non farebbe parte del nuovo governo e ha anche sconsigliato i suoi fedelissimi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Con queste premesse, però, non si capisce bene dove reperire nomi spendibili sulla sponda grillina e dove trovare nomi di mediazione digeribili da tutte le anime del Pd. 

Tempi stretti e opzione urne
All’inizio di questa XVIII lesgislatura, M5S e Lega hanno avuto quasi tre mesi di tempo per annusarsi e avvicinarsi prima di stipulare il famigerato contratto di governo. Oggi l’accordo politico possibile tra M5S E Pd ha, per così dire, “le ore contate”: o nasce e viene perfezionato nei prossimi giorni oppure al capo dello Stato non resta che sciogliere le Camere e fissare le elezioni per fine ottobre. Ma questo scenario il segretario Zingaretti - che viene indicato dai renziani come un complottista che ben prima dello scoppio della crisi aveva stretto un patto con Salvini per andare alle urne il 27 ottobre - lo ha messo nel conto: «In assenza di una chiara e solida maggioranza espressione del Parlamento attuale, lo sbocco naturale della crisi è quelle di nuove elezioni».
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