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lunedì 17 giugno 2019

Paolo Becchi x il blog di Naurizio Blondet - E LUI, MUTO….!!!




Possibile che Sergio Mattarella non ne sapesse nulla?”. Toghe sporche, Paolo Becchi e il più grave dei sospetti

Li hanno beccati con le mani nella marmellata. Ma visto che sono giudici, allora si possono pure leccare le dita. Da quando la politica ha abdicato di fronte alla magistratura, correva l’ anno 1992, siamo costretti a fare i conti con la vera casta, quella dei giudici. Impunita e, col beneficio del dubbio, anche corrotta.
È il caso dello scandalo che ha colpito l’ ex presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia. Secondo le ricostruzioni di questi giorni, Palamara – unitamente ad alcuni membri del Consiglio Superiore della Magistratura, seppur a vario titolo – si sarebbe interessato alla nomina “pilotata” delle procure rimaste vacanti, tra cui la scelta del successore di Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma. Ad un incontro segreto avvenuto la sera del 9 maggio in un albergo a Roma vi avrebbe partecipato anche Luca Lotti, renziano di ferro ed ex ministro dello sport del governo Renzi, indagato proprio dalla Procura di Roma sul caso Consip...



Il procuratore della Cassazione definisce la riunione del 9 maggio «perfettamente programmata», adducendo che la volontà di Lotti «abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ ufficio di procura deputato a sostenere l’ accusa nei suoi confronti». Un bel casino. Possibile che Mattarella non ne sapesse nulla? Il presidente della Repubblica presiede il Csm e, di fronte allo scandalo, ha chiesto – dopo quasi un mese – di tenere elezioni suppletive dei consiglieri del Csm dimissionari. Una soluzione talmente blanda da far passare ancora una volta il messaggio di una casta che tenta di auto-proteggersi. Il capo dello Stato usa il pugno di ferro quando si tratta di porre il veto (illegittimo) alla nomina di eventuali ministri dell’ Economia che in passato si erano permessi di criticare l’ euro, mentre cerca di risolvere con elezioni suppletive la corruzione che dilaga tra le toghe più alte?
Sergio Mattarella fu eletto presidente della Repubblica nel gennaio 2015 su decisione dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ciò produsse la fine del Patto del Nazareno con Berlusconi. Egli poteva rappresentare, quantomeno nelle intenzioni di chi ne ha voluto l’ elezione al Colle, una garanzia nei confronti di determinati equilibri non solo politici, ma anche giudiziari. Congetture? Può darsi, ma il dubbio resta.

Pensare di cavarsela indicendo elezioni suppletive del Csm, è l’ennesimo tentativo di coprire un problema di fondo del nostro Paese da quasi 30 anni: lo strapotere dell’ ordine giudiziario, che dagli anni Novanta in poi ha cercato di determinare alcune fasi del processo democratico del Paese.

A questo punto viene da chiedersi se sia ancora opportuno tenere in vita il Csm, organo di autogoverno della magistra

tura costituzionalizzato nel 1946-1948, che avrebbe dovuto garantire l’ autonomia dell’ordine giudiziario dopo il ventennio fascista. Ne prendemmo le orme dall’esperienza giuridica napoleonica, ma non per questo dobbiamo continuare sulla stessa strada se ci rendiamo conto che è quella sbagliata. In Germania, ad esempio, non esiste un Csm, ma nessuno ha mai messo in dubbio l’ autonomia dei magistrati tedeschi. Solo che in Germania i giudici fanno i giudici e non i politici. L’ unica vera riforma del Csm sarebbe quello di abrogarlo, modificando la Costituzione.

associazionismo sindacale che vede nell’ Anm quella più influente, non solo all’ interno dell’ ordine, ma anche nei rapporti con la politica. L’ ex capo dello Stato Francesco Cossiga aveva le idee chiare: «La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo, e quando Mastella – da me avvertito – si è abbassato i pantaloni scrivendo sotto dettatura di quella associazione, tra sovversiva e di stampo mafioso, che è l’ Associazione Nazionale Magistrati». Fino a quando continueremo a tenere abbassati i pantaloni?

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

15 Giugno 2019
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Già nel 2015:

Il quasi presidente non cambia: muto e invisibile



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