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venerdì 21 giugno 2019

Mario Giordano / panorama.it - “Giustizia, e la chiamano Legge...?”

(Mario Giordano – panorama.it) – 
Avete presente quel video del nigeriano che picchia, senza motivo, un portantino nella sala d’aspetto di un ospedale? È successo a Roma, al Policlinico Umberto I. Ebbene quel signore (si fa per dire) di nome Aluke Okecku è un pregiudicato, con precedenti per violenza sessuale, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni gravi. Viene scarcerato il 31 maggio. Siccome ha un ordine di espulsione che gli pende sul capo, i carabinieri lo caricano su un’auto per accompagnarlo in un Cpr, Centro per il rimpatrio. Ma durante il tragitto lui li aggredisce a morsi e pugni. Viene arrestato. In cella fa il matto per tutta la notte. Al mattino lo portano in tribunale, processo per direttissima. Nonostante le richieste del pubblico ministero, il giudice decide di scarcerarlo. Conferma l’arresto, ma dice che «la custodia cautelare non appare adeguata alle sue condizioni». Alle condizioni di chi? Di un pregiudicato che appena uscito dal carcere aggredisce i carabinieri? E dà segni di squilibrio? Niente da fare. Scarcerato. Così il nigeriano esce, va al Policlinico, aggredisce il portantino (come da video), poi scappa, gira indisturbato quattro giorni per la Capitale e aggredisce un’altra ragazza alla stazione Termini. Poi viene nuovamente arrestato. Domanda: scommettiamo che presto tornerà di nuovo libero?..
È difficile oggi avere fiducia nella magistratura. Il giudice di Roma che ha scarcerato questo brav’uomo di nigeriano, non contento dell’impresa, ha pure chiesto un’indagine sui carabinieri. Magari non sono stati troppo delicati nel caricarlo in auto. Magari non gli hanno steso sotto i piedi un tappeto rosso. Possibile? Un pregiudicato, clandestino, che aggredisce chiunque gli capiti a tiro, viene protetto e lasciato libero dalla nostra giustizia. I carabinieri, invece, finiscono indagati. Ogni giorno, ha raccontato il quotidiano La Verità, sette agenti vengono aggrediti da immigrati fuori controllo. «Alla fine però»si lamentano loro «i magistrati anziché difenderci ci mettono alla sbarra».
È difficile oggi avere fiducia nella magistratura. Nelle stesse ore in cui il nigeriano pregiudicato aggrediva il portantino a Roma, un tunisino, anche lui pregiudicato, assai noto nel quartiere, aggrediva e feriva due agenti a Padova. Erano intervenuti per fermarlo mentre seminava il panico tra i passanti. Portato in tribunale, è stato processato per direttissima. È stato subito lasciato libero. Ed era stato lasciato libero anche Giacomo Oldrati, 40 anni, detto il «guru del corallo»: usava la droga (corallo) per stordire le ragazze e violentarle. Arrestato per sequestro di persona, tentato omicidio e violenza sessuale è stato assolto perché «incapace di intendere e di volere». Lui ha ringraziato continuando a fare quello che sa fare: ha seviziato per quattro giorni una ragazza, rinchiudendola in casa. Lei si è salvata fuggendo nuda dal balcone. La notizia ha fatto il giro dei telegiornali.
È difficile oggi avere fiducia nella magistratura. Ad Albano Laziale un pregiudicato, con precedenti per droga, minacce, lesioni e abusi su minori, già arrestato e poi liberato a dicembre, ha pensato di celebrare la festa della Repubblica a modo suo. Ha tentato di sequestrare una bambina di 9 anni che girava con la bicicletta al parco. Voleva violentarla. La nonna si è messa a gridare, sono intervenuti dei passanti che l’hanno bloccato. Arrestato, portato davanti al giudice, è stato subito rilasciato. Del resto uno che ha precedenti per abusi sui minori e tenta di violentare un bimba di 9 anni per quale motivo deve restare in cella? Prego, pedofilo, torni libero e ci faccia vedere cosa sa combinare…
È difficile oggi avere fiducia nella magistratura. Sono giorni che sentiamo parlare di mercato delle toghe, mercato delle vacche, scambi di favori, riunioni notturne per spartirsi le Procure, trame nascoste, inciuci vergognosi. Abbiamo visto politici (come l’ex ministro Luca Lotti, già braccio destro di Matteo Renzi) metter becco nelle nomine dei giudici che avrebbero dovuto giudicarli. Abbiamo sentito di regali, anelli, viaggi premio e biglietti allo stadio usati come merce di scambio per quella che una volta si chiamava giustizia. E mentre succedeva tutto ciò, ci è toccato raccontare di delinquenti sempre più impuniti che girano a spasso per le nostre città, processati e rilasciati, secondo la legge per carità, ma con grave pregiudizio per la certezza della pena. E per la serenità dei cittadini. I magistrati non ce ne vogliamo. Ma l’impressione inevitabile, in questi giorni, è che essi siano molto più pronti a difendere le loro cadreghe che a difendere i cittadini. E così resta terribilmente difficile aver fiducia in loro.---

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