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venerdì 31 maggio 2019

Roberto Fico-M5S-Presidente della Camera: "QUELLO CHE HO DETTO IERI IN ASSEMBLEA"

"QUELLO CHE HO DETTO IERI IN ASSEMBLEA DEI PARLAMENTARI DEL M5S"
Ieri c’è stata l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle, a cui ho voluto partecipare per riflettere sul momento delicato che stiamo vivendo. Dalla riunione sono emerse alcune dichiarazioni riportate dalla stampa, che però non corrispondono totalmente a quello che ho detto. Anche per questo sento il dovere di trasferirvi il mio pensiero, qui, in modo non mediato.
All’inizio del mio intervento, ho subito detto di non essere d’accordo con il lancio della votazione di oggi su Rousseau. E per questo non parteciperò al voto. Sono sempre stato contrario alla politica che si identifica in una sola persona. Se il focus resta sulla fiducia da accordare o meno a una figura, e non sui tanti cambiamenti che invece, insieme, occorre porre in essere, non ci potrà essere alcuna evoluzione. Significa non cambiare niente....

Ritengo che non si possa mettere in discussione una persona o dei temi, solo perché c’è un umore elettorale diverso nel Paese. O si cambia e si migliora perché crediamo sia giusto farlo – sia che si raggiunga il 33% sia che si raggiunga il 17% – oppure tutto quello che faremo sarà inutile. Per questo occorre ragionare sulle tante proposte dei parlamentari che ho ascoltato ieri, svilupparle e metterle in pratica con i documenti elaborati dalle assemblee territoriali.

Mi sono poi soffermato sul tema dell’identità del Movimento. Non ho mai detto, come invece erroneamente è stato riportato, che bisogna tornare ai fondamenti originari, ma che prima di tutto dobbiamo guardarci e comprendere in pieno chi siamo oggi.
Quando si è all’interno delle istituzioni ci sono maggiori e diverse difficoltà, tutto è più complesso. Ma proprio per questo dobbiamo dirci con forza e chiarezza a quali valori e principi aderiamo. E quindi chi siamo. Non abbiamo alle spalle una lunga storia politica. In pochissimo tempo abbiamo fatto dei passi da gigante, probabilmente molto impegnativi rispetto all’essere un movimento molto giovane. Su tanti temi è necessario individuare una strada, riflettendo e ragionando in profondità. Ed è proprio per questo che abbiamo bisogno di costruire un percorso identitario forte, con valori e principi sempre più chiari e saldi che nessuno potrà mai calpestare. Né all’interno né all’esterno. L’identità è ciò che ti permette di non perdere mai la rotta anche se attraversi una tempesta.
E allora anche la mediazione e il compromesso, che in una repubblica parlamentare vanno cercati, avranno confini altrettanto saldi, chiari e accettabili.
Ieri ho anche parlato di comunicazione. Sappiamo tutti quanto sia pervasiva in tanti modi nel nostro quotidiano. Figuriamoci in politica. Ma proprio per questo, e soprattutto in politica, abbiamo bisogno di anteporre alla parola comunicazione, la parola etica. Nello scenario attuale, ovunque nel mondo, la comunicazione – e non l’informazione – ha fagocitato la politica snaturandola. Capita che si facciano scelte in momenti importanti prendendo in grande considerazione i sondaggi, riferendosi solo al presente senza pensare che la politica deve ragionare guardando molto in avanti negli anni e non solo alle scadenze elettorali. Purtroppo anche noi – l’ho ribadito ieri – siamo caduti in questa trappola che è quanto di più facile possa accadere quando un movimento così giovane approda in dinamiche politiche più ampie. Ma una comunicazione così fatta è malata. Non fa bene a noi e al Paese. Senza scendere in un terreno di scontro comunicativo basso e poco etico, dobbiamo portare una visione strutturale di Paese, un confronto e una diffusione di contenuti etici, raccontando sempre la verità agli italiani. Qualunque sia il prezzo da pagare. Perché questo significa tentare di rimanere coerenti in un mondo che così articolato ti rende quasi necessariamente incoerente.
Le linee politiche vanno definite in modo collegiale senza rincorrere strategie comunicative e umori del momento. E solo dopo comunicare. In questo modo si riafferma l’importanza della politica su tutto il resto.
Un ultimo punto, e sono contento che anche Luigi ieri lo abbia affrontato. Dobbiamo decidere cosa essere. Attualmente abbiamo un vertice che però non è adeguatamente sostenuto da percorsi di confronto e ragionamento e che alle spalle non ha tutto un meccanismo di pesi e contrappesi. Occorre allora domandarsi se diventare, anche nelle forme standard, un partito a tutti gli effetti, con le dinamiche e i limiti che abbiamo sempre ritenuto di dover superare; oppure restare ancorati a una bellissima idea di movimento. Ma questo presuppone capire insieme come continuare a sviluppare questa idea oggi, in un contesto generale per forza di cose più ampio e complesso.
Questo percorso da trovare insieme non è più rinviabile.----

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