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domenica 28 aprile 2019

COME LE SINISTRE VOGLIONO LIQUIDARE LA DEMOCRAZIA (dall’internazionalismo al cosmopolitismo) – Diego Fusaro


Diego Fusaro
Le sinistre sono passate dall’abbandono del concetto marxiano e leniniano dell’internazionalismo e l’approdo al nuovo concetto di cosmopolitismo. L’internazionalismo implicava l’idea di una federazione di nazioni solidali e socialiste che si opponessero al nesso di forza capitalistico e che, ciascuna per la propria via nazionale, giungesse al socialismo. L’internazionalismo dunque, come suggerisce lo stesso concetto, non implica la distruzione delle nazioni, bensì un nesso “inter naziones”, e dunque l’esistenza delle nazioni, che avrebbero dovuto mutare il loro rapporto, che da antagonistico, conflittuale e imperialistico, deve mutarsi in solidale e socialista.
Il cosmopolitismo invece è un’ideologia del tutto estranea alla classe operaia. È semmai l’ideologia di riferimento del capitale e dei suoi agenti. Smith dice che l’uomo cosmopolita è il possidente, proprietario di capitali, apolide, che non ha patria perché il luogo del suo operare è il mondo intero, sempre pronto a muoversi, a delocalizzarsi ove subentri una tassazione per lui ingiusta, o dove lo stato inizi a fare politiche sociali sconvenienti al capitalismo stesso. Il cosmopolitismo si pone a sostegno della classe dominante, vocazionalmente aperta a quella open society che è il luogo ideale del mercato senza confini...

Le sinistre hanno abbandonato l’internazionalismo per consegnarsi al cosmopolitismo e trovarsi così a combattere le stesse battaglie del capitale liquido finanziario. L’Unione Europea è un esempio non certo di internazionalismo, bensì di cosmopolitismo in miniatura: una sorta di cosmopolitizzazione del vecchio continente, con annessa denazionalizzazione dell’economia, svuotamento delle sovranità nazionali dei paesi europei e imposizione di una dittatura economico-finanziaria centrata sul potere di una banca, la Banca Centrale Europea, e sulla gestione di una tecnocrazia repressiva ed efficiente di Bruxelles, che poco o nulla ha di democratico.
Occorre, per il cosmopolita, superare le nazioni come luoghi della sovranità popolare, nei quali il politico può disciplinare l’ambito economico e ove si possono svolgere politiche monetarie ed economiche a beneficio delle democrazie e della società. Cedere le sovranità nazionali per sostituirle non con una sovranità dei popoli europei unificati, bensì con quella del mercato sovranazionale, quindi della classe apolide dei banchieri e dei capitalisti.
Oggi la sinistra europea, la New Left di completamento del capitale, la sinistra post gramsciana arcobaleno e fucsia, ha abbandonato l’internazionalismo e liquida l’idea stessa di nazione come intrinsecamente autoritaria e fascista, laddove invece l’idea di nazione si è determinata per un verso, certo, nella direzione autoritaria e dirigista di tipo fascista, ma per un altro verso nella direzione democratica, con piena sovranità nazionale, con politiche keynesiano welfaristiche, interne allo stato sovrano nazionale come spazio della sovranità nazionale democratica. Ecco, la global class dice di voler liquidare la nazione come vettore del fascismo, ma in realtà mira a liquidare la nazione come luogo dei diritti sociali e delle democrazie.
Lo stato sovrano nazionale può essere democratico oppure no; l’economico senza nazione è sempre intrinsecamente non democratico: è sempre il dominio della classe dominante, della classe capitalistica. Sicché rinazionalizzare l’economia è la sola via per poter ridemocratizzare lo spazio politico, per poter imporre nuovamente il primato del politico e quindi della democrazia e della società sull’ordine neoliberale e sul vangelo liberista che impera ovunque. Ecco perché l’Unione Europea non è “per accidens” una realtà liberista che può essere riformata: é strutturalmente tale da essere liberista e dunque strutturalmente irriformabile. La sola via è la rinazionalizzazzione dello spazio europeo e una conseguente riacquisizione di spazi democratici e di diritti sociali che sono impossibili all’interno dell’Unione Europea.
Occorre dunque recuperare il concetto di internazionalismo, e quindi di stati sovrani nazionali solidali fra loro, e rigettare in toto il concetto di cosmopolitismo capitalistico, che non è l’unione delle nazioni ma il loro superamento a beneficio dello spazio post-nazionale e post-democratico, ossia lo liscio del mercato, con il trionfo incondizionato della global class cosmpolitica. Non può darsi democrazia al di là dello spazio sovrano nazionale.---

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