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martedì 8 gennaio 2019

Maurizio Blondet - SIRIA: l’immane costo del Jihad NATO-wahabita

SIRIA:  l'immane costo del Jihad NATO-wahabita

“Se aggiungiamo gli eliminati dall’esercito dal 2011 la 2015”, calcola un giornalista siriano sul suo sito face book, “l’armata terrorista ha perso 200 mila combattenti; il numero dei feriti sarà stato due o tre volte più alto.  Aggiungiamoci anche i terroristi evacuati verso Idlib sugli autobs  “verdi””...

Qui occorre una parentesi: alla  fine di ogni battaglia perduta dai guerriglieri,  il Centro russo per la riconciliazione  ha offerto ai combattenti armati due possibilità:  arrendersi e tornare alla vita civile, o prendere l’autobus gratuito per Idlib, i bus verdi, con le loro famiglie in piena sicurezza,  sicurezza garantita dalla polizia militare russa. Ebbene: “Sono 70 mila, altri dicono centomila”, calcola il giornalista, “i jihadisti che hanno scelto di continuare  il loro jihad e   sperano ancora di formare il loro  stato wahabita ad Idlib, ultima grandissima ridotta del terrorismo islamico. Possiamo dunque valutare che il governo e l’armata legittima siriana hanno avuto di fronte un mezzo milione di uomini, reclutati da dozzine di diverse nazioni,  dotati di 1200 corazzati.
Il  doppio o quasi dei 285 mila della Sesta Armata della Wermacht, che conquistò l’Europa e finì a Stalingrado, dove si arresero 106 mila uomini (e  ne tornarono 60 mila).   Sono sempre  sbalordito dalle immagini delle enormi quantità di armi confiscate che la televisione siriana trasmette, file di carri armati, colonne  senza fine di cannoni, mitragliatrici e munizioni. L’esercito ha persino sequestrato enormi quantità di esplosivo che non possono essere immagazzinate e che è costretto a distruggere quasi quotidianamente con grandi esplosioni riportate dai media”.
Un vero e proprio esercito,fornito di ogni armamento pesante, “la più grande armata terrorista della storia”,  s’inorgoglisce il giornalista siriano. Le dimensioni spropositate dell’armata sono confermate dalle uscite dell’aviazione russa,   fra 90 e centomila,  per arrestare una simile concentrazione di forze, di fortificazioni e rifugi sotterranei.
Da  dove provenisse questo enorme arsenale – l’ISIS non può averlo preso dall’esercito iracheno, molto meno rifornito – è stato ben documentato, fra l’altro,  dalla giornalista bulgara di Trud, Dilyana Gaytandzhieva,  che per i suoi reportages  è stata licenziata. “Vi sono ora registrazioni di transazioni di armamenti e carri armati da Ucraina ed Europa orientale acquistati dai paesi  del Golfo e speditI in Turchia e Giordania, e da  qui ai confini siriani per partecipare alle battaglie. A volte carri armati e veicoli blindati che arrivavano erano nuovi di fabbrica. Per rifornire l’armata jihjadista, in una battaglia,  è stato formato  un ponte aereo paragonabile solo dal ponte aereo degli  Stati Uniti  per Israele durante la guerra dell’ottobre 1973”.
Quanto ciò è  costato ai  regni wahabiti ,  lo si può indovinare dall’unica cifra confessata dall’emiro del Qatar, Hamad Al-Thani: in una intervista   disse che lui e i Friends of Syria avevano sborsato 137 miliardi di dollari. Ed era il 2015.  Questa cifra è   cerca un terzo di ciò che l’Arabia Saudita spende per il suo shopping di armamenti  dal sistema militare industriale americano”.
Possiamo  solo immaginare  il tributo di sangue e di determinazione eroica che la vittoria   è costata ai siriani, a Hezbollah e all’Iran,   che hanno s confitto questa immane armata.
Il conflitto siriano è iniziato a Daraa nel 2011 come progetto USA-NATO per “cambio di regime”, e la partecipazione di Francia e Gran Bretagna che hanno arruolato i “loro” islamisti sui loro territori, fra i propri cittadini “radicalizzati”  (da cui le stragi del terrorismo islamico i Francia). Come si ricorderà il progetto strategico era lo smembramento della Siria, la costituzione di uno stato islamista  in essa, per farvi passare il gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas del Qatar al Mediterraneo, ossia all’Europa  – escludendo quindi la Russia come fornitore degli europei. La Cia ha addestrato armate successive di reclutati, fra cui i curdi, e li ha armati con quei formidabili mezzi, mentre l’Arabia Saudita e gli emirati del Golfo pagavano il conto- molto volentieri per i vantaggi promessi. Sappiamo che anche Erdogn ha trovato il suo tornaconto negli affari con l’ISIS.  Israele aveva   i suoi terroristi  wahabiti che controllavano, da lei armati ed amorosamente curati, il tesoretto promesso, il possesso della Siria meridionale.  Specialisti ed ufficiali inglesi e francesi (alcuni sono stati catturati o rimandati da Assad in Francia) hanno spesso guidato i terroristi. I capi terroristi più preziosi per la causa occidentale, sono stati  filtrati con le famiglie da elicotteri americani  per salvarli dalle  ridotte e roccaforti che via via il terrorismo perdeva.
La   sconfitta di questo  titanico progetto criminale, durato 8 anni,  è altrettanto immane, quanto i mezzi e gli uomini impiegati. E  spiega perfettamente come mai Trump ha deciso di colpo il ritiro degli americani che in Siria  fingevano di combattere l’ISIS (da loro creato)  per   impedire in realtà il collegamento terrestre Iran-Siria via Irak, usando come cuscinetti i curdi.

(Quando Sarkozy disse ad Assad: “Metteremo la Siria a ferro e fuoco”)

Adesso i neocon, Bolton e i militari hanno convinto Trump a rimangiarsi l’idea del ritiro americano, terranno lì 2 mila commandos altri quattro mesi , forse per sempre (ha ventilato Bolton) come  disturbo. La   minaccia non può preoccupare. Gli attori del progetto sono stremati  dalla sforzo, svuotati finanziariamente,  militarmente e politicamente, è assai difficile che possano trovare, pagare ed addestrare altre centinaia di migliaia di jihadisti – la cui eliminazione è stata quasi totale – fornire loro ancora l’appoggio logistico gigantesco che qui  abbiamo descritto.    Gli emirati e reucci del Golfo, più realistici, stanno riaprendo le ambasciate a Damasco.

Israele  vuole $ 250b per gli ebrei costretti a lasciare i paesi arabi

Per rientrare nelle spese, lo Stato d’Israele ha trovato una via migliore.
“Si prepara a chiedere un risarcimento per un totale di 250 miliardi di dollari da sette paesi arabi e dall’Iran per proprietà e beni lasciati dagli ebrei costretti a fuggire da quei paesi in seguito all’istituzione dello stato di Israele”. Lo annuncia Times of Israel
“E’ giunto il momento di correggere l’ingiustizia storica dei pogrom in sette paesi arabi e in Iran, e di risarcire le centinaia di migliaia di ebrei che hanno perso le loro proprietà”, ha dichiarato  il ministro israeliano per l’uguaglianza sociale Gila Gamliel, che sta coordinando la gestione del problema da parte del governo israeliano.  Per  adesso, ha calcolato quanto gli devono due paesi:  alla Tunisia, Israele chiede 35 miliardi  di dollari, alla Libia 15. Il tutto valutato da una società internazionale di auditing, che sta calcolando anche quel che Sion   esigerà da Marocco,  Egitto, Irak, Siria, Yemen  e Iran. Al occhio,m 250 miliardi.
E non si rida  equivocando questa cosa come una  battuta dell’umorismo ebraico e un esempio paradossale  di chutzpah, verso paesi che, tutti insieme, di 250 miliardi non ne hanno mai visto. Basta ricordare i precedenti, e possiamo profetizzare che presto il Congresso Usa voterà all’unanimità una legge che imporrà ai suddetti sette stati di pagare i risarcimenti alle vittime ebraiche, a scanso di sanzioni gravissime.  Dalla poverissima  Tunisia (che tanti jihadisti ha dato alla causa) vogliono spremere 35 miliardi, e li  spremeranno.  Le Nazioni Unite hanno organizzato un evento ufficiale per commemorare i profughi ebrei  vittimizzati dgli arabi e costretti ad andarsene dalle terre arabe, il 1 ° dicembre 2015.   Una nuova  giornata della Memoria – prossimamente sui vostri schermi.----

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