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venerdì 14 dicembre 2018

Tommaso Merlo - Il dietrofront delle scorie del vecchio regime



(Tommaso Merlo) – 

Ma chissenefrega dei numerini, l’importante è che il governo realizzi quanto promesso ai cittadini. E se lo può realizzare senza procedura d’infrazione che agiterebbe i mercati, ancora meglio. Altro che dietrofront. Conte sta fregando i beocrati europei sul loro terreno. Il dietrofront urlato da giornalai e opposizioni esiste solo nelle loro teste che a furia di rosicare si sono bacate. L’odio è una brutta bestia perché accieca. Ogni giorno piovono conferme che la qualità della stampa e delle opposizioni politiche è davvero una pesante palla al piede per questa nuova Italia che vuole cambiare. Scorie del passato che invece di svolgere il proprio ruolo, intossicano sterilmente il dibattito pubblico. Ormai il loro trucchetto è ridicolamente ovvio. Se il governo tira dritto senza trattare con l’Europa, giornalai e opposizioni strillano all’incoscienza suicida dei populisti, se il governo si siede e trova un accordo allora è un umiliante dietrofront e gli ultimi mesi sono stati tempo perso. Povere scorie rosicanti. L’odio fa perdere anche il senso del ridicolo. Il governo ha fatto benissimo a puntare in alto coi numeri della manovra altrimenti non si sarebbe arrivati a questo punto della trattativa. E ha fatto bene ad alzare i toni e ribattere colpo su colpo per far capire all’Europa di che pasta sia l’istanza di cambiamento emersa nelle urne italiane. Per i beocrati europei, il 4 marzo l’Italia era diventata la pecora nera populista che rischiava d’infettare il gregge continentale....
Una pecora da isolare e umiliare nella convinzione che alla fine gli “italiani brava gente” avrebbero piegato la testa come sempre successo coi governi forzapidioti del passato. E invece il governo gialloverde non si è fatto intimorire, non ha tremato quando lo spread è salito e alla fine si è messo a trattare nel merito della manovra proponendo un compromesso che li ha messi in difficoltà: numeri più contenuti ma senza tradire gli elettori. Una mossa vincente anche perché mentre Moscovicì ci deliziava con le sue saccenti flatulenze, a casa sua i poveri cristi attaccavano la Bastiglia delle Lobby in cui il suo padrone Macron si è asserragliato piagnucolante. Il vento del cambiamento è arrivato anche a Parigi. Non è Roma la pecora nera, è Bruxelles e tutte le capitali europee ancora ostaggio della vecchia politica succube delle lobby e delle vecchie incrostazioni ideologiche. Ma questo le scorie italiote non lo ammetteranno mai. Non ammetteranno mai che l’Europa è alla vigilia di una svolta politica epocale e l’Italia è in prima linea finalmente. Non ammetteranno mai che il lungo scontro tra il governo gialloverde e l’Europa è mirato solo a realizzare le promesse fatte ai cittadini, e non fatto per il gusto d’imporsi su gentaglia come Junker e Moscovicì impuntandosi su qualche ridicola linea del Piave numerica. Per spazzar via certi beocrati e cambiare l’Europa bisogna vincere le elezioni europee ed entrare nei palazzi di Bruxelles. Cosa che succederà a maggio dando il via ad una battaglia politica di tutt’altra portata e livello. Il cambiamento in corso in Italia travolgerà anche l’Europa. Ma questo le scorie italiote non lo ammetteranno mai. Giornalai e opposizioni insistono su un dietrofront che esiste solo nelle loro teste che a furia di rosicare si sono bacate. L’unico dietrofront urgente e indispensabile per la salute della nostra democrazia. E’ il loro.----

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