Migranti: sequestrata nave Aquarius, indagata Msf per traffico illecito rifiuti infettivi. Salvini: «Ho fatto bene a bloccare le navi» |14 indagatiLa replica: «Attacco strumentale»
Smaltiti illegalmente nei porti italiani, come fosse normale spazzatura urbana, 24mila chili di rifiuti a rischio infettivo mai dichiarati nonostante «numerosi e documentati casi» (5.088 su 21.326 sbarcati) di malattie (scabbia, tubercolosi, Aids e sifilide).
Rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, scaricati in maniera indifferenziata nei porti italiani come se fossero rifiuti urbani qualunque — anzi: come «se fossero stracci della sala macchine», si legge nei verbali in cui è intercettato un imprenditore del settore raccolta — non pericolosi. Questo malgrado «numerosi e documentati casi (5.088 su 21.326 migranti sbarcati) di malattie tra cui scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide......
Comportamenti non dissimili, almeno secondo le carte giudiziarie prodotte sinora, da quelli di certi imprenditori disposti a ogni tipo di «dribbling» pur di risparmiare sui costi dello smaltimento. È l’accusa nei confronti della Ong Medici Senza Frontiere e di due agenti marittimi operanti nel settore della raccolta — 14 gli avvisi di garanzia in totale, leggi l’elenco degli indagati— che ha fatto scattare il sequestro preventivo dell’Aquarius (attualmente nel porto di Marsiglia) e di 460 mila euro. L’indagine condotta da Guardia di Finanza e Polizia, coordinata dalla Procura di Catania, avrebbe accertato uno smaltimento illecito in 44 occasioni per un totale di 24 mila chilogrammi di rifiuti. L’accusa nei confronti di Msf, considerata dagli inquirenti «produttrice» dello smaltimento al centro del traffico illecito, riguarda sia la Aquarius, per il periodo da gennaio 2017 a maggio 2018, sia la Vos Prudence, la nave utilizzata dalla Ong tra marzo 2017 a luglio 2017. Per questo nel registro degli indagati - con l’accusa di «attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti» - sono finiti, oltre ad alcuni membri dell’organizzazione, anche il Centro operativo di Amsterdam che gestiva l’Aquarius e il Centro operativo di Bruxelles, che invece ha gestito e finanziato le missioni di soccorso della Vos Prudence. Va detto che Aquarius era già bloccata a Marsiglia da 40 giorni per via del fatto che Panama (lo Stato presso cui il battello era iscritto nei registri marittimi) aveva ritirato la bandiera. Una decisione dovuta ufficialmente a motivi di irregolarità ma che i rappresentanti delle Ong avevano denunciato come il frutto delle pressioni politiche concentratesi su chi aiuta i migranti. Non solo. Tecnicamente il decreto di sequestro della nave Aquarius, convalidato dal Gip del tribunale di Catania, non è stato ancora notificato. Lo spiegano fonti investigative catanesi. Dunque la nave non è stata ancora sequestrata. Le stesse fonti investigative hanno spiegato che la notifica, e quindi l’esecuzione del provvedimento, avverranno nel momento in cui la nave solcherà le acque italiane o attraccherà in un porto della Penisola.
Nel decreto di sequestro, il Gip di Catania Carlo Cannella scrive che «vi è un fondato pericolo» che «la libera disponibilità della motonave possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato» visto che «è di tutta evidenza che la commissione del delitto è strettamente collegata all’attività di salvataggio in mare» da parte delle Ong, che «nel periodo oggetto di indagine realizzava ben 37 sbarchi reiterando sempre l’illecita modalità di smaltimento di rifiuti sanitari pericolosi e di materiale medico».
Salvini: «Ho fatto bene a bloccare le navi»
«Ho fatto bene a bloccare le navi delle Ong, ho fermato non solo il traffico di immigrati ma da quanto emerge anche quello di rifiuti. #portichiusi»: lo ha twittato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dopo la notizia del sequestro. Nel primo pomeriggio ecco un altro tweet: «La pacchia è finita».
La replica di Msf: «Inquietante e strumentale attacco»
Msf, in un comunicato (leggilo per intero), parla di «inquietante e strumentale attacco per bloccare azione salvavita in mare». «Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini, ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso », dichiara Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf. «Tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard. Le autorità competenti — si legge in una nota — non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015».
14 gli indagati
Sono 14 gli indagati nell’indagine. I soggetti coinvolti, a vario titolo, avrebbero «sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell’Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti» in 11 porti: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria, Napoli e Salerno in Campania, Brindisi in Puglia. Tra i rifiuti scaricati la procura indica «gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari», gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l’assistenza medica.
Il gip: «Pericolosità rifiuti era ben nota al personale Msf»
«Che la pericolosità degli indumenti indossati dai migranti, in quanto fonte di trasmissione di virus o agenti patogeni contratti durante il viaggio, fosse ben nota al personale di Msf», si «desume da numerosi report in ordine alle condizioni igieniche e sanitarie riscontrate dai capi missione nei centri di detenzione in Libia» e dei «Sar report rescue degli assistiti a bordo» in cui «si segnalano frequenti casi di scabbia, pidocchi, infezioni del tratto respiratorio, tubercolosi, meningite, infezioni del tratto urinario e sepsi». Lo scrive il Gip nelle 23 pagine del decreto di sequestro preventivo della nave Aquarius, sottolineando che «tutti i soggetti oggi sottoposti ad indagine, oltre ad essere consapevoli dell’accordo illecito» sul presunto smaltimento dei rifiuti che avrebbe fatto risparmiare, secondo l’accusa, 460mila euro all’Ong, e «hanno fornito un contributo alla riuscita del progetto criminoso». «Nonostante il rischio di contaminazione - sottolinea il Gip Cannella - per contatto indiretto con la cute (epatite A e E, salmonella etc) o attraverso il sangue ed altri fluidi biologici (epatite B e C, Aids etc) e ferite, oggetti o materiali contaminati, i vestiti e gli indumenti intimi, sono stati raccolti da navi Vos Prudence e Aquarius in maniera indifferenziata e conferiti illecitamente alle ditte portuali autorizzate attraverso la classificazione indebita nella categoria dei rifiuti solidi urbani o speciali indifferenziati». Il Gip di Catania segnala anche la pericolosità del «rischio infettivo dei rifiuti alimentari, prodotti dagli scarti del cibo somministrato ai migranti, potendo veicolare, per contatto diretto, microrganismi, virus e tossine da parte di soggetti affetti da patologie trasmissibili».
Concordato «sistematicamente» lo smaltimento illegale dei rifiuti
L’inchiesta degli uomini del comando provinciale di Catania e dello Scico delle Fiamme gialle e di quelli della squadra mobile di Catania e degli «007» dello Sco della polizia avrebbe inoltre accertato che i membri di Msf e i due agenti marittimi Francesco Gianino e Giovanni Ivan Romeo concordavano «sistematicamente» lo smaltimento illegale dei rifiuti - 37 volte per l’Aquarius e 7 per la Vos Prudence - «eludendo i rigidi trattamenti imposti dalla loro natura infettiva». Tra gli indagati, oltre a Gianino, Romeo e i centri operativi di Amsterdam e di Bruxelles di Msf, ci sono il comandante e il primo ufficiale dell’Aquarius, il russo Evgenii Talanin e l’ucraio Oleksandr Yurchenko. A questi si aggiungono 8 membri di Msf: il vice capo missione Italia di Msf Belgio Michele Trainiti, il vice coordinatore nazionale nazionale e addetta all’approvvigionamento della missione Italia di Msf Belgio Cristina Lomi, il liaison Officer di Mas Belgio Marco Ottaviano, i coordinatori del progetto Sar Aquarius di Msf Olanda, Aloys Vimard e Marcella Kraaij, il coordinatore logistico di Aquarius Joachim Tisch, il delegato alla logistica a bordo della nave Martinus Taminiau e il coordinatore del progetto a bordo della nave, l’inglese Nicholas Romaniuk.
«Rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo»
Nel periodo compreso tra gennaio 2017 e maggio 2018 dalle navi Vos Prudence e Aquarius «non è stata mai dichiarata la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo», si legge nell’ordinanza, anche in presenza di «numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento dell’arrivo dei migranti nei porti italiani» duranti i quali sono stati «rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti sbarcati».
«Nessuna traccia dello smaltimento»
Agli atti dell’inchiesta ci sono controlli eseguiti dalla guardia di finanza. Tra questi c’è anche quello dello sbarco di nave Aquarius con a bordo 416 migranti, avvenuto a Catania il 27 novembre del 2017: nel buono di servizio giornalieri dei rifiuti conferiti «nessuna traccia - scrivono Procura e Fiamme gialle - è stata rinvenuta di quelli solidi composti dagli scarti alimentari e di quelli costituiti dagli indumenti dei migranti a rischio contaminazione, nonché di quelli sanitari veri e propri derivanti dall’attività medico-sanitaria prestata a bordo». Documentazione che invece, è l’ipotesi investigativa, avrebbe dovuto esserci.
A Trapani, il 15 e il 30 aprile 2017, la Procura contesta «dichiarazioni mendaci di “Medici senza frontiere Olanda” attestanti la non presenza tra i rifiuti scaricati di sostanze infettive o contagiose, nonostante i sette casi sospetti di tubercolosi, infezioni urinarie ed ematurie, varicella e scabbia, segnalati dall’ufficio di sanità marittima di Pozzallo (Ragusa)». Il 10 maggio del 2018, a Catania, dopo lo sbarco di 105 migranti dall’Aquarius, le Fiamme gialle hanno sequestrato il carico di rifiuti appena conferito a un autocarro autocompattatore diretto al deposito della società cooperativa «La Portuale II». Tra i 15 metri cubi di rifiuti dichiarati dal comandante della nave come rifiuti alimentari e speciali indifferenziati (carta e plastica), erano presenti 2 metri cubi (80 kg) di rifiuti pericolosi a rischio infettivo: indumenti dismessi dai migranti potenzialmente contaminati da virus ed altri agenti patogeni, nonché rifiuti sanitari a rischio infettivo derivanti dall’attività di assistenza medico-sanitaria prestata a bordo alle persone soccorse, come garze intrise di sangue, guanti e mascherine con tracce ematiche.
A Trapani, il 15 e il 30 aprile 2017, la Procura contesta «dichiarazioni mendaci di “Medici senza frontiere Olanda” attestanti la non presenza tra i rifiuti scaricati di sostanze infettive o contagiose, nonostante i sette casi sospetti di tubercolosi, infezioni urinarie ed ematurie, varicella e scabbia, segnalati dall’ufficio di sanità marittima di Pozzallo (Ragusa)». Il 10 maggio del 2018, a Catania, dopo lo sbarco di 105 migranti dall’Aquarius, le Fiamme gialle hanno sequestrato il carico di rifiuti appena conferito a un autocarro autocompattatore diretto al deposito della società cooperativa «La Portuale II». Tra i 15 metri cubi di rifiuti dichiarati dal comandante della nave come rifiuti alimentari e speciali indifferenziati (carta e plastica), erano presenti 2 metri cubi (80 kg) di rifiuti pericolosi a rischio infettivo: indumenti dismessi dai migranti potenzialmente contaminati da virus ed altri agenti patogeni, nonché rifiuti sanitari a rischio infettivo derivanti dall’attività di assistenza medico-sanitaria prestata a bordo alle persone soccorse, come garze intrise di sangue, guanti e mascherine con tracce ematiche.
«Una artificiosa comunicazione documentale»
Avveniva tramite «una artificiosa comunicazione documentale» la «declassificazione dei rifiuti a rischio infettivo» da Vos Prudence e Aquarius durante 44 sbarchi effettuati complessivamente dalle due navi dal gennaio 2017 a maggio 2018. Questo, secondo l’accusa, il meccanismo messo in atto: durante la navigazione verso il porto di destinazione si provvedeva alla fornitura di indumenti nuovi e di alimenti ai migranti salvati in mare, producendo quelli che per l’accusa erano dei «rifiuti pericolosi a rischio infettivo». Quest’ultimi, in fase di certificazione, prima di entrare nel porto, venivano presentati come rifiuti solidi indifferenziati con l’assegnazione di appositi codici che li contraddistinguevano come «non pericolosi». Al termine delle operazioni di sbarco erano poi conferiti alla società incaricata con la ditta portuale incaricata che, come emerge da foto segnalazioni fatte a Catania, «li compattava in maniera indiscriminata e li portava in discarica per lo smaltimento finale».
Il giro d’affari
Lo scenario dell’indagine condotta dalla procura catanese ricorda molto quello delle cronache riguardanti le violazioni delle norme ambientali da parte di imprenditori — da Nord a Sud — che fanno di tutto pur di risparmiare, in modo fraudolento, sui costi dello smaltimento. Dalle indagini è emerso che in occasione di tutti gli sbarchi lo smaltimento dei rifiuti era realizzato per il tramite della M.S.A. di Gianino che nei porti diversi da Augusta si avvaleva di propri sub-agenti, senza mai dichiarare la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo derivanti dagli scarti degli alimenti e dagli indumenti indossati dai migranti. L’accordo tra Ong e l’agenzia marittima di Gianino consentiva da un lato alle stesse Ong di realizzare notevoli risparmi di spesa per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, dall’altro allo stesso Gianino di offrire un servizio di smaltimento a prezzi concorrenziali grazie al quale triplicava il suo giro d’affari passato dai 45 mila euro del 2014 ai 140 mila euro del 2016.
I due agenti marittimi intercettati: «Otto euro a sacco»
«Otto euro a sacco», un tariffa concorrenziale per «lo smaltimento illecito di tutti i rifiuti fondato sul trattamento indifferenziato di quelli sanitari pericolosi con quelli comuni solidi urbani», per un sistema che «era precedente al periodo di indagine» e «durava da almeno tre anni». Lo rileva il gip sottolineando che «la rilevante presenza di numerose navi private coinvolte nell’attività di soccorso in mare, indirizzate per lo sbarco dei migranti presso porti italiani, in particolare della Sicilia», si sia tradotta «in uno proporzionale aumento del giro d’affari dell’agenzia marittima di Gianino, titolare della “Mediterranean shipping agency” di Augusta e del suo subagente nel porto di Catania, Giovanni Ivan Romeo», entrambi indagati dalla Procura. Le indagini, osserva il Gip, hanno dimostrato come Gianino fosse in grado di offrire tariffe competitive per lo smaltimento dei rifiuti prodotti a bordo, «tali da consentire alle Ong di diminuire consistentemente i costi di gestione delle navi». In un’intercettazione del 14 luglio 2017 tra Gianino e Laura Ferrandino, addetta all’amministrazione dei conti di nave Vos Prudence, l’addetto all’agenzia marittima, scrive il Gip, «esternava l’intento fraudolento»: «non parliamo di sewage (liquame, ndr), perché se dichiariamo che avete tot metri cubi ci fanno fare anche il sewage, che tra garbage (spazzatura, ndr) e sewage ci vogliono 90.000 euro». I costi fatti pagare dalla ditta di Gianino di 8 euro a sacco, sono «sicuramente concorrenziali», e gli «hanno consentito di aggiudicarsi i servizi delle Ong impegnate nel Mediterraneo» aumentando «esponenzialmente il proprio volume d’affari, passato da 45.404 euro nel 2015, a 72.325 euro nel 2015 e a 139.153 nel 2016».
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