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domenica 18 novembre 2018

PD, il piano di Renzi per andare oltre | E Minniti correrà contro Zingaretti

Pd, il piano di Renzi per andare oltre | E Minniti correrà contro Zingaretti

L’ex leader confida nei comitati civici. Il segnale del forfait all’Assemblea nazionale: «Non mi occupo del congresso del Partito democratico»

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ROMA — Ieri, all’Assemblea nazionale del Pd, all’hotel Ergife di Roma non c’era. Un’assenza già notificata il giorno prima a quasi tutti (amici e meno amici). Un’assenza che ha un preciso significato: «Io — ha spiegato Matteo Renzi ai parlamentari amici — sono ormai fuori da tutto. Non mi occupo del congresso del Pd». 

Roberto Giachetti, mente critica del renzismo, decritta così quelle parole: «Non ci saranno più alibi per tutti quelli che dicono di stare con Zingaretti in versione anti-Renzi. Matteo si tira fuori e voglio vedere come il mio amico Gentiloni giustificherà l’appoggio al governatore del Lazio che fa e dice tutto il contrario di quello che Paolo ha sempre detto e fatto. E sarà sempre più chiaro che senza Renzi questo partito evapora, è evanescente». 

Ma l’assenza di Renzi va letta anche al di là della battaglia congressuale del Pd. A Salsomaggiore, la settimana scorsa, aveva già inviato un avviso ai suoi: «Adesso muovetevi in mare aperto, io non sarò più la vostra “rete”, io devo anche guardare altrove». Cioè: «Io voglio lavorare su quello che si muove nella società civile. A Torino, come a Roma, sta crescendo il rifiuto per questo governo, eppure il Pd non riesce a intercettare questa opposizione che c’è nel Paese contro i gialloverdi. Questo non va bene... vuol dire che il Pd da solo non basta. Senza buttare la croce addosso a nessuno è giunto il momento di chiederci se il contenitore attuale è quello che ci serve»...
 
Per la prima volta Matteo Renzi non esclude davvero la nascita di un nuovo soggetto politico che vada oltre il Partito democratico e che sia in grado di attrarre quei voti che il Pd non riesce più a conquistare. Non a caso, l’altro giorno, ha messo un «like» al commento di un elettore che su Facebook lo invitava ad andare oltre l’esperienza dei «Dem». 

Ma Renzi non intende certo andare contro il Partito democratico, tant’è vero che chi dei suoi lavora al progetto di un altro contenitore in grado di «intercettare i voti di chi non vuole né i grillini né i leghisti» (partendo dai comitati civici lanciati alla Leopolda) spiega che il nuovo soggetto «non dovrà mai e poi mai essere in competizione con il Pd». L’obiettivo, semmai, è «quello di affiancare i dem». È un «processo binario e dobbiamo ancora decidere che cosa fare», spiega qualche renziano all’Assemblea. 

Non di scissione si tratterebbe, ma di separazione consensuale e pacifica nonché di futura alleanza elettorale con il Pd alle prossime consultazioni politiche. Tant’è vero che l’opzione resta in ballo comunque: che venga eletto Marco Minniti o che invece il prescelto sia Nicola Zingaretti. Anche se è ovvio che questa seconda ipotesi è quella meno gradita al mondo renziano e dintorni. «Se vincesse Nicola per alcuni di noi si porrebbe un problema», ha confessato giorni fa Roberto Giachetti, lasciando presagire la possibilità di una fuoriuscita dal Pd. Sandro Gozi è il renziano più esplicito a riguardo: «Sono cambiati il mondo, l’Europa, l’Italia. Questo Partito democratico non basta più e non funziona più. Dobbiamo andare oltre e farlo ora». 

Ma è un «ora» relativo. Prima di decidere definitivamente la strategia si aspettano le elezioni europee del maggio prossimo. Quella consultazione rivelerà qual è il vero stato di salute del Partito democratico. E da quel risultato si partirà per capire il da farsi. Per capire, cioè, per dirla con Matteo Renzi, se veramente «il Pd da solo non basta più».

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