Quando nacque il governo gialloverde superammo l’incredulità, la preoccupazione e lo sconcerto e ci lasciammo prendere dalla curiosità di vedere come sarebbe andata a finire, sospendendo ogni pregiudizio iniziale a sfavore. Anzi, per carità di patria e per il pessimo giudizio sui governi precedenti e sui potentati che li avversavano, abbiamo preferito il governo in carica piuttosto che i suoi nemici, di sinistra e non solo. Non diventammo amici del governo ma restammo nemici dei loro nemici. Ora però è tempo di muoversi per ribaltare la situazione, tramite una trasfusione di consensi, prima che l’esperienza populista e sovranista naufraghi e così dia ragione alle consorterie rivali. Perché il rischio aggiuntivo della spericolata incapacità dei grillini è quella di bruciare il terreno e la credibilità di ogni populismo sovranista, portandoli al fallimento. È necessario che i leghisti prendano in mano la situazione ed è necessario che si disegni con tempismo adeguato una sponda realista, magari nazional-conservatrice, che possa allearsi ai sovranisti e liquidare il berlusconismo. Forza Italia non ha più forza e non ha più Italia. Anche lì si tratterebbe in parte d’un travaso dal vecchio a un nuovo soggetto, benché il reame di Silvio sia ormai esangue, quasi un ologramma, circondato da qualche superstite, qualche maggiordomo, poca ciccia e pochissima sostanza. Ma si deve accelerare nell’anno che arriva, a cavallo del voto europeo, quel travaso.
Per i grillini al governo l’alternativa è secca: o continuano a fare sceneggiate senza combinare nulla, limitandosi a spettacolari operazioni simboliche di nessun effetto pratico, solo per saziare il rancore della gente oppure se attuano davvero i loro programmi cominciano a fare danni seri, buchi grossi per spese insostenibili, sfasci vistosi da cui sarà poi difficile venir fuori. E non solo: dobbiamo perfino considerare Di Maio come la migliore soluzione dei grillini, se consideriamo che l’alternativa al Giggino mutante sono i fanatici più integralisti, i cheguevara de’ noantri, alias Dibba o i figli dei figli dei fiori, tipo Figo l’intronato (cioè sul trono di Montecitorio), una parodia vivente della sinistra, un tronista del presepe radical. O ancora, pensate a capitan De Falco che guida la fronda contro il decreto sicurezza, uno che detestava i grillini, un militare che sinistreggiava e che deve tutta la sua fama e la sua elezione a una parola – cazzo! – pronunciata contro Schettino.
Col passare dei giorni avvertiamo una crescente schizofrenia: più difendiamo questo governo dagli attacchi esterni, più solidarizziamo con Salvini e con la Lega e più sentiamo imbarazzo e preoccupazione per quei ministri grillini vistosamente incapaci, in conflitto con la realtà, a volte ridicoli, che folleggiano nei media e nei ministeri. E a loro immagine sono i primi nominati in quota 5stelle, anch’essi presceltti con pesca di beneficenza o rete a strascico, comunque pescati ad mentulam, tanto per farci capire da Di Maio e dagli altri umanisti grillini. Del resto, avendo già una Raggi in casa, sapete bene di cosa parliamo.
MV, Il Tempo 7 novembre 2018
Nessun commento:
Posta un commento