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giovedì 1 novembre 2018

Claudio Risè x LaVerità 01/11/2018 - Niente ironie sul “podere al popolo”. Premiare la vita con la terra è giusto

PS: <<L’iniziativa del governo risulta davvero innovativa, perché punta sui bambini, cioè sul futuro della nazione E se il provvedimento suona retorico o fuori dal tempo è solo per il politicamente corretto dei sepolcri imbiancati che ci condiziona>>...la più importante iniziativa di questo Governo...  a costo zero...a lungimirante futuro!

umberto marabese
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(themeticulous.it) – Claudio Risè LaVerità 01/11/2018
Le nazioni «giovani», del domani, non sono quelle che fanno più tecnologia, ma quelle che fanno piu bambini. Il «plusvalore» portato dai bambini è enormemente maggiore di quello di qualsiasi tecnica. Per una ragione molto semplice: il bambino è un essere vivente, e la sua presenza cambia e trasforma l’intera vita umana attorno a lui, mentre la tecnologia (se va bene) si limita a renderla un po’ più comoda, o a farla scorrere più velocemente.
Per questo l’iniziativa del governo italiano di dare in uso per 20 anni e oltre appezzamenti demaniali a famiglie con tre figli sembra davvero innovativa, non solo a parole. Perché punta sul domani, e non solo con dei ragionamenti complicati, o coi soldi, ma con la materia prima dello Stato: la terra.
E la offre a chi dimostra di credere nel futuro e nel domani, e non è egoisticamente chiuso in un oggi solo per sé: i genitori di più bambini. Esattamente: almeno tre, un numero che nella simbolica di ogni cultura sta per lo sviluppo, la crescita, la fertilità della coppia, l’apertura del discorso, la dialettica, la sintesi tra tesi e antitesi...

Certo: bisognerebbe credere ai simboli, cui pochi badano ancora, o così almeno si dice. Ma l’ordine simbolico, da Pitagora e dalla Bibbia in poi è quello che sovraintende a quello materiale. L’Occidente soprattutto (ma anche l’Oriente fino a quando ha funzionato bene) si è costruito e affermato così: a colpi di simboli, e di azioni da essi ispirate. È quello che ci consente di esprimerci, di comunicare, di parlare. Fingere che l’ordine simbolico non esista, cercare di sostituirlo con lo spread, non serve a nulla.
Alla fine, poi, si arriva sempre lì: alla vita. Cioè ai bambini: ci sono, o non ce n’è più? E allora, poi, come si fa con la depressione, con la droga per farsi fuori (a 16 anni, ma anche a 60), con la violenza, con la disperazione per la mancanza di senso di ogni cosa? Perché è così quando nulla è più risvegliato dal sorriso (ma anche dallo strillo) di un bambino. Non sono i numeroni dei Soloni dell’economia a illuminare il domani. Quello lo fa, invece, il bambino. È lui che «apre uno squarcio sul futuro, che quasi non è più gravato del peso del passato» ha scritto il filosofo Emmanuel Levinas.
Un futuro «profetico», un futuro che parla col Signore, come assicurava Gesù che ripeteva che nel diventare come bambini per entrare nel regno dei cieli. Quando ha scritto questa intuizione, ormai molti anni fa, Levinas nulla sapeva, naturalmente, dell’attuale legge di bilancio del governo italiano, né del «peso» del passato su una manovra che vuole sviluppo, fatta sotto il ricatto del debito accumulato nei decenni precedenti.
Chi può alleggerire il debito sono i bambini, innanzitutto perché garantiscono che un futuro ci sarà. Ma poi perché la loro presenza, il loro arrivo, è premiata con la terra: la carne della madrepatria. Non è retorica: anche questa è simbolica, simbolica politica, e simbolica dell’esistenza. Non si può rinunciare a dire qualcosa di vero perché «suona» retorico. Adesso suona così perché ogni verità, anche elementare, è stata colpita dall’interdetto del politicamente corretto, che proibisce di dire qualcosa di vero, perché sarebbe troppo forte. E poi qualcuno si offenderebbe. Si offenda pure. Non si può diventare tutti stupidi in omaggio al politicamente corretto.
La terra è l’aspetto nutriente della Patria, diverso da quello burocratico, o da quell’altro invece sì, spesso vuotamente retorico, delle Grandi Istituzioni. Tra l’altro noi abbiamo una madreterra buonissima da mangiare, che tutto il mondo ci invidia, cercando di copiarne le irripetibili delizie. È solo un atto di giustizia, dunque, dare parte delle ampie ( e per lo più incoltivate) terre demaniali, ai genitori che hanno un rapporto reale con il futuro, e fanno tre figli. Ci potranno coltivare delle cose buone. Un segno che la patria non è morta e ci vuole bene. Un gesto profondo, che potrebbe aprire la strada a molti altri.
Claudio RisèLaVerità 01/11/2018

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