Due cannoniere e un rimorchiatore ucraino sono stati catturati dalle forze di Mosca, feriti due marinai. Disordini innescati da nazionalisti davanti al consolato russo a Leopoli. Kiev: «23 i marinai prigionieri della Russia».
Alta tensione tra Russia e Ucraina nel Mar Nero, al largo della Crimea. Mosca ha chiuso lo Stretto di Kerch, unico collegamento marittimo con il mare di Azov, dopo un’incursione della Marina ucraina che Mosca ha definito «una provocazione»: tre navi ucraine — le due piccole cannoniere Berdiansk e Nikopol, e il rimorchiatore Yana Kapu — dirette dal Mar Nero verso lo Stretto, non hanno chiesto il permesso di transito per dirigersi al porto di Mariupol, un gesto che le autorità russe considerano un affronto in grado di provocare «un conflitto regionale». Kiev ha da parte sua accusato la Russia di aver aperto il fuoco, ferendo gravemente due marinai, e di aver sequestrato le tre navi della flotta ucraina.
23 i marinai prigionieri della Russia
I marinai e gli ufficiali ucraini trattenuti dalle forze di frontiera russe e al momento in stato di fermo «sono 23», tre dei quali «si trovano in ospedale a Kerch», ha dichiarato il comandante della marina militare ucraina Igor Voroncenko, citato da Unian. E il ministro degli Esteri ucraino Pavlo Klimkin, citato da Interfax, sostiene che i nostri marinai sono «prigionieri di guerra». «Lo status dell’equipaggio catturato deve essere considerato in base alla convenzione di Ginevra del 1949», ha sottolineato. Una valutazione che il Cremlino non ha voluto commentare. «Coloro che violano le frontiere sono perseguiti nel più stretto rispetto della legislazione», ha sottolineato il portavoce Peskov...
Emergenza anche all’Onu
Mosca ha confermato il sequestro delle tre navi. Secondo Kiev il rimorchiatore, che trainava le altre due navi, è stato speronato nonostante Mosca fosse stata avvertita in anticipo del passaggio. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha convocato una riunione d’emergenza con i vertici militari. Anche il consiglio di sicurezza dell’Onu ha convocato una riunione di urgenza per lunedì alle 11 del mattino ora di New York, ore 17 italiane. L’annuncio è stato dato dall’ambasciatrice americana all’Onu, Nikky Haley.
Kiev adotta la legge marziale
Il governo di Kiev, in seguito al rialzarsi della tensione con la Russa, ha deciso di introdurre la legge marziale: il provvedimento entrerà in vigore il 28 novembre e durerà almeno 30 giorni ed è stato annunciato dal presidente Poroshenko; tutte le forze armate sono già state messe in stato di allerta. La dichiarazione della legge marziale in Ucraina minaccia di «peggiorare» la situazione in Donbass: è questo il monito immediatamente arrivato dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha invece già fatto sapere che l’Alleanza Atlantica si schiera a fianco dell’Ucraina.
Nazionalisti in piazza
Poche ore dopo decine di estremisti di destra hanno dato fuoco a pneumatici davanti al consolato russo di Leopoli, in Ucraina occidentale, per protestare contro il sequestro dei tre battelli militari ucraini. La dimostrazione è organizzata dai nazionalisti del Corpo Nazionale.
L’annuncio della chiusura dello stretto è stato dato dalla società che gestisce il traffico marittimo nella zona della Crimea. Erano stati i servizi segreti dell’Fsb, il Servizio di Sicurezza Federale, l’ex Kgb, a denunciare lo sconfinamento e sostenere che le navi ucraine avevano «manovrato pericolosamente» e non si erano «assoggettate agli ordini delle autorità russe». Dal canto suo, la Marina ucraina ha denunciato che una lancia dei guardiacoste russi, il Don, ha speronato uno dei suoi rimorchiatori, il cui motore e lo scafo sono rimasti danneggiati. E anche questa per Kiev è «una provocazione».
L’Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, ha chiesto alla Russia di allentare la tensione e di ripristinare la libertà di circolazione nello stretto. La situazione ad Azov, ha sottolineato Mogherini, dimostra come le tensioni e l’instabilità possono alimentarsi «quando non si rispettano le norme basilari di cooperazione internazionale. A tal proposito l’Alto rappresentante ha ricordato che la costruzione del ponte di Kerch, voluta dal presidente russo Vladimir Putin per collegare direttamente la Crimea alla Russia, è una «violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina». L’Ue, ha ricordato, «non riconosce l’annessione illegale della penisola di Crimea alla Russia», che ha scatenato una crisi e una raffica di sanzioni tra l’Occidente e Mosca.
26 novembre 2018 (modifica il 26 novembre 2018 | 16:36)
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