di Fabrizio Poggi
Se tornasse in vita, il compagno Mao si vedrebbe forse costretto ad aggiornare il suo celebre detto, incasellato nel discorso pronunciato a Mosca nel 40° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, a proposito della stupidità dei reazionari, specificando che "sollevare una pietra per poi lasciarsela ricadere sui piedi" è il tipico “modo di agire” del PD.
L'on. Andrea Romano constata su Democratica che “Per Salvini e Di Maio è meglio che gli studenti non sappiano le ragioni che hanno scatenato la Prima guerra mondiale”. Sinceramente, non sappiamo e ci interessa anche poco sapere cosa pensino i grillo-leghisti sulla materia, ma i termini con cui l'on. Romano si prende la briga di illuminare gli studenti, ricalcano pienamente lo stile ricordato da Mao.
E così, dato che per la "maggioranza parlamentare Lega-Cinque Stelle quel conflitto non fu scatenato dal fallimento della diplomazia e dallo scontro tra nazionalismi, come eravamo abituati a studiare prima della nuova era inaugurata il 4 marzo 2018”, ecco che i parlamentari del PD ci tengono a rinverdire “quanto la storiografia e la coscienza pubblica hanno assorbito ormai da tempo...
E dunque, per l’appunto, il ruolo distruttivo dei nazionalismi europei insieme alla distanza culturale e politica tra patriottismo ed etnonazionalismo, la centralità dei civili nello sforzo economico e produttivo insieme al collegamento tra la guerra e la crisi dell’Italia liberale e la successiva affermazione del fascismo”. Questo, con buona pace di storici e insegnanti che da decenni, fortunatamente, si sforzano di azzerare quanto certa “storiografia” abbia “assorbito ormai da tempo” e a riportare sul terreno della storia i racconti agiografici con cui erano state dipinte le cose alle nostre generazioni “più mature”, tuttora ferme a chiedersi cosa volessero significare “i begli occhi del Kaiser”. Dire che causa della guerra furono i nazionalismi, è un po' come dire che causa del fascismo furono … i fascisti.
E così, dato che per la "maggioranza parlamentare Lega-Cinque Stelle quel conflitto non fu scatenato
Dunque, ci insegna ora il PD, tra “le ragioni che hanno scatenato la Prima guerra mondiale” c'è di tutto: nazionalismo, patriottismo, fallimento della diplomazia, centralità dei civili... fuorché una “sciocchezza”: l'imperialismo e le rivalità interimperialistiche tra potenze finanziarie dominanti e potenze borghesi in ascesa, la lotta per i mercati e una diversa divisione delle colonie che, come aveva pronosticato (ci scuseranno i democristiani del PD) Engels negli ultimi anni di vita e come ricordava (di nuovo, come sopra...) Lenin nel 1914, già dalla fine del XIX preparavano le condizioni che avrebbero portato alla carneficina.
Dunque, ci insegna ora il PD, tra “le ragioni che hanno scatenato la Prima guerra mondiale” c'è di tutto: nazionalismo, patriottismo, fallimento della diplomazia, centralità dei civili... fuorché una “sciocchezza”: l'imperialismo e le rivalità interimperialistiche tra potenze finanziarie dominanti e potenze borghesi in ascesa, la lotta per i mercati e una diversa divisione delle colonie che, come aveva pronosticato (ci scuseranno i democristiani del PD) Engels negli ultimi anni di vita e come ricordava (di nuovo, come sopra...) Lenin nel 1914, già dalla fine del XIX preparavano le condizioni che avrebbero portato alla carneficina.
E il macello di milioni e milioni di contadini e di operai mandati a morire nelle trincee di tutta Europa, per ingrassare i pescecani della finanza europea e statunitense, si trasforma per l'on. Romano in uno “sforzo militare italiano nella Grande Guerra”, addirittura “sostenuto dalla partecipazione di milioni di lavoratrici e lavoratori”. Viene da chiedersi, ingenuamente, se per caso durante gli studi dell'on. Romano, qualcuno avesse a suo tempo voluto che egli “non sapesse le ragioni” di quei milioni di operai e contadini italiani che, non appena se ne presentò l'occasione, scesero in strada al grido di “fare come in Russia”, cercarono di gettare le armi e di fraternizzare coi contadini e gli operai austriaci, rischiando la fucilazione per diserzione; oppure “le ragioni” dei soldati, anch'essi semplici contadini, braccianti e operai, che nelle città abbandonavano i reparti di ordine pubblico, per unirsi alle donne che nelle strade di mezza Italia, sfidando i plotoni di esercito e carabinieri, manifestavano per il pane e contro la guerra.
Se effettivamente esiste “una qualche forma di collegamento tra le conseguenze di quel conflitto e l’ascesa della dittatura fascista”, per il PD, macello mondiale e nascita del fascismo pare siano in qualche misura legati, ma non si sa come e l'on. Romano si guarda bene dal vergare il minimo accenno all'ascesa del movimento operaio, alle sue lotte contro industriali e finanzieri arricchitisi sul sangue di “milioni di suoi coetanei italiani ed europei”, all'influsso su contadini e operai di quella “sciocchezza” che va sotto il nome di (qui, oltre alle scuse, come sopra, corre anche l'obbligo di genuflessione e segno della croce) Rivoluzione d'Ottobre e, quindi, alla reazione degli agrari e dei grossi gruppi industriali contro “la paura del bolscevismo”.
Ma è meglio fermarsi qui. Se il PD tiene così fermamente a “insegnare” agli studenti che il macello del 1914-1918 non fu altro che il risultato dello “scontro tra nazionalismi” e “sovranismi” e come “lo sforzo militare italiano nella Grande Guerra fu sostenuto dalla partecipazione di milioni di lavoratrici e lavoratori”, non resta che rivolgerci al grande Mao.
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