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mercoledì 10 ottobre 2018

Maurizio Blondet - NIKKI HALEY fuori, KAVANAUGH dentro – rottura del fronte anti-Donald?


Dunque Nikki Haley ha dato le dimissioni da ambasciatrice USA all’Onu. La stupida, poco istruita,  anti-putiniana fanatica,  super-israeliana e neocon Nikki Haley, creatura del Deep  State che cercava di fare le scarpe al presidente Trump già da aprile, quando annunciò  nuove sanzioni alla Russia  con la scusa che sue aziende avevano   collaborato con  Damasco  a fabbricare le armi chimiche –   prima di Trump e contro le sue intenzioni, e nacquero voci che  Nikki intendeva  candidarsi lei alla Casa Bianca con Mike Pence nel 2020.  Poco prima aveva  dichiarato  che  le donne che accusavano Trump di cattiva condotta sessuale dovevano essere ascoltate.
Ci si chiedeva  perché  Trump aveva nominato a una tale carica una simile serpe.  Il punto evidente è che non  l’ha scelta lui. Lui avrebbe forse voluto a quel posto  l’hawaiana Tulsi Gabbard,  democratica, che nel Congresso si  è dichiarata per il ritiro dell’America della guerra sporca in Siria.  Ne era stato impedito dal fuoco di sbarramento dei media che contano,  e in generale dagli ambienti stessi che  hanno agitato la  narrativa velenosa del Russiagate, delle ingerenze di Putin nelle elezioni americane a favore di Trump. La Gabbard per di più  aveva incontrato Assad,  quindi  anche  lei era vicina ai russi…una traditrice, la aggredirono i media...

Adesso Nikki se ne va, e in coincidenza con  la vittoria di Trump nell’inserire alla Corte Suprema il giudice Brett Kavanaugh:  un personaggio con cui i democratici  si sono scagliati  con tutti i mezzi più  bassi, fra cui quello di farlo accusare di  un tentato stupro di 36 anni prima dalla Christine Blasey Ford ,  che non poteva portare il minimo indizio; i democratici,  coadiuvati  dai media e dal movimento “me too”,  al Senato hanno preteso che l’FBI indagasse sui trascorsi sessuali di Kavanaugh ed hanno voluto tenere le note udienze pubbliche – finendo comunque per perdere, e molto male. I media e i democratici sono oggi nella condizione descritta in questa vignetta:
(Media e Democratici nella lotta contro Kavanaugh)


I media mainstream,  gli  stessi che attaccano continuamenteTrump come agente russohanno effettivamente toccato il punto più basso di credibilità.
il movimento “me too”  anch’esso ha mostrato  la sua faccia totalitaria, pretendendo che Kavanaugh fosse dichiarato colpevole, e dunque indegno della Corte Suprema, “sulla parola” della sua accusatrice, senza prove e senza presunzione d’innocenza, ed ha perso molto favore femminile.
Con Kavanaugh, entra nella Corte un difensore della Costituzione, che rompe la dittatura “liberal”,  moralmente “progressista” che ha esercitato un così profondo influsso sui costumi da 50 anni.   In questo incarico a vita,Kavanaugh è giovane e durerà un trentennio, mentre i due ottantenni  “liberal” messi lì da Clinton, Ruth Bader Ginsburg e Stephen Breyer (entrambi j, per puro caso…) non dureranno molto.
Il Partito Democratico ha subito una sconfitta storica”,  ha scritto Patr Buchanan, “e il trionfo è del presidente Trump.
Pistola usata dai senatori dem nel tentativo di character assassination di Kavanaugh
Le dimissioni di Nikki Haley  sono collegate all’insediamento di Kavanaugh? Apparantemente no. Ma è  quasi come,  in una  guerra, la rottura improvvisa del fronte su più  settori in contemporanea. Detta così sembra una disfatta dei democratici, “una Little Big Horn da punto di vista di Custer”,  dice Buchanan, con un’altra metafora bellica western. Per Zero Hedge, i democratici “hanno messo in cerchio i carriaggi”…
E non dimenticare, mi suggerisce l’amico Umberto Pascali da Washington, che “McCain è morto   esattamente quando doveva morire”, altra spina nel fianco di Trump che coalizzava i traditori “da destra”. Adesso  vediamo se finalmente il Russiagate, questa velenosa pastoia inventata che il Deep State ha stretto al collo di Trump, sarà slacciato. Vedremo se la politica di Trump cambierà e fino a che punto: probabilmente non contro la Cina e l’Iran, ma forse in una relazione più razionale con  Putin,perdita di peso di Soros e delle sue trame.
Se  vediamo giusto, dice Umberto,  “adesso comincerà l’amministrazione Trump vera e propria, la fase che doveva iniziare nella primavera del 2017.  Accordi con Russia, cinesi, Assad, stati europei amici.  Bergoglio è più solo,  i servizi inglesi scatenati a provocare una situazione di non-ritorno con la Russia con la complicità (fra l’altro) di Nikki Haley, sono sconfitti – forse si corre troppo in ottimismo, ma il sollievo della dipartita della stupida Haley giustifica un momento di gioia e di buone speranze.
Per l’Italia, di questo apparente trionfo di Trump e della sua linea dovremo vedere i risultati nel vertice sulla Libia che il nostro governo ha indetto per l’11 novembre prossimo, ed a cui ha invitato Mosca.
Di  questo ha parlato Libero nell’articolo che abbiamo postato, a cui rimando:

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