I razzi sparati contro l'aeroporto di Tripoli segnalano che la tregua in Libia vacilla. Il
generale della Cirenaica tratta da "presidente in pectore"
Umberto De GiovannangeliGiornalista, esperto di Medio Oriente e Islam
generale della Cirenaica tratta da "presidente in pectore"
Il conto alla rovescia è ormai iniziato. E quei razzi sparati contro l'aeroporto di Tripoli ne
sono l'esplosiva avvisaglia. Nonostante il diritto interessato lo neghi decisamente, le voci
sulle sue probabili dimissioni si rincorrono a Tripoli e ancor più a Bengasi. La questione
all'ordine del giorno non è "se" ma "quando" e in quale contesto di reciproche garanzie,
Fayez al-Sarraj uscirà di scena. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, e del sostegno ribadito
all'attuale premier libico dal titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, di fatto il
"dopo Sarraj" è sul tavolo di una trattativa che non riguarda solo il variegato arcipelago
interno libico, dove a dettar legge non sono il sempre più accerchiato premier né l'uomo
forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar. Quest'ultimo è certo il più forte tra i due,
ma anche l'ambizioso ex ufficiale di Gheddafi sa bene che le alleanze, in un Paese dove
agiscono oltre 150 milizie in armi e dove il potere delle tribù è ancora molto forte, sono
alquanto fluide, e l'alleato di oggi può diventare il nemico di domani e viceversa...
sono l'esplosiva avvisaglia. Nonostante il diritto interessato lo neghi decisamente, le voci
sulle sue probabili dimissioni si rincorrono a Tripoli e ancor più a Bengasi. La questione
all'ordine del giorno non è "se" ma "quando" e in quale contesto di reciproche garanzie,
Fayez al-Sarraj uscirà di scena. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, e del sostegno ribadito
all'attuale premier libico dal titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, di fatto il
"dopo Sarraj" è sul tavolo di una trattativa che non riguarda solo il variegato arcipelago
interno libico, dove a dettar legge non sono il sempre più accerchiato premier né l'uomo
forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar. Quest'ultimo è certo il più forte tra i due,
ma anche l'ambizioso ex ufficiale di Gheddafi sa bene che le alleanze, in un Paese dove
agiscono oltre 150 milizie in armi e dove il potere delle tribù è ancora molto forte, sono
alquanto fluide, e l'alleato di oggi può diventare il nemico di domani e viceversa...
Non solo. Il futuro della Libia, compreso il restare un unico Stato-nazione, dipende, e
molto dagli attori esterni, regionali e globali – dall'Egitto agli Emirati Arabi Uniti, dall
Turchia alla Russia, dall'Italia alla Francia - ognuno dei quali intende giocare un ruolo di
primo piano quando si darà vita ad una sorta di "Jalta libica". L'Italia vuole organizzare in
Sicilia "simbolicamente" la Conferenza sulla Libia per la prima metà di novembre "in una
terra che vuole simboleggiare la mano tesa al di là del Mediterraneo" ha detto il ministro
degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in Parlamento. Ci saranno i vari attori dello scenario
libico, ma anche i Paesi europei, i paesi vicini, l'Ue, l'Ua, la Lega araba, L'Onu. "La data di
novembre si situa a monte di quel mese di dicembre identificato come mese delle elezioni"
spiega Moavero, ribadendo che le elezioni si devono tenere nei tempi e modalità decise
dai libici.
molto dagli attori esterni, regionali e globali – dall'Egitto agli Emirati Arabi Uniti, dall
Turchia alla Russia, dall'Italia alla Francia - ognuno dei quali intende giocare un ruolo di
primo piano quando si darà vita ad una sorta di "Jalta libica". L'Italia vuole organizzare in
Sicilia "simbolicamente" la Conferenza sulla Libia per la prima metà di novembre "in una
terra che vuole simboleggiare la mano tesa al di là del Mediterraneo" ha detto il ministro
degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in Parlamento. Ci saranno i vari attori dello scenario
libico, ma anche i Paesi europei, i paesi vicini, l'Ue, l'Ua, la Lega araba, L'Onu. "La data di
novembre si situa a monte di quel mese di dicembre identificato come mese delle elezioni"
spiega Moavero, ribadendo che le elezioni si devono tenere nei tempi e modalità decise
dai libici.
In gioco, però, è bene ricordarlo, vi è il controllo delle ricchezze petrolifere, e di gas,
delle quali la Libia è piena, oltre che gli affari, miliardari, legati alla ricostruzione di un
Paese segnato prima dalla guerra, 2011, che portò alla caduta del regime di Muammar
Gheddafi, e nei successivi sette anni a un caos armato tutt'altro che risolto. Nel suo
bunker di Tripoli, Sarraj ribadisce di voler restare in campo, e in una intervista al Corriere
della Sera, alle incalzanti domande di Lorenzo Cremonesi, risponde che "con Haftar siamo
fermi ai risultati raggiunti alla conferenza di Parigi a fine maggio. E su quella base occorre
preparare la conferenza prevista in Italia a novembre. Ma va pensata bene: inutile
incontrarsi senza risultati, sarebbe controproducente. E occorre che la comunità
internazionale si organizzi. Francia e Italia devono risolvere le loro dispute bilaterali
riguardo alla Libia. Qui la situazione è già gravissima, inutile gettare altra benzina sul fuoco".
delle quali la Libia è piena, oltre che gli affari, miliardari, legati alla ricostruzione di un
Paese segnato prima dalla guerra, 2011, che portò alla caduta del regime di Muammar
Gheddafi, e nei successivi sette anni a un caos armato tutt'altro che risolto. Nel suo
bunker di Tripoli, Sarraj ribadisce di voler restare in campo, e in una intervista al Corriere
della Sera, alle incalzanti domande di Lorenzo Cremonesi, risponde che "con Haftar siamo
fermi ai risultati raggiunti alla conferenza di Parigi a fine maggio. E su quella base occorre
preparare la conferenza prevista in Italia a novembre. Ma va pensata bene: inutile
incontrarsi senza risultati, sarebbe controproducente. E occorre che la comunità
internazionale si organizzi. Francia e Italia devono risolvere le loro dispute bilaterali
riguardo alla Libia. Qui la situazione è già gravissima, inutile gettare altra benzina sul fuoco".
Ma più che benzina, le milizie del "fronte Haftar" a Tripoli "gettano" razzi, colpi di
artiglieria, e si dicono pronte all'assalto finale. "Vorrei ricordare a Haftar – dice ancora
Sarraj nell'intervista - che i nostri accordi raggiunti a Parigi prevedono di lavorare assieme
per obbiettivi comuni e contro le iniziative unilaterali. Ci siamo detti che si deve
privilegiare il dialogo e che qualsiasi violazione di tali intese avrebbe rappresentato un danno per tutti. Ovvio che queste sue ultime dichiarazioni bellicose contraddicono lo spirito di Parigi. Come del resto è stata grave la sua scelta negli ultimi tempi di inviare truppe a occupare i terminali e i pozzi di gas e petrolio a est di Sirte. È un danno per la Libia intera. Un attacco militare alla capitale è da irresponsabili, spinge il Paese alla guerra civile. Tripoli è di tutti i libici, chiunque ha diritto di venirci e risiedervi, ma da libero e pacifico cittadino". Interessante è il riferimento fatto da Sarraj sulla scelta compiuta
da Haftar di "inviare truppe a occupare i terminali e i pozzi di gas e petrolio a est di Sirte".
artiglieria, e si dicono pronte all'assalto finale. "Vorrei ricordare a Haftar – dice ancora
Sarraj nell'intervista - che i nostri accordi raggiunti a Parigi prevedono di lavorare assieme
per obbiettivi comuni e contro le iniziative unilaterali. Ci siamo detti che si deve
privilegiare il dialogo e che qualsiasi violazione di tali intese avrebbe rappresentato un danno per tutti. Ovvio che queste sue ultime dichiarazioni bellicose contraddicono lo spirito di Parigi. Come del resto è stata grave la sua scelta negli ultimi tempi di inviare truppe a occupare i terminali e i pozzi di gas e petrolio a est di Sirte. È un danno per la Libia intera. Un attacco militare alla capitale è da irresponsabili, spinge il Paese alla guerra civile. Tripoli è di tutti i libici, chiunque ha diritto di venirci e risiedervi, ma da libero e pacifico cittadino". Interessante è il riferimento fatto da Sarraj sulla scelta compiuta
da Haftar di "inviare truppe a occupare i terminali e i pozzi di gas e petrolio a est di Sirte".
In Libia chi controlla il petrolio controlla il potere. Haftar e Sarraj lo sanno bene. E lo sa
benissimo anche l'Italia (Eni) che con Haftar sta trattando un nuovo "patto del petrolio".
Il tutto, in una situazione sul campo che resta esplosiva. "La comunità internazionale è
pronta a trattare con fermezza chi viola il cessate il fuoco di Tripoli, in Libia": ad
affermarlo è svoltasi oggi l'inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, in una
riunione speciale nella capitale libica sugli accordi di sicurezza alla presenza del premier
al Sarraj, e dei comandanti militari della Libia occidentale. "Stasera incontrerà le missioni
diplomatiche e gli ambasciatori accreditati in Libia per discutere delle ultime violazioni
del cessate il fuoco e di chi c'è dietro", ha aggiunto il diplomatico libanese, secondo
quanto riferito su Twitter dalla Missione di supporto dell'Onu in Libia (Unsmil). Al centro
dei colloqui in svolgimento a Tripoli, secondo Unsmil, il consolidamento del cessate il fuoco
raggiunto a Zawiya lo scorso 4 settembre, l'istituzione di un comitato di monitoraggio e
verifica della tregua, nonché la formazione di un comitato che prenda disposizioni in
materia di sicurezza.
benissimo anche l'Italia (Eni) che con Haftar sta trattando un nuovo "patto del petrolio".
Il tutto, in una situazione sul campo che resta esplosiva. "La comunità internazionale è
pronta a trattare con fermezza chi viola il cessate il fuoco di Tripoli, in Libia": ad
affermarlo è svoltasi oggi l'inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, in una
riunione speciale nella capitale libica sugli accordi di sicurezza alla presenza del premier
al Sarraj, e dei comandanti militari della Libia occidentale. "Stasera incontrerà le missioni
diplomatiche e gli ambasciatori accreditati in Libia per discutere delle ultime violazioni
del cessate il fuoco e di chi c'è dietro", ha aggiunto il diplomatico libanese, secondo
quanto riferito su Twitter dalla Missione di supporto dell'Onu in Libia (Unsmil). Al centro
dei colloqui in svolgimento a Tripoli, secondo Unsmil, il consolidamento del cessate il fuoco
raggiunto a Zawiya lo scorso 4 settembre, l'istituzione di un comitato di monitoraggio e
verifica della tregua, nonché la formazione di un comitato che prenda disposizioni in
materia di sicurezza.
Ma far rispettare un accordo nella situazione che Abdullah, abitante di Tripoli racconta a
Francesca Mannocchi de l'Espresso, rasenta l'illusione: "Le milizie influenzano ogni aspetto
della vita libica, gestiscono il governo, controllano le banche – dice - Hanno l'ultima parola
sull'accesso ai visti, ai documenti, sul prezzo del denaro al mercato nero, sulla sicurezza
dei pozzi di petrolio, dei ministeri, delle infrastrutture. E naturalmente dei traffici illegali.
Questa è la Libia di oggi". Milizie che, rimarca giustamente Mannocchi "sono espressione
di un potere ramificato e corruttivo che tiene insieme i palazzi del potere e i traffici
illeciti, la gestione delle ricchezze del paese, gas e petrolio e tiene sotto scacco i governi
che hanno interessi sul suolo libico - Italia e Francia in primis - con la costante minaccia d
i un'inesistente invasione di migranti". L'inviato dell'Onu, in sintonia con le posizioni
italiane, sottolinea che le elezioni sono un passaggio cruciale per la stabilizzazione della
Libia, lanciando così un messaggio di apertura ad Haftar e ai suoi sostenitori, interni ed
esterni.
Francesca Mannocchi de l'Espresso, rasenta l'illusione: "Le milizie influenzano ogni aspetto
della vita libica, gestiscono il governo, controllano le banche – dice - Hanno l'ultima parola
sull'accesso ai visti, ai documenti, sul prezzo del denaro al mercato nero, sulla sicurezza
dei pozzi di petrolio, dei ministeri, delle infrastrutture. E naturalmente dei traffici illegali.
Questa è la Libia di oggi". Milizie che, rimarca giustamente Mannocchi "sono espressione
di un potere ramificato e corruttivo che tiene insieme i palazzi del potere e i traffici
illeciti, la gestione delle ricchezze del paese, gas e petrolio e tiene sotto scacco i governi
che hanno interessi sul suolo libico - Italia e Francia in primis - con la costante minaccia d
i un'inesistente invasione di migranti". L'inviato dell'Onu, in sintonia con le posizioni
italiane, sottolinea che le elezioni sono un passaggio cruciale per la stabilizzazione della
Libia, lanciando così un messaggio di apertura ad Haftar e ai suoi sostenitori, interni ed
esterni.
Lo stesso Haftar, come rivelato da HuffPost, nell'incontro di Bengasi con il capo della
diplomazia italiana, ha mantenuto su questo il punto, "con me ho l'85% dei libici", ma ha
aperto sulla possibilità di uno slittamento, a patto che la data definitiva e vincolante fosse
indicata, magari nella stessa Conferenza sulla Libia che l'Italia vorrebbe convocare,
probabilmente a Sciacca o Taormina. Ma se la data dovesse slittare di qualche mese –
primavera 2019 – gli uomini del generale che controllano il parlamento di Tobruk, indicano
ad HuffPost due condizioni irrinunciabili: 1) che a gestire la fase di transizione sia un
comitato di garanzia nazionale e non l'attuale esecutivo a guida Sarraj; 2) che
l'approvazione della Costituzione sia successiva al voto. Più che da militare, l'Haftar che
ha
incontrato Moavero "parlava come un presidente in pectore, conciliante, aperto a farsi
carico delle preoccupazioni italiane", confida ad HuffPost una fonte diplomatica bene
informata.
diplomazia italiana, ha mantenuto su questo il punto, "con me ho l'85% dei libici", ma ha
aperto sulla possibilità di uno slittamento, a patto che la data definitiva e vincolante fosse
indicata, magari nella stessa Conferenza sulla Libia che l'Italia vorrebbe convocare,
probabilmente a Sciacca o Taormina. Ma se la data dovesse slittare di qualche mese –
primavera 2019 – gli uomini del generale che controllano il parlamento di Tobruk, indicano
ad HuffPost due condizioni irrinunciabili: 1) che a gestire la fase di transizione sia un
comitato di garanzia nazionale e non l'attuale esecutivo a guida Sarraj; 2) che
l'approvazione della Costituzione sia successiva al voto. Più che da militare, l'Haftar che
ha
incontrato Moavero "parlava come un presidente in pectore, conciliante, aperto a farsi
carico delle preoccupazioni italiane", confida ad HuffPost una fonte diplomatica bene
informata.
Una conferma ufficiale, sia pure di parte, avviene in serata, quando l'esercito nazionale
libico, di cui Khalifa Haftar è comandante generale, ha postato su Facebook una nota con
cui sintetizza - in italiano - l'incontro di lunedì a Bengasi fra il leader militare libico e il
ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi. Durante il vertice, hanno ha precisato
l'esercito, si è discusso fra l'altro dei preparativi per elezioni in Libia e di lotta al
terrorismo e al traffico di esseri umani. Il "presidente in pectore" è pronto a farsi garante
anche di un più incisivo contrasto al traffico di esseri umani e a un controllo più efficace
della "rotta mediterranea" che Roma ha affidato alla Guardia costiera libica alle
dipendenze del governo Sarraj. Al tempo stesso, uomini vicini ad Haftar hanno rimarcato
con soddisfazione che il titolare della Farnesina abbia fatto riferimento alla necessità di
elezioni libere e corrette tenute in condizioni di adeguata sicurezza, senza però insistere
nel rigetto di quanto indicato nella Conferenza di Parigi.
libico, di cui Khalifa Haftar è comandante generale, ha postato su Facebook una nota con
cui sintetizza - in italiano - l'incontro di lunedì a Bengasi fra il leader militare libico e il
ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi. Durante il vertice, hanno ha precisato
l'esercito, si è discusso fra l'altro dei preparativi per elezioni in Libia e di lotta al
terrorismo e al traffico di esseri umani. Il "presidente in pectore" è pronto a farsi garante
anche di un più incisivo contrasto al traffico di esseri umani e a un controllo più efficace
della "rotta mediterranea" che Roma ha affidato alla Guardia costiera libica alle
dipendenze del governo Sarraj. Al tempo stesso, uomini vicini ad Haftar hanno rimarcato
con soddisfazione che il titolare della Farnesina abbia fatto riferimento alla necessità di
elezioni libere e corrette tenute in condizioni di adeguata sicurezza, senza però insistere
nel rigetto di quanto indicato nella Conferenza di Parigi.
Come rivelato da HuffPost nell'incontro si è discusso anche del futuro della Nco (National
Oil Corporation), il colosso petrolifero pubblico che detiene la produzione e la
commercializzazione degli idrocarburi in tutto il territorio libico, da Est a Ovest, e anche
del fondo sovrano libico, la Libyan investment authority (Lia), uno degli enti sotto
sanzione dell'Onu, valore stimato almeno 32 miliardi di dollari, il cui controllo è oggetto
di disputa tra Bengasi e Tripoli. Dalla diplomazia degli affari a quella delle armi. Razzi sono
stati lanciati la scorsa notte contro l'aeroporto di Mitiga, l'unico in funzione a Tripoli:
lo riferisce la Bbc online, che cita una fonte dello scalo. Non ci sono notizie di vittime o
danni, ma per ora un volo della Libyan Airlines è stato deviato sull'aeroporto di Misurata,
circa 200 km a est della capitale, e anche gli aerei che si trovano nello scalo verranno
trasferiti a Misurata. A lanciare l'attacco allo scalo, che aveva ripreso l'attività venerdì
scorso, è stata una nuova milizia avversaria del premier Sarraj, l'"Harak Shabab
Tarablus" (Movimento giovani di Tripoli), secondo quanto emerge da informazioni del sito
Al Motawaset. Il sito segnala che il gruppo ha postato sulla propria pagina Facebook
(nata solo sabato scorso) un video su un' "operazione di lancio di razzi sull'aeroporto"
dopo aver annunciato l'intenzione di farlo.
Oil Corporation), il colosso petrolifero pubblico che detiene la produzione e la
commercializzazione degli idrocarburi in tutto il territorio libico, da Est a Ovest, e anche
del fondo sovrano libico, la Libyan investment authority (Lia), uno degli enti sotto
sanzione dell'Onu, valore stimato almeno 32 miliardi di dollari, il cui controllo è oggetto
di disputa tra Bengasi e Tripoli. Dalla diplomazia degli affari a quella delle armi. Razzi sono
stati lanciati la scorsa notte contro l'aeroporto di Mitiga, l'unico in funzione a Tripoli:
lo riferisce la Bbc online, che cita una fonte dello scalo. Non ci sono notizie di vittime o
danni, ma per ora un volo della Libyan Airlines è stato deviato sull'aeroporto di Misurata,
circa 200 km a est della capitale, e anche gli aerei che si trovano nello scalo verranno
trasferiti a Misurata. A lanciare l'attacco allo scalo, che aveva ripreso l'attività venerdì
scorso, è stata una nuova milizia avversaria del premier Sarraj, l'"Harak Shabab
Tarablus" (Movimento giovani di Tripoli), secondo quanto emerge da informazioni del sito
Al Motawaset. Il sito segnala che il gruppo ha postato sulla propria pagina Facebook
(nata solo sabato scorso) un video su un' "operazione di lancio di razzi sull'aeroporto"
dopo aver annunciato l'intenzione di farlo.
In un "comunicato numero 1" postato sabato su Facebook la nuova formazione si
dichiarava avversaria delle "milizie che dominano la ricchezza del popolo" e quelle
"che si trovano all'aeroporto" comportandosi come "una fonte di pressione, furto e ricatto
per attuare le agende straniere e le idee integraliste venute da certi stati, tra cui l'Arabia
Saudita". Il Movimento, riferendosi a una formazione che appoggia il premier, fra l'altro
denunciava gli "atti odiosi perpetrati dalle milizie tra cui la Rada".
dichiarava avversaria delle "milizie che dominano la ricchezza del popolo" e quelle
"che si trovano all'aeroporto" comportandosi come "una fonte di pressione, furto e ricatto
per attuare le agende straniere e le idee integraliste venute da certi stati, tra cui l'Arabia
Saudita". Il Movimento, riferendosi a una formazione che appoggia il premier, fra l'altro
denunciava gli "atti odiosi perpetrati dalle milizie tra cui la Rada".
Il Movimento, nel testo, sosteneva di non avere "alcuna mira politica se non il ritorno allo
Stato dell'esercito, della polizia e della magistratura" e dichiarava che "non ci fermeremo
a meno che queste milizie all'aeroporto di Mitiga non siano sciolte".
Stato dell'esercito, della polizia e della magistratura" e dichiarava che "non ci fermeremo
a meno che queste milizie all'aeroporto di Mitiga non siano sciolte".
Nell'intimare di allontanarsi ai funzionari dello scalo, il post dell'Harak Shabab Tarablus
annunciava che "i nostri razzi e lanciamissili colpiranno qualsiasi punto dove si trovano
queste milizie senza pietà". Quel che è certo è che i civili continuano a morire. In seguito
all'attentato terroristico al quartiere generale della Nco, il bilancio delle vittime dal 27
agosto è salito ad 80 ed oltre 313 sarebbero i feriti.---
annunciava che "i nostri razzi e lanciamissili colpiranno qualsiasi punto dove si trovano
queste milizie senza pietà". Quel che è certo è che i civili continuano a morire. In seguito
all'attentato terroristico al quartiere generale della Nco, il bilancio delle vittime dal 27
agosto è salito ad 80 ed oltre 313 sarebbero i feriti.---
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