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lunedì 10 settembre 2018

Così Maria Elena Boschi:"“Il Pd è un partito maturo per avere un segretario donna”.

(Da www.huffingtonpost.it) – “Il Pd è un partito maturo per avere un segretario donna”. Così Maria Elena Boschi a Torino per la festa dell’Unità ha risposto a una domanda su una candidatura di Teresa Bellanova.
LA PROFESSIONISTA DELLE FAKE NEWS LE SPARA GROSSE
(Daniele Capezzone per la Verità) È tornata Maria Etruria Boschi. Dismessa la divisa da crocerossina con cui era salita e discesa dalla Diciotti, tolta la mascherina protettiva, fatto un veloce passaggio in sala trucco e parrucco, si è ripresentata più svolazzante che mai sul palco della festa dell’ Unità di Ravenna. Tema del dibattito: «La politica al tempo delle fake news». Sì, avete letto bene: la Boschi contro le fake news.
Fa già ridere così: un po’ come dire «Rocco Siffredi contro il porno».
Vale la pena di ricordare subito tre episodi chiave che illustrano il palmarès boschiano nel settore B&b, che in questo caso non vuol dire Bed & breakfast ma Balle & bufale.
Primo episodio....
Vigilia del referendum del 4 dicembre 2016. Matteo Renzi, la Boschi e il Giglio tragico hanno un controllo venezuelano dei media, sono appoggiati da giornaloni-televisioni-confindustrioni. La vittoria del sì appare (a loro) scontata. Tronfia e solenne, la Boschi, ospite di Lucia Annunziata, scandisce: «Se vince il no, lascerò la politica insieme con Matteo Renzi. Non succederà, perché noi il referendum lo vinceremo. Ma se dovesse andar male, noi non continueremo il nostro progetto politico. E allora verranno altri a prendere il nostro posto». Sapete come siano andate le cose: hanno straperso, ma entrambi ci allietano ancora, come cozze incollate allo scoglio.
Secondo episodio. Siamo nel 2015, si vota alla Camera una mozione di sfiducia individuale contro la Boschi. Lei interviene commossa, difende papà, e garantisce di non essere mai intervenuta rispetto alla banca di cui suo padre è vicepresidente. Passano meno di due anni, ed è Giuseppe Vegas, allora presidente della Consob, a smentirla clamorosamente: «Ho parlato di Banca Etruria con l’ allora ministro Boschi, mi illustrò la situazione e io dissi che la Consob non era competente». Sdeng, come gli schiaffi dei fumetti. Ma Vegas non si ferma, e spiega che l’ incontro era stato richiesto proprio dalla Boschi. Secondo sdeng. Ma non finisce qui: ancora Vegas spiega che in un successivo incontro la Boschi lo informò che il padre sarebbe diventato vicepresidente di Banca Etruria. Altro sdeng.
Terzo episodio, sempre nella commissione sulle banche. Viene ascoltato l’ ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, che dichiara: «Il 12 dicembre 2014 incontrai la Boschi da solo a Palazzo Chigi. Il ministro mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare un’ acquisizione o un intervento su Etruria: risposi che non ero in grado di dare nessuna risposta».
Capite bene che, con questo pedigree, ogni volta che si parla di balle e fake news, la Boschi farebbe bene a fuggire nella campagne etrusche, e nascondersi dietro un folto gregge di pecore a pelo lungo.
E invece eccola lì sul palco di Ravenna a concionare con il ditino alzato. Spara a palle incatenate contro Matteo Salvini e i grillini, e naturalmente (è più forte di lei) mentre parla sforna nuove fake news.
La più clamorosa riguarda la Lega. Parlando del maxisequestro dei fondi del Carroccio, la Boschi ripete ossessivamente che sono «49 milioni degli italiani, 49 milioni rubati ai cittadini italiani». Due bugie in un colpo solo, come i lettori della Verità sanno bene: perché la presunta malversazione di Umberto Bossi e Francesco Belsito è di alcune centinaia di migliaia di euro, e perché i 49 milioni oggetto del sequestro sono in realtà della Lega, in base alla (brutta, bruttissima, ma allora vigente) legge che attribuiva ai partiti una somma per ogni voto ricevuto, senza obbligo di rendicontare le spese.
Quando si parla di Salvini, la Boschi si attorciglia, riesce a contraddirsi nello spazio di due frasi. Prima lo accusa di «intimidire i magistrati». E qui l’ ex ministra strilla come un’ aquila: «Salvini dice che gli italiani sono con lui? Ma abbiamo perso la via di hasa (per i non etruschi: casa) se pensiamo che basti il consenso…». Dev’ essere un’ omonima rispetto alla Boschi, che, insieme con Renzi, ripeteva come una giaculatoria il risultato del 40% alle Europee del 2014 come passepartout per giustificare qualunque scelta del Pd.
Ma non perdiamo il filo. Dicevamo che l’ accusa della Boschi a Salvini è quella di intimidire i giudici. Basta aspettare 30 secondi e la Boschi fa testacoda e accusa Salvini dell’ esatto contrario: «Salvini ha detto che i magistrati sono amici suoi». Quindi: le Procure sono amiche o nemiche di Salvini? Non è chiaro, non si capisce: ma in entrambi i casi Salvini ha fatto piangere la Boschi.
E qui si arriva al momento di maggiore comicità. La Boschi sentenzia: «Non è possibile che ci siano politici che cambiano continuamente idea senza che nessuno si indigni! Sono politici disonesti che dicono una cosa, e poi confidano che la gente se lo dimentichi!». A questo punto, amici lettori, voi immaginerete che un paio di robusti barellieri siano saliti sul palco per prelevare la Boschi e prendersi cura della povera smemorata. Tipo il finale del Viale del tramonto, con Gloria Swanson convinta di parlare al suo regista («Sono pronta per il primo piano…») mentre poliziotti e infermieri se la portano via.
E invece no, la Boschi ha proseguito senza fare un plissé, e, in questo stato di lucidità ha illustrato le ragioni della sconfitta del Pd del 4 marzo scorso. Le banche? Noooo.
L’ immigrazione? Noooo. Il problema più grave (non l’ unico, ha la bontà di ammettere la Boschi) è stata la «carente presenza del Pd nel mondo dei social network». Insomma, non è che Renzi e i suoi erano detestati dagli italiani: è che il Pd ha twittato troppo poco. La Boschi non si dà pace: «Il 4 marzo è stata la prima hampagna (per i non etruschi: campagna) nel nostro Paese con un’ influenza così forte dei social media». Secondo la Boschi, che bastona Paolo Gentiloni senza neanche citarlo, «opporre a quella hampagna una hampagna mite, moderata, che non ha risposto colpo su colpo, è stato un errore». Ed ecco il gran finale: «Ci raccontiamo che non siamo stati abbastanza nelle periferie: e invece no, dovevamo stare sui social…».
Avete letto bene, ha detto proprio così. Direbbe Maurizio Costanzo: «Sigla, sipario».

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