Ammettiamolo: l’esecutivo giallo-verde, nato contro tutti (meno gli italiani), contro la stampa, contro l’establishment, e anche contro il Capo dello Stato (finché i famigerati mercati non hanno fatto capire al Colle che il suo governicchio tecnico avrebbe portato il paese alla rovina), che piaccia o no, ha adesso la possibilità e la responsabilità di cambiare profondamente questo Paese. E chi ha ancora voglia di non rassegnarsi al declino dell’Italia di questi ultimi anni non può non dargli una chance. I “Rosiconi” cerchino di placare i loro bruciori di stomaco (chissà, forse gli è andato di traverso il pop corn). Già, il pop corn. “Volevano assistere allo spettacolo, lo spettacolo sono diventati loro”, ha scritto Giordano. Come avrebbero potuto, infatti, da soli, quelli della Lega e del M5S, raccogliere i voti per andare al governo senza l’aiuto dei “Rosiconi”? Gente come Orfini, Malpezzi, Morani e Rotta, ecc., che quando parla o ascolta un interlocutore, ha sempre il sorriso stampato in faccia di chi la sa lunga. Truppe cammellate che dati per spacciati sotto le terribili sconfitte di questi anni, però riacciuffano per terra il biglietto della Lotteria Italia e passano alla cassa di fronte a una cassiera incredula che gli consegna l’onesto gruzzolo per la sopravvivenza quotidiana, quei 14/15mila/mese che permettono loro una vita almeno dignitosa. Gente che, col terrorismo intellettuale, col governo o senza governo, in questi anni ci ha dato un mucchio di dispiaceri. In queste ore si leggono, si vedono, si odono cose ripugnanti.... Cose nauseabonde fino allo spasimo perché sono dolorose conferme del cancro che assale questo Paese che non si può curare nemmeno con la chemioterapia. Una impressionante galleria della faziosità, da parte di personaggi superati dai fatti, che non hanno più narrazione, non hanno più le parole, non riescono più a entusiasmare e non vogliono rassegnarsi all’entusiasmo e la gioia che in queste ore anima questo governo del cambiamento. Che appaga e incuriosisce allo stesso tempo. Chi, se non loro, è il primo responsabile della catastrofe che stiamo vivendo? Chi, se non loro, ha consegnato il Paese a un “clan” di affaristi? Chi se non quest’orda di oracoli del catastrofismo (ma solo quando non sono loro al potere), che rappresenta una minoranza, seppur organizzata militarmente. La loro violenza verbale, i toni incendiari e le mille dichiarazioni dei vari Zucconi, Scalfari, Severgnini, Calabresi, ecc., e quelle che si ricavano dai social segnalano non solo un nervosismo dovuto alla sconfitta, ma una regressione ad uno stato barbarico che è sempre latente e che si palesa, guarda caso, quando gli amici degli amici allentano la presa sul potere o lo perdono del tutto. E tirare in ballo sempre gli stessi fantasmi del passato li rende ridicoli oltre ogni misura. Quello a cui stiamo assistendo è il canto del cigno di un sistema di potere consolidato nel tempo, negli uffici pubblici, nelle televisioni, nelle radio, nei giornali, dove fa carriera chi rinnega l’etica della propria professione; nelle aziende private, dove la precarietà del lavoratore è un qualcosa a cui brindare; nelle strade, dove la furbizia resta una virtù. Un sistema oggi con le spalle al muro, che ha dovuto scoprire tutte le proprie carte mostrandosi per ciò che è sempre stato. Un sistema che è stato criticato, odiato, combattuto, oggi colpito nei suoi punti vitali, dando a chi ha vera e sana passione politica nuovamente la voglia di avere un’idea, seppur contraria, e dando un nuovo lavoro da cercarsi a chi ha sempre e solo avuto interessi politici. Ma perché questa gente non riesce ad assimilare il fatto che quando le elezioni non sono loro a vincerle, non potrà accadere nulla di antidemocratico e tragicamente irreparabile per le libertà civili? Perché questa loro ottusa perseveranza deve portarli a oltraggiare i vincitori di elezioni democratiche fino a paragonarli a omofobi, razzisti, fascisti, antidemocratici, come hanno fatto in queste ore? Ma perché sono così terrorizzati? La democrazia, quella vera, evidentemente sconvolge. Ma se si rinuncia a quella, se muore quella, la libertà va a farsi friggere. Si mettano l’anima in pace: i loro valori non sono i valori di tutti, non sono le tavole di Mosé né dogmi di Stato, sono solo convinzioni ideologiche di una parte, che possono non essere condivise senza con questo macchiarsi di crimine, reato o lesa maestà.---
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