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sabato 5 maggio 2018

Marco Palombi - Salvini licenzia Gentiloni e pure i pseudi candidati del Colle



IL LEGHISTA: “ESECUTIVO POLITICO O VOTO”. DI MAIO È CON LUI: “NESSUNA TREGUA”
(di Marco Palombi – Il Fatto Quotidiano) –
 Il leggero velo di rispetto per le prerogative del capo dello Stato non copre la posizione dei due “vincitori” – o non vincitori se si vuole – delle elezioni del 4 marzo: Luigi Di Maio e Matteo Salvini puntano al voto e lo fanno bruciando tutte le ipotesi su cui lambiccano le loro giornate i consiglieri del Quirinale, i cronisti politici e i partiti contrari al ritorno alle urne. Governi di scopo con maggioranza definita, di tregua, del presidente, di tutti e di nessuno, queste ipotesi sono esclusi tanto dalla Lega che dal M5S, che – giova ricordarlo – in Parlamento hanno la maggioranza. Se Sergio Mattarella pensa a grand commis o professori per fare un esecutivo che duri fino al 2019 la strada è chiusa. Salvini, in conferenza stampa dopo la riunione del “Federale” del suo partito, è chiaro fino alla brutalità: “Sui giornali sto leggendo di nomi di candidati premier a cui io dico di no: non appoggerò mai governi guidati da dame di compagnia della Commissione europea. Non accetto fax da Bruxelles, non accetto presidenti telecomandati, escludo qualunque governo tecnico alla Monti”. Ogni riferimento a ex rettori della Bocconi (Tabellini) o giuristi di chiara fama (Lattanzi, Cassese) più varie ed eventuali è puramente voluto...

Niente governi tecnici variamente declinati, dunque. Cosa resta? Un governo politico, vale a dire sorretto da una maggioranza politica: “Per la figura del premier ho dei nomi in testa, non necessariamente di leghisti e non necessariamente eletti, ma bisogna partire da chi ha vinto le elezioni”. Cioè dal centrodestra nell’interpretazione di Salvini, che ributta la palla a Di Maio escludendo il Pd (“dove c’è Renzi non ci sono io”): “Ribadisco l’invito al M5S a fare insieme un governo a tempo, che si chiuda entro dicembre, per fare poche cose e bene”. Programma: “Riformare la legge elettorale con un premio di maggioranza alla lista o alla coalizione più votata (inaccettabile per i grillini, ndr), bloccare la bozza di bilancio Ue e l’aumento dell’Iva e delle accise, cancellare la legge Fornero, approvare la legge di Stabilità e approvare un testo unico dell’immigrazione che blocchi quella incontrollata”.
L’offerta, però, anche se temporanea, prevede un premier del centrodestra e la presenza di Silvio Berlusconi. Per i 5Stelle risponde Danilo Toninelli: “Salvini ha sprecato la migliore occasione della sua vita per fare un governo tenendosi il pregiudicato Berlusconi”. E allora, conclude Salvini, si va a votare in autunno: “Se non stanno alle nostre condizioni, allora rimane solo il voto, di più non posso fare”. Anche in questo caso, però, cambiando governo: è impensabile la proroga ad libitum del governo Gentiloni, “mi rifiuto di mandare al Consiglio europeo di giugno Alfano a rappresentarci”.
MATTEO SALVINI
Mai governi guidati da dame di compagnia dell’Unione europea!
È questo l’unico punto su cui le strategie del leghista e del suo dirimpettaio grillino potrebbero divergere: Di Maio preferirebbe lasciare al suo posto l’attuale esecutivo. Per il resto, la linea è guerra totale ai governi del Quirinale: “Io spero che non ci sia opposizione e che si vada al voto il prima possibile. Se metteranno il presidente Mattarella in condizione di individuare questo governo di tregua, gli altri partiti saranno stati i traditori del popolo”, ha detto ieri arrivando alla Camera. Anche perché, “se il governo di tregua nasce è perché la Lega si è accordata col Pd”. Il capo politico del Movimento arriva persino a minacciare il ricorso alla piazza: fare un esecutivo senza i 5Stelle “significherà ancora una volta chiamare in causa i cittadini: noi l’abbiamo fatto chiedendo il voto subito, ma è chiaro che il M5S a quel punto può chiamare in causa i cittadini in altri modi…”.
Toni assai duri e che parevano mettere eccessivamente in mora anche il ruolo del capo dello Stato. Per questo Di Maio li stampera qualche ora dopo: “Io non ce l’ho col presidente Mattarella ma con questi partiti che lo hanno messo in queste condizioni. Noi volevamo un governo che rispettasse il voto degli italiani il più possibile, e invece ci ritroviamo ancora una volta a parlare di governi tecnici, di scopo”. Se la tenaglia Salvini-Di Maio regge, Mattarella non ha grandi margini di manovra: dovrà convocare le elezioni al massimo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.--- 

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