Renzi dice “niente intesa coi 5 Stelle o spariremo”. Ennesimo granchio. Se il Pd si allea coi 5 Stelle a sparire sarà lui, Renzi, quanto al Pd potrà forse sopravvivere solo se cambierà profondamente. Renzi ha perso elezioni a raffica portando il Pd alla canna del gas, dalla batosta del referendum non ne ha azzeccata più una. Eppure si ostina a comandare in maniera opaca sottraendosi alle responsabilità storiche del fallimento che la sua leadership ha generato. Non riesce a controllare il suo ego, non riesce ad ammettere la sua sconfitta, non riesce a mettere prima il suo partito e quindi l’Italia. Lui e tutti i renziani kamikaze intorno a lui che in questi giorni rifiutano a priori di discutere coi 5 Stelle perché dicono essere incompatibili (come se gli italiani fossero così idioti da non capire che i due programmi hanno un sacco di punti su cui è possibile l’intesa). Scene patetiche che mostrano una delle ragioni più vere che hanno ridotto il centrosinistra italiano alla situazione penosa attuale. Più ancora dei programmi sballati, più ancora delle riforme fallite, più ancora delle mele marce che sono alla fine tutte conseguenze di quel male più profondo: la burbanza. La totale mancanza di umiltà dei dirigenti e quindi la capacità prima di analizzare a fondo e poi ammettere onestamente i propri errori e quindi farsi pacificamente da parte assecondando il cambiamento per il bene del prossimo... Dopo il 4 marzo fa impressione vedere gente come Orfini che fa finta di nulla o Rosato che fa lo splendido in televisione o Renzi che sparge pizzini via Twitter...
. Si tratta di persone – prima ancora che di politici – incapaci di prendere serenamente atto della propria sconfitta irreversibile ed altrettanto serenamente – per il bene della parte politica a cui appartengono loro– lasciare che siano loro colleghi a provare a far di meglio. Un processo naturale e di buon senso che avviene in ogni ambito della società e che se non avvenisse sarebbe una tragedia per un paese, proprio come lo è per il centrosinistra italiano che sta sparendo perché ogni fase finisce con un litigio suicida tra altezzosi capetti che si intestardiscono finché qualche pezzo si stacca. Una burbanza che nasce dall’attitudine del tipico radical chic di sinistra il quale ritiene di saperne immensamente di più del cittadino comune, si auto posiziona su una specie di pulpito e da lì osserva e pontifica illuminato dalla sua superiorità morale e culturale. Se poi il pubblico lo ricopre di verdura marcia e a dargli retta rimane giusto la sua servitù, il radical chic non si rassegna, non se ne torna nel suo attico a sorseggiare bollicine, ma da la colpa all’ottusità dei cittadini, alle malvagità dei nemici vincitori e al Pianeta che gira dalla parte sbagliata. Agli altri. Proprio come stanno facendo i renziani in questi giorni che danno la colpa della loro disfatta alle accuse e agli insulti ricevuti dai 5 Stelle quando erano al governo (come se gli italiani fossero così idioti da votare in base a qualche insulto e non in base agli effetti sulla propria pelle di certe politiche). Dare la colpa agli altri è la strategia più classica affinché la colpa non venga data a se stessi. E in Italia è diventata una vera strategia dei politici per riciclarsi all’infinito senza mai rispondere di nulla. Strategia che rende qualche poltrona per qualche giro di walzer ma alla lunga porta nella fossa. I popoli non si fermano ad attendere i partiti e se non cambi quando fallisci alla fine sparisci. Proprio quello che sta succedendo al Pd che oggi si trova davanti ad una opportunità storica: invertire la rotta. Se vincerà la linea del rosicamento renziano e quindi della burbanza, ci penserà un bello zero virgola qualcosa nelle urne a decretare la fine prematura del Pd. Se invece il Pd riuscisse a dimostrare dopo anni ed anni di cocciuta arroganza, la capacità di ammettere i propri sbagli liberandosi dalle perversioni egoarche di qualche capetto e mettendosi al servizio dei cittadini, del momento storico e dei valori che dice di voler realizzare, allora ci potrà essere ancora qualcuno per cui avrà senso votarlo.
Tommaso Merlo
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