Teorie complottiste, malumori tra eletti di spicco, il ruolo di Di Battista. E la rivista. L’antidiplomatico spinge online la narrazione della Difesa russa: l’attacco chimico a Douma una fake news.
Se c’è qualcuno, nel Movimento, che non apprezza le ambizioni di premiership di Di Maio, ha un’occasione d’oro: la Siria, e poi l’atteggiamento da tenere sulle sanzioni alla Russia. L’altro giorno il capo politico M5S ha scritto un post che voleva dare una svolta filo-atlantista e europeista, un post di rassicurazione indirizzato a diversi ambienti il cui senso si riassumeva in questa frase: «Restiamo al fianco dei nostri alleati, soprattutto perché in questa fase delicatissima credo che l’Ue debba avere la forza di farsi vedere compatta e unita». Bene: dire che nel M5S questa mossa di Di Maio non sia piaciuta a tutti è dire poco.
Il primo segnale chiaro l’ha mandato Carla Ruocco - la parlamentare tuttora più in filo diretto con Beppe Grillo - che ha postato sui suoi social: «Una coalizione a guida Usa questa notte ha bombardato degli obiettivi in Siria, in questo spettacolo Beppe Grillo ci spiega perché gli Americani sono in guerra permanente dall’inizio della loro storia»...
E subito dopo, il link di uno spettacolo di Grillo in cui il garante M5S fa tutta un’invettiva anti-americana: «Chi pagherà il debito americano, un trilione? Gli americani fanno le guerre a chi? A quegli stati che nel 2002 sono passati dalla sfera del dollaro alla sfera dell’euro. Hanno capito, gli americani, che il mondo può fare a meno di loro».... Il secondo messaggio è arrivato da Stefano Vignaroli, assai vicino politicamente a Paola Taverna, la nuova vicepresidente del Senato. Vignaroli ha postato pari pari lo stesso testo della Ruocco, lei alle 10,24, lui alle 10,46. Questa coincidenza testuale e temporale fa pensare a un’area del dissenso che ha condiviso un messaggio da lanciare, non ad azioni isolate di due parlamentari, sia pure critici.
Terzo indizio rivelatore è Vito Petrocelli, il più filorusso dei grillini, uomo dai mille contatti moscoviti, grande critico del Tap, il gasdotto azero-salentino, gasdotto non amatissimo a Mosca. Petrocelli commenta: «Un attacco evidentemente sferrato senza il via libera dell’Onu». E ieri ha rilanciato un articolo di Megachip, sito filorusso, osservando: «Se tra Roma e Damasco nulla è come appare, è forse perché vale lo stesso tra Washington e Mosca». Di chi è l’articolo? Di una nuova star nel firmamento pro Mosca del Movimento, il neodeputato sardo Pino Cabras, collaboratore di Giulietto Chiesa per Pandora tv, collaboratore anche per Sputnik Italia, in buoni rapporti con Pietro Dettori (il braccio destro di Davide Casaleggio). Cabras scrive: «(in Siria) Si è trattato di un’aggressione - l’ennesima - a carico di un paese sovrano che fa parte dell’Onu, con effetti indiretti in grado di generare comunque pericolose ripercussioni». Gli effetti indiretti sarebbero, anche, sabotare un possibile governo del Movimento.
Esiste, ritiene Megachip, «una lettura del modo in cui si vorrebbe usare l’intervento di alcune potenze nella crisi siriana per giustificare in Italia un governo che annacqui i risultati del 4 marzo». Cabras a sua volta cita Debora Billi, e chi è Debora Billi? A lungo responsabile della comunicazione web M5S alla Camera, famosa per un tweet choc contro Giorgio Napolitano (alla morte di Giorgio Faletti, la Billi twittò: «Se ne è andato Giorgio. Quello sbagliato»; poi si scusò), Billi oggi va sostenendo questo: «La nuova crisi in Siria càpita proprio a fagiolo, un’occasione d’oro per chi non desidera cambiare un bel nulla. I media come sempre fanno la loro parte, che è poi quella del leone. Remano con forza nella direzione del governo “responsabile”, con la speranza che le leve del comando siano riconsegnate a chi le ha tenute saldamente finora, tradendo così la volontà popolare del 4 marzo».
E il capo politico ombra, Alessandro Di Battista, assieme a Di Stefano il più amico dei russi, cosa dice? Appena un anno fa, prendendo spunto dall’attacco Usa contro la base militare siriana di Shayrat, Di Battista si scagliò contro il premier Pd: «Le parole di Gentiloni sono sconvolgenti. Doveva richiamare alla pace ma un vassallo evidentemente non è libero di farlo». Oggi invece è Di Maio che cerca di attestarsi su una posizione non così distante dal Gentiloni di allora. Di Battista tace, ma parla - eccome - la rivista a lui molto vicina, L’antidiplomatico, snodo della geopolitica filorussa e filo-Assad di tanto M5S. Lantidiplomatico.it spinge in rete la tesi che l’attacco con armi chimiche di Douma (che ha causato la reazione Usa-Gb-Francia) sia una fake news; e spinge online un video diffuso dal portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashénkov, in cui due medici smentiscono che ci siano pazienti con sintomi di avvelenamento da armi chimiche.
Nel frattempo, Di Battista martella Berlusconi, così complicando anche sul fronte interno la vita a Di Maio. Lo fa da solo, o appoggiato da Davide Casaleggio? Un’ottima fonte ci risponde: iniziativa solitaria dello scrittore di Mondadori !!!
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