Notevole come poche ore prima dell’attacco, governanti israeliani erano già entrati nel pieno delirio, incitando al sangue gli americani e lo stato ebraico allo sterminio, prendendo come scusa l’inesistente attacco al cloro di Goutha. “Assad è l’angelo della morte, il mondo sarà migliore senza di lui”, così Yoav Galant, ministro dell’edilizia (ossia il costruttore degli insediamenti illegali) ed ex generale. Gilad Erdan, ministro degli affari strategici,ha incitato gli americani ad aumentare il loro intervento in Siria. Anche Isaac Herzog, il caspo dell’opposizione (Sic), ha incitato Washington a “attuare azioni militari decisive” contro la Siria. Una frenesia che rivela la “narrativa ebraica” nell’inesistente attacco al gas di Goutha, ma rivela, ancor più, il pericoloso stato d’animo a cui l’intero Israele è in preda – governanti e governati. Lo ha già segnalato con allarme il giornalista Gideon Levy....
A Gaza, sedici morti ammazzati un giorno, 10 l’altro, migliaia di feriti da colpi d’arma da fuoco. Ma la Goracci – e l’intera Rai – non piange sulla strage che gli israeliani stanno perpetrando contro i palestinesi di Gaza, da giorni ormai. La Goracci piangeva sui bambini di Aleppo e di Goutha, facendo i suoi servizi da Istanbul, piuttosto distante dal terreno. La Rai non l’ha mandata a Gaza. Ci sono altri giornalisti a Gaza, di tutt’altro genere, inglesi ed anche ebrei, che raccontano da testimoni oculari.
Dum-dum contro i manifestanti inermi
Raccontano tanto che Youtube ha censurato in 28 paesi il video in cui Max Blumenthal ha documentato dal vivo le violenze dei soldati ebraici: violenze di una crudeltà estrema e deliberata,volta a storpiare ed invalidare per sempre i sopravvissuti. Blumenthal li ha accusati di usare proiettili dum-dum, che si frammentano dentro il corpo – sono armi vietate anche negli eserciti, e Giuda le usa contro manifestanti civili. I comandi israeliani hanno dapprima risposto con un tweet quasi incredibile: “tutto vien condotto in modo accurato e misurato, sappiamo dove finisce ogni singolo proiettile”. Poi hanno cancellato il tweet ed operato tramite lobby per far censurare il video su YouTube. La ADL (Anti-Defamation League of B’nai B’rith, storico braccio della lobby israeliana) ha creato due gruppi di sorveglianza per bloccare la verità su Israele sterminatrice, lo “Anti-cybergate working group”, contro “i messaggi d’odio sui social“ (li chiama così anche la Boldrini), e il Programma Trusted Flagged per sopprimere le notizie sgradite da YouTube.
Ovviamente Facebook, appena sono cominciati le manifestazioni a Gaza, ha subito cancellato gli account di quasi tutti i militanti palestinesi in grado di riferire, in inglese o altra lingua occidentale, quel che sta avvenendo. Il governo israeliano ha lodato la buona volontà di Facebook: ha risposto favorevolmente “al 95% delle richieste” di censura negli ultimi quattro mesi. Lo ha rivelato il giornalista Green Greenwald , che no, non è Goracci.
Jonathan Cook, giornalista britannico che riferisce da Nazaret, ha elencato “qualche esempio” recente in cui l’esercito israeliano ha coperto i suoi crimini e le sue crudeltà gratuite con menzogne. Parla di “un bambino, che era stato orribilmente ferito dai soldati, ed è stato successivamente arrestato per indurlo, terrorizzandolo, a firmare una falsa ammissione che s’era ferito in un incidente con la bicicletta. Un uomo sparato a bruciapelo, poi picchiato selvaggiamente da una banda di militari e lasciato morire dissanguato, è stato fatto passare come morto per inalazione di gas lacrimogeno.
Ai primi di marzo, “ufficiali israeliani hanno ammesso davanti a un tribunale militare che l’esercito aveva picchiato e bloccato un gruppo di giornalisti palestinesi come parte di una politica esplicita di impedire ai reporter di coprire gli abusi commessi dai suoi soldati.
Juliano Mer-Kamis, attore ed attivista, che nonostante le sue origini arabo-cristiane entrò volontario nell’armata israeliana come parà, ha raccontato che negli anni ’70 era stato incaricato di portare “un borsone pieno di armi” nelle incursioni al campo profughi di Jenin. Quando i soldati uccidevano donne o bambini palestinesi, egli piazzava un’arma presa dal borsone accanto al corpo. Una volta, quando dei soldati giocando con un lanciarazzi a spalla spararono contro un asino e la dodicenne che lo cavalcava, a Meir-Khamis fu ordinato di mettere degli esplosivi sui loro resti.
Tutto ciò già avveniva, sottolinea Cook, molto prima che scoppiasse la rivolta di massa e semi-permanente dei palestinesi contro i loro carcerieri e torturatori, anche risale agli anni ’80. Fino a pochi anni fa, prima dei social, le documentazioni filmate delle atrocità giudaiche contro la popolazione erano descritte ai giornalisti esteri dal governo israeliano come “Palliwood”, la Hollywood dei palestinesi. Ora è un po’ più difficile. Diventa sempre più chiaro il metodico svilupparsi della narrativa ebraica sulle atrocità. Esempio: ancora ai primi di marzo Mohammed Tamimi, 15 anni, è stato strappato dal suo letto da un raid notturno dell’esercito israeliano. Perché? “Nello scorso dicembre, il ragazzino i soldati israeliani gli avevano sparato al volto durante un’invasione del suo villaggio di Nabi Saleh. I medici gli hanno salvato la vita, ma gli è rimasta una testa deforme e una sezione del cranio mancante”.
Il glorioso Tsahal voleva far sparire Mohammed che con le sue deformità era diventato un atto d’accusa vivente della loro crudeltà. La cosa era diventata nota a livello internazionale perché la cugina di Mohamd, la sedicenne Ahed Tamimi, ha schiaffeggiato in diretta video uno dei soldati che erano entrati in casa sua. Bionda e graziosa, Ahed è diventata virale sui social come eroina-bambina della resistenza palestinese. Da qui in poi, la “narrativa ebraica” s’è imballata. S’è saputo che Michael Oren, vice-ministro Esteri (ha doppia cittadinanza americana), aveva costituito una commissione segreta per cercare di dimostrare che Ahed era in realtà un’attrice pagata, come del resto tutta la sua famiglia, per proiettare una cattiva immagine di Sion. Mentre Ahed è stata sbattuta in galera – in un tribunale militare – come “terrorista” e provocatrice, il cugino Mohamed, benché ancora malato grave, è stato sequestrato, trascinato in cella e sotto posto agli interrogatori terrorizzanti per fargli firmare (!) una confessione che la sua faccia era stata ridotta così non dai fucili d’assalto di Sion, ma perché caduto dalla bicicletta. Ai genitori è stato negato di vedere il piccolo prigionieri; anche l’accesso di un avvocato è stato negato. Altri parenti del ragazzino sono stati sequestrati, sempre con l’accusa di terrorismo. Yoav Mordechai, il generale responsabile delle attività (repressive) israeliane nei territori occupati, ha dichiarato ai media israeliani che le ferite di Muhammad erano “fake news”, parte di una “cultura della menzogna e dell’istigazione” palestinese. Ciò, nonostante che tutta la documentazione ospedaliera, comprese le scansioni cerebrali, oltre a testimoni oculari, confermino che il ragazzino è stato colpito al volto da proiettili israeliani. In realtà scrive Cook, “sono centinaia i bambini sulla linea di produzione di incarcerazione israeliana che ogni anno devono firmare confessioni – o patteggiamenti – come quello fatto firmare a Muhammad, per ottenere riduzioni della pena di carcere; dai tribunali con tassi di condanna quasi del 100%.”. Similmente, la ripresa video mandata in onda da CCT h dimostrato la falsità diffusa da Israele sulla morte di Yasin Saradih, 35 anni, sparato a bruciapelo durante un’invasione di Gerico, poi ferocemente picchiato dai soldati mentre giaceva ferito e lasciato morire dissanguato; avevano detto appunto che era morto per i gas inalati. Del resto, Amnesty International ha denunciato, non più tardi dello scorso febbraio, “ che molte delle decine di palestinesi uccisi nel 2017 sembrano essere stati vittime di esecuzioni extragiudiziali”.
“Stuprare Ahed!”
EAhed Tamimi? Presa da casa sua alle 4 del mattino e ammanettata, è in un carcere militare, viene sottoposta ad interrogatori in cui i militi le dicono: “Sei bionda, hai gli occhi azzurri”,con un tono che ha fatto scrivere alla sua avvocata, Gaby Lasky, una nota diretta al Ministero della Giustizia per avvertire che questo poteva preludere al peggio. Di fatto, l’idea di stuprare la ragazzina corre sui media israeliani suscitando un vero delirio erotico mescolato all’odio razziale. Ha cominciato Ben Caspit, importante giornalista israeliano, su JJSNews, che si definisce “il primo sito israeliano in lingua francese in termini di audience”, a buttarla lì. “Quanto alle ragazze di Nabi Salah (il villaggio di Ahed Tamimi), il prezzo dovrebbe essere percepito in un’altra occasione, nel buio, senza testimoni né telecamere”. I commenti dei lettori, diluviali, coprono tutto il campo delle più estreme fantasie sessuali di cui dispone al narrativa ebraica; per lo più irriferibili.
Ci limitiamo ad alcuni, diciamo, i più argomentati: “Il possesso delle donne del nemico vinto è una regola assoluta!” – “Sì, è solo una minima punizione rispetto alle loro male azioni! Hanno osato sfidare Tsahal, Sì, violarle!”. “Sono d’accordo con Ben Caspit, bisogna violentarle senza testimoni e telecamere”. Ciò ha indotto il giornalista Maxime Vivas, che scrive sul giornale online (comunista…) La Grand Soir, a spulciare altri articoli del “primo sito israeliano in lingua francese” – ed ha notato l’uso impune di un linguaggio che sarebbe bollato come antisemita e persino nazista se lo usassero i goy. “Una shoah per i palestinesi” (Matan Vilnaï, viceministro per la Difesa, 2008..): ha detto Shoah. la “Pulizia Etnica dei cittadini arabi in Israele è stata preconizzata dal ministro Avigdor Liberman, ha detto proprio etnica”. Il vicesindaco di Gerusalemme ha definito i palestinesi “animali” (sappiamo che lo dice il Talmud), il ministro della istruzione Neftali Bennet, a proposito della sedicenne Ahed: “Dovrebbe finire i suoi giorni in prigione”.
Il tipico, equilibrato senso di giustizia ebraico. Gideon Levy riporta che mentre “i cecchini dell’esercito israeliano abbattono dei manifestanti come se si trovassero al poligono di tiro, sono salutati dai media e dalle masse con concerti di giubilo. E’ ciò che la nazione chiede, e che sa ottenendo. Anche se i soldati uccidono centinaia di manifestanti a Gazza, Israele non farà una piega”. Levy giunge a dire che la stessa posizione di Netanyahu si sta rafforzando perché questo massacro “realizza i loro desideri. Ciò che vogliono, è il sangue e le espulsioni” degli immigrati africani. “Quelli di Gaza e gli eritrei sono una sola ed unica cosa”; scrive: “dei sub-umani. Non hanno alcun diritto e la loro vita non vale nulla”. Il titolo di Gideon Levy, solitario eroe della verità, oggi il giornalista più odiato in Israele, è: “Non è Netanyahu. E’ la nazione”.
E’ la nazione ebraica che è preda della sua sete di sterminio, di eliminazione fino all’ultimo superstite nemico immaginario.
Come sappiamo, questa fame di sterminio è coltivata e raccomandata nella Torah, dall’ordine di cancellare “la memoria di Amalek da sotto il cielo” (Deuteronomio 25, 19) al Libro di Ester: dove questa concubina di un re persiano lo manipola fino al punto da fargli firmare un editto imperiale che permette agli ebrei – minacciati da un primo ministro inventato, Haman, prototipo di antisemita – di far impiccare Haman,e (su richiesta della concubina insaziabile) i suoi dieci figli; gli ebrei “esultano di gioia e poi si abbandonano a un tremendo eccidio nei confronti dei loro nemici, non solo cittadini comuni, ma anche governatori e satrapi delle province: il massacro si scatena a Susa e nelle altre città persiane e travolge anche i dieci figli di Haman, che vengono a loro volta appesi al patibolo. Assuero chiede ad Ester che cosa possa fare ancora per lei, e la donna gli chiede un altro giorno di tempo, affinché le stragi possano proseguire: il terrore di pagani è così grande che molti di essi decidono di convertirsi al giudaismo per il terrore della morte”. Gli ebrei celebrano la strage dandosi all’ubriachezza “fino a non distinguere più chi è Haman (il nemico) e chi Mardocheo (il loro eroe sterminatore)”. Insomma tanto da affondare nella sbornia la coscienza. E’ questa l’origine della festa di Purim: una festa del vino nuovo celebrata da tanti popoli mediterranei, che nell’ebraismo diventa una festa dello sterminio. https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42394
Bisogna riconoscerlo.
Ogni volta che gli ebrei hanno “comandato nel mondo”- per lo più da dietro, come suggeritori della superpotenza dell’epoca – hanno esercitato il loro potere come genocidio. Dalla persecuzione di Nerone (“gestito” dalla giudaizzante Poppea) che ha sterminato migliaia di cristiani con raffinata crudeltà, fino alla strage di Mamilla 614, quando Gerusalemme fu conquista dai Sassanidi . Costoro – grati perché gli ebrei di Babilonia li avevano aiutati a vincere i bizantini – lasciarono che gli ebrei governassero sulla città (“Regno ebraico di Gerusalemme”, 6014-619), ed essi come prima azione del loro ritrovato potere fecero quel che un testimone oculare descrisse così: «Gli ebrei riscattarono i cristiani dalle mani dei soldati persiani, pagando un alto prezzo, e li massacrarono con grande gioia alla Piscina di Mamilla, che si riempì di sangue». Gli ebrei fecero strage di 60.000 cristiani palestinesi solo a Gerusalemme. La popolazione del mondo era allora di circa cinquanta milioni di persone, un centesimo della popolazione attuale. Nel 1915, quando i Giovani Turchi (ossia i laicisti cripto-giudei Dunmeh) presero il potere sull’impero ottomano con un colpo di Stato, organizzarono anzitutto il genocidio degli armeni, i quali per gli ebrei (anche quelli “ortodossi”) erano “Amalek di questa generazione”, da cancellare totalmente: e furono, in pochi mesi, quasi due milioni di morti. http://www.storiainrete.com/10206/rassegna-stampa-italiana/i-giovani-turchi-la-massoneria-gli-armeni-le-ragioni-dellodio/
La rivoluzione bolscevica come instaurazione del “paradiso il terra” giudaico è stata completamente lumeggiata ad Solgenitsin (Due secoli insieme) e da Gianantonio Valli (Giudeobolscevismo): ebrei erano i capi bolscevichi, nella polizia politica entrarono mezzo milione di ebrei, ebrei furono i grandi gestori dei campi di concentramento. Il risultato fu quello che “dell’impresa bolscevica non resta e non resterà altro che un immenso mucchio di cadaveri torturati, l creazione inaugurale del totalitarismo,il pervertimento del movimento operaio internazionale, la distruzione del linguaggio e la proliferazione nel pianeta di una quantità di regimi di schiavitù sanguinaria” (Cornelius Castoriadis)
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