Veleni, sospetti, candidati: lunedì, in Direzione, il Pd rischia la conta. E nel «parlamentino» cala il numero dei renziani. Delrio smentisce di voler correre per la segreteria. «Matteo si è dimesso, punto e basta». A sentire Ettore Rosato la direzione nazionale di domani, porte serrate a doppia mandata e niente streaming, filerà via liscia: «Chi mai dovrebbe scontrarsi, visto che le dimissioni di Renzi sono immediate e irrevocabili?». Ma i dem sono in ebollizione, veleni e cattivi umori scorrono sottotraccia e la velocità con cui i membri del «parlamentino» si vanno riposizionando rivela la tensione. «Vuole continuare la guerra?», è il quesito che assilla i non-renziani. La lettera di dimissioni, intanto. Matteo Orfini ne ha verbalmente certificato l’esistenza, ma nessuno l’ha vista e gli oppositori si chiedono cosa mai ci sarà scritto.... continua a leggere... http://www.corriere.it/politica/18_marzo_10/minoranza-renzi-non-ha-numeri-giallo-lettera-dimissioni-71935b14-24a0-11e8-b2c3-299181c36e1d.shtml
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Renziani — Maria Elena Boschi, 37 anni, è stata rieletta deputata. La prima direzione del Pd dopo le elezioni del 4 marzo 2018 potrebbe rappresentare, per il partito, un momento decisivo. «Su 208 membri eletti con le primarie di aprile, in caso di conta Renzi può fidarsi ciecamente di una settantina di nomi», scrive Monica Guerzoni in questo articolo. «I numeri sono fluidi come un magma incandescente. E il problema, per i renziani, è che il fronte che grida “tutti a casa” è sicuro di avere la maggioranza. Tra franceschiniani, gentiloniani, orlandiani, cuperliani, prodiani, fedelissimi di Emiliano e ministri uscenti, gli antirenziani sono quasi un centinaio. Nella terra di mezzo, abitata da delusi che hanno perso il seggio o sono rimasti vittime della furia rottamatrice (Gozi, Zampa, Martella, Latorre), sta la vittoria o la sconfitta in caso di braccio di ferro. Una quarantina, compresi i renziani buttati al massacro in listini e collegi (Bini, Puglisi, Fanucci), sono i nomi che possono spostarsi e determinare l’esito dello scontro». «La minoranza si prepara a sfogare la rabbia», scrive ancora Guerzoni, «per quella che Goffredo Bettini definisce “una sconfitta storica”».---
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