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venerdì 9 marzo 2018

“Consigli non richiesti”: editoriale di Marco Travaglio

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di Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano 9 marzo 2018 –
 Siccome saper vincere è ancor più difficile che saper perdere, azzardiamo qualche consiglio non richiesto a Luigi Di Maio e ai 5Stelle. Che di solito leggono pochino, ma hai visto mai...
1. Decidete una volta per tutte cosa volete fare nella vita. Se – come sembra – volete governare per davvero, levatevi subito quella faccia da padroni del vapore che qualcuno di voi ha messo su dopo la vittoria alle elezioni. E fatevi, in questo e solo in questo, un po’ più democristiani di quanto già non vi siete fatti: più umili, duttili, elastici e generosi. Che avete stravinto lo sanno tutti, che senza di voi è quasi impossibile fare un governo lo dicono i numeri, dunque è inutile continuare a ricordarlo con le espressioni del volto e le smargiassate tipo “Sono gli altri che devono venire a parlare con noi”. Anche perchè, se poi non ci viene nessuno, toccherà a voi andare a parlare con qualcuno.
2. Non abbiate fretta. Al Quirinale c’è un signore che ha i tempi biblici della Dc e di Santa Madre Chiesa e sa benissimo quel che presto imparerete anche voi: il tempo lenisce ogni ferita e smussa ogni angolo, quindi oggi la migliore cura è il rinvio....

3. Ottima la scelta di non rispondere al telefono ai leghisti che vi cercano: un’alleanza con Salvini (data per certa dai giornaloni, dunque falsa) era già contro natura prima, ma lo è ancor di più dopo il voto. Salvini aspira a fare il capo del centrodestra e non ha interesse a uscire da quel perimetro. E voi, svuotando il Pd, avete incamerato altre centinaia di migliaia di elettori di centro e di sinistra. Quindi il vostro, di perimetro, non può che essere quello un tempo presidiato dal centrosinistra.
4. Lasciate perdere le riforme costituzionali, anche parziali, che vi alienano le simpatie di tutto il mondo del No al referendum di Renzi e comunque non otterrebbero mai il 51% né tantomeno i due terzi in un Parlamento così balcanizzato. Il vincolo di mandato e anche il lodo Zagrebelsky (dimissioni dal Parlamento per chi passa dall’opposizione alla maggioranza o,più raramente, viceversa) hanno un senso nei sistemi maggioritari, dov’è chiaro il confine fra maggioranza e opposizione. Non nel proporzionalismo incasinato del Rosatellum, dove voi stessi, per governare, dovete chiedere aiuto alla concorrenza.
5. Parlate poco di formule e molto di contenuti. Dopo la Direzione Pd di lunedì, quando si capirà – forse – chi comanda in quel manicomio, presentate ai Dem, ai loro satelliti e a LeU una proposta che non possano rifiutare. Cioè 10 cose concrete e praticabili da fare insieme.
Cioè: reddito di cittadinanza (magari in forma graduale) al posto degl’inutili 80 euro, delle altre mance renziane, dei soldi a pioggia alle grandi imprese e dell’abolizione dell’Imu sulle prime case dei benestanti e dei ricconi; ripristino dell’articolo 18 là dove c’era prima di Renzi; norme draconiane contro la corruzione e l’evasione (valgono due o tre manovre finanziarie); legge blocca-prescrizione dei reati; legge elettorale per restituire il diritto dei cittadini di scegliersi i parlamentari, con modico premio di maggioranza; chiusura del Tav Torino-Lione, inutile per lo stesso Osservatorio del governo; nuove norme sull’immigrazione, per una gestione ordinata e rigorosa dei flussi, un’accoglienza alla tedesca e un accesso più facile a chi viene per lavorare (magari, perchè no, confermando Minniti al Viminale). Se poi il Pd rifiuterà, dovrà spiegare il perchè agli elettori superstiti.
6. Anticipare gli aspiranti ministri è stata una mossa elettorale vincente, ma alcuni di essi possono accontentarsi di fare i sottosegretari. Ora che la possibilità di un governo è concreta, allargate la squadra a personalità prestigiose che difficilmente potevano dirsi disponibili prima del voto. Vi aiuterebbero a raggiungere meglio i mondi e le culture che arricchiscono sempre, a prescindere dai tornaconti del momento.
7. Aiutare il riconfermato governatore del Lazio Zingaretti a completare la sua maggioranza (che per ora non c’è) su un programma condiviso faciliterebbe il dialogo col Pd derenzizzato e darebbe una mano alla sindaca Raggi su tutti i problemi di Roma che investono la Regione, come già avviene in Piemonte con la collaborazione fra Chiamparino e la Appendino.
8. Ignorate le sirene dei poteri forti voltagabbana che vi blandiscono per mangiarvi vivi, ma anche le scomuniche dei residuati bellici dei giornaloni, che hanno digerito senza neppure un ruttino due governi Pd-Berlusconi e altrettanti Pd-Verdini e ora fanno gli schizzinosi su Di Maio. La loro credibilità agli occhi degli elettori, vedi il referendum costituzionale e le elezioni di domenica, è zero.
9. Non esagerate col doppiopetto e la moderazione: giusto cambiare linguaggio ed evitare gli insulti del passato, ma senza annacquare alcuni punti fermi del programma: gli elettori vi hanno votati per quelli, oltrechè per affossare questo sistema marcio. Anche da Palazzo Chigi, se mai ci arriverete, si può essere di vaffa e di governo.
10. Avendo mandato tutti a fare in culo (peraltro ricambiati con gli interessi) e non avendo mai inciuciato con nessuno, voi 5Stelle siete gli ultimi con cui tutti gli altri vorrebbero fare un governo. Ma fra qualche settimana gli altri, belli comodi sui loro Aventini a vedere l’effetto che fa il loro Rosatellum studiato apposta per l’ingovernabilità, capiranno che il cerino acceso è nelle loro mani e che l’alternativa è votare subito. Cioè rimettere in gioco la poltrona faticosamente arraffata e rischiare l’estinzione definitiva. E allora saranno pronti a tutto: non solo a scordarsi i vaffa, ma anche mandarsi a fare in culo da soli.

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